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(24) V. FUMAGALLI, Il Regno <strong>it</strong>alico, in Storia d’Italia, UTET Torino 1978, pp. 190 e ss..<br />
(25) Fonte, Vedi T. LAZZARI, “Com<strong>it</strong>ato” senza c<strong>it</strong>tà, c<strong>it</strong>., p. 64.<br />
(26) Ibidem, p. 73.<br />
(27) T. LAZZARI, “Com<strong>it</strong>ato” senza c<strong>it</strong>tà, c<strong>it</strong>., p. 15, 73. Il REPETTI credette che fossero conti di Panico e li<br />
inserì nell’albero genealogico degli Alberti; Egli infatti postulava l’origine comune per entrambe le casate.<br />
Appendice al Dizionario, c<strong>it</strong>., pp. 26-27. Lo studioso toscano, inserisce tra questo Adalberto e Bonifacio un<br />
altro esponente, Teobaldo II duca di Spoleto (e Camerino), che la Lazzari, invece, individua come fratello di<br />
Adalberto.<br />
(28) V. FUMAGALLI, Le origini di una grande dinastia feudale. Adalberto-Atto di Canossa, Tübingen 1971,<br />
in part. le pp. 74-77.<br />
(29) T. LAZZARI, “Com<strong>it</strong>ato” senza c<strong>it</strong>tà, c<strong>it</strong>., p. 60.<br />
(30) Regesta Pontificum Romanorum, cur. A, POTTHAST, I, Graz 1957, n. 6426, p. 560. THEINER, Codex<br />
Diplomaticus Dominii Temporalis Sanctae Sedis, tomo I (756-1334), Roma 1861, p. 61, docc. n. XCIV e XCV.<br />
Con la morte del conte Alberto (IV), sul principio del 1203, <strong>il</strong> vasto patrimonio fam<strong>il</strong>iare albertesco, che si<br />
estendeva dal bolognese alle colline metallifere toscane, venne diviso tra i figli: in segu<strong>it</strong>o ad accordi intervenuti<br />
tra i fratelli, Alberto (V) ottenne i possessi a nord dell’Arno, nelle valli della Sieve, del Bisenzio e<br />
nell’Appennino bolognese, <strong>il</strong> cui fulcro era cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o dal castello di Mangona, a nord di Prato, da cui prese<br />
denominazione questo ramo della dinastia. Cfr. al propos<strong>it</strong>o M. L. CECCARELLI LEMUT, I conti Alberti in<br />
Toscana fino all’inizio del XIII secolo, c<strong>it</strong>., p. 12.Sempre di M.L. CECCARELLI LEMUT, Scarlino: le vicende<br />
medievali fino al 1399. Scarlino nel patrimonio dei conti Alberti, in Scarlino, I Storia e terr<strong>it</strong>orio, a cura di R.<br />
FRANCOVICH, Firenze 1985, pp. 19-74, in part. le pp. 46-57. Sul Frignano e in special modo sui rapporti<br />
della zona con la famiglia canossana si vedano i contributi di P. BONACINI, Il com<strong>it</strong>ato del Frignano. Il riassetto<br />
di un distretto rurale in età canossana, in Signori feudali e comun<strong>it</strong>à appenniniche nel medioevo, c<strong>it</strong>., pp.<br />
39-55; A. BENATI, Per la storia dei possessi mat<strong>il</strong>dici nell’Appennino bolognese, in «Strenna Storica bolognese»<br />
1975, pp. 9-36.<br />
(31) T. LAZZARI, “Com<strong>it</strong>ato” senza c<strong>it</strong>tà, c<strong>it</strong>., p. 81. Ancora una volta viene ribad<strong>it</strong>a la provenienza dei conti<br />
Alberti da questa famiglia di origine franca. E ancora una volta, ancor meno si chiarisce tale affermazione. Con<br />
ciò non si vuole mettere in dubbio la sua plausib<strong>il</strong><strong>it</strong>à , quanto r<strong>il</strong>evarne la vaghezza espos<strong>it</strong>iva. Paola Foschi,<br />
dal canto suo, fa derivare gli Alberti da Walfredo, ma alla luce delle argomentazioni della Lazzari (delle cui<br />
argomentazioni pare essere tributaria...) la tesi si presenta in contrasto. Cfr P. FOSCHI, La famiglia dei conti di<br />
Panico, una signoria feudale fra Toscana ed Em<strong>il</strong>ia, c<strong>it</strong>., pp. 3-22, in part. p. 5.<br />
(32) Ibidem, pp. 83-84.<br />
(33) G. TABACCO, L’anarchia pol<strong>it</strong>ica, in Egemonie sociali e strutture del potere nel medioevo <strong>it</strong>aliano,<br />
Torino 1974, pp. 180-225, in part. pp. 193-200. G. SERGI, L’Europa carolingia e la sua dissoluzione, in La<br />
Storia, II,2, UTET Torino 1986, pp. 257-258.<br />
(34) T. LAZZARI, “Com<strong>it</strong>ato” senza c<strong>it</strong>tà, c<strong>it</strong>., Albero genealogico dei conti di Bologna a p. 79. E. REPETTI,<br />
Appendice, c<strong>it</strong>, p. 26 e ss., inserisce tra Adalberto e i due fratelli Alberto e Ildebrando altre due generazioni, ma<br />
alla luce di considerazioni che porteremo successivamente, ciò non pare accettab<strong>il</strong>e. Questo Ildebrando potrebbe<br />
essere quell’Ildebrando conte attestato nel 1002 in una confinanza nei pressi di Coiano, a nord di Prato,<br />
indicato da M.L. Ceccarelli Lemut come supposto capostip<strong>it</strong>e della sua genealogia albertesca. M. L. CECCA-<br />
RELLI LEMUT I conti Alberti in Toscana fino all’inizio del XIII secolo; in Formazione e strutture dei ceti<br />
dominanti nel Medioevo, c<strong>it</strong>., p. 180.<br />
(35) T. LAZZARI, “Com<strong>it</strong>ato” senza c<strong>it</strong>tà, c<strong>it</strong>., pp. 84-85. In relazione a quest’ultima affermazione, che<br />
nell’amb<strong>it</strong>o di questa dissertazione a noi maggiormente interessa, la studiosa rimanda a due suoi precedenti<br />
lavori: quello presentato nel già menzionato convegno di Pisa nel 1993, e <strong>il</strong> contributo presentatoal convegno<br />
di Capugnano del 1994. Ma chi si aspettasse maggiori dettagli vedrebbe deluse le proprie speranze. Le argomentazioni<br />
che la studiosa conduce non sempre sono correlate ad un accurato riferimento alle fonti od alla<br />
bibliografia.<br />
(36) L. CHIAPPELLI, Storia di Pistoia nell’Alto Medioevo. Ques<strong>it</strong>i e indagini, Pistoia 1932, pp. 60-61. Lo<br />
studioso ricondurrebbe la fondazione del monastero al suddetto abate Tao, ma l’ipotesi sembra fondarsi solo su<br />
elementi onomastici. Lo Schneider (F. SCHNEIDER, L’ordinamento pubblico della Toscana medievale, Firenze<br />
1975, pp. 322 e n. 78; traduz di F. SCHNEIDER, Die Reichsverwaltung in Toscana von der Gründung des<br />
Langobardischenreiches bis zum Ausgang der Staufer (568-1268), Roma 1914) non sembra aderire a tale linea,<br />
suggerendo che <strong>il</strong> gen<strong>it</strong>ivo ‘Taonis’ (Fontana Taonis) sia da collegarsi a ‘fontana’ e non al fondatore. Cfr. T.<br />
LAZZARI, I conti Alberti in Em<strong>il</strong>ia, c<strong>it</strong>., p. 169.<br />
(37) Cfr. T. LAZZARI, Comun<strong>it</strong>à rurali e potere signor<strong>il</strong>e nell’Appennino bolognese, c<strong>it</strong>., p. 83<br />
(38) T. LAZZARI Tac. 20; T. LAZZARI, Comun<strong>it</strong>à rurali e potere signor<strong>il</strong>e, c<strong>it</strong>., p. 83.<br />
(39) G. SERGI, La feudalizzazione delle circoscrizioni pubbliche del regno <strong>it</strong>alico, in Structures Féodales et<br />
Féodalisme dans l’occident Méd<strong>it</strong>erranéen (Xe-XIIIe siècles), Roma 1989, pp. 251-261.<br />
(40) M.L. CECCARELLI LEMUT, Scarlino: le vicende medievali fino al 1399. Scarlino nel patrimonio dei<br />
conti Alberti, in Scarlino, I Storia e terr<strong>it</strong>orio, a cura di R. FRANCOVICH, Firenze 1985, pp. 19-74, in part.<br />
le pp. 46-57; EADEM, I conti Alberti e la Valdinievole, in Atti del Convegno Signori e feudatari nella Valdinievole<br />
dal X al XII secolo (Buggiano Castello, 22 giugno 1991), Buggiano 1992, pp. 31-42; EADEM, Nob<strong>il</strong>tà<br />
terr<strong>it</strong>oriale e Comune: i conti della Gherardesca e la c<strong>it</strong>tà di Pisa (secoli XI-XIII), in Progetti e dinamiche nella<br />
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