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trovava riscontri in consuetudini già esistenti (71). Spinte a queste ricostruzioni erano<br />

date da ragioni anche pratiche: la necess<strong>it</strong>à, per esempio, di ricostruire le vicende di<br />

un bene immob<strong>il</strong>e legato alla famiglia da più generazioni.<br />

Il conte Ildebrando<br />

Il conte Ildebrando (I), <strong>il</strong> primo personaggio ascrivib<strong>il</strong>e con buona attendib<strong>il</strong><strong>it</strong>à<br />

alla stirpe albertesca, appare per la prima volta, allo stato delle attuali conoscenze,<br />

nel 1002. Nell’ottobre di quell’anno, come abbiamo già visto in precedenza, per<br />

rog<strong>it</strong>o di Vuinighisi notarius et iudes domni Inperatoris, Giovanni abate del monastero<br />

di San Giovanni evangelista di Parma, a cui era sottoposto <strong>il</strong> cenobio di san<br />

Bartolomeo di Pistoia, allivella diversi beni a Toringo del fu Guin<strong>it</strong>o: «casalino, et<br />

campo donicato, et molino et casina cum aliquantulo de vinea totum a uno tenente,<br />

qui est pos<strong>it</strong>o in locus qui dic<strong>it</strong>ur Pezzianense ubi Avane vocatur»; altri beni erano<br />

posti a Caiano (Coiano), Centora, Cavalliano, Ross<strong>it</strong>o, e altrove (72). Si tratta di un<br />

contratto di livello che interessava diverse local<strong>it</strong>à nel terr<strong>it</strong>orio della pieve di Santo<br />

Stefano del Borgo di Cornio. È nel delineare i confini dei beni posti in Avane nel<br />

Piazzanese, che si fa menzione della terra del conte Ildebrando.<br />

Emergono alcuni degli elementi tipici del paesaggio pratese di questi secoli.<br />

campi e terre coltivati, alternati a gore (canali); i mulini che tanta parte avevano e<br />

avranno nella v<strong>it</strong>a economica, quando, soprattutto a partire dal XV secolo, con opifici<br />

e gualchiere creeranno una fiorente manifattura tess<strong>il</strong>e, sino agli inizi del secolo<br />

XVII, quando sono testimoniati nella piana pratese 43 mulini, 3 gualchiere, 13 tinte,<br />

6 conce, un maglio, una cartaia (73). Già dal secolo X sembra che nella zona pianeggiante<br />

fosse funzionante un sistema idraulico che muoveva dalla pescaia di Santa<br />

Lucia (cavalciotto), a monte di Prato, deviando l’acqua del Bisenzio (74). Si trattava<br />

di una rete di canali ottenuti in parte modificando la rete idrica preesistente, in parte<br />

creando nuovi corsi; questi ultimi hanno assunto i nomi di Cavalciotto e gore (75).<br />

Nel 1027, nel documento che per primo ci riporta <strong>il</strong> nome di Prato (76), si attua<br />

una trad<strong>it</strong>io, o consegna di una donna al proprio mar<strong>it</strong>o, secondo le usanze germaniche.<br />

Il r<strong>it</strong>o matrimoniale si divideva in due momenti. In quello detto desponsatio<br />

<strong>il</strong> padre o <strong>il</strong> mundualdo della sposa prometteva al futuro mar<strong>it</strong>o la consegna del<br />

mundio, ossia della potestà delle azioni giuridiche che la moglie avrebbe compiuto;<br />

lo sposo, allora, porgeva un dono simbolico, a memoria dell’atto di “vend<strong>it</strong>a” che si<br />

effettuava. Nella seconda parte del r<strong>it</strong>o, la trad<strong>it</strong>io, avveniva la consegna della sposa,<br />

con particolari formule e azioni r<strong>it</strong>uali. Alla presenza di numerosi boni homines,<br />

«intus curte et casa Ildebrandi comes, prope castello de Prato» Im<strong>it</strong><strong>it</strong>ia figlia di<br />

Guinizzo fu data in moglie a Enrico figlio del fu Gualberto (77). Tre gli elementi su<br />

cui puntare la nostra attenzione: la curtis, la casa, <strong>il</strong> castello. Ildebrando dunque<br />

possedeva una curtis, all’interno della quale era edificata una casa; l’edificio si trovava<br />

vicino al castello di Prato. La corte com<strong>it</strong>ale aveva fulcro in Prato, ma non si<br />

deve r<strong>it</strong>enere che la presenza di questa azienda curtense rendesse gli Alberti signori<br />

incontrastati del terr<strong>it</strong>orio pratese. Risultava una presenza fra le altre, seppur di<br />

notevole riguardo.<br />

L’azienda curtense, nella sua forma canonica, attestata in Italia tra l’VIII e <strong>il</strong> X<br />

secolo, si divideva in due parti: una coltivata direttamente dal proprietario detta pars<br />

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