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propos<strong>it</strong>ura. Guinzaglio dunque teneva «in feudum» beni da un certo conte di cui a<br />
Prato non era necessario riferire <strong>il</strong> nome (56). Poco più oltre, nell’atto, si afferma che<br />
apparteneva alla «domo f<strong>il</strong>iorum Ildibrandi». Il pensiero corre sub<strong>it</strong>o agli Alberti,<br />
nei quali <strong>il</strong> nome Ildebrando ricorre sovente, a cominciare da quel personaggio che,<br />
attestato nel 1002, sarebbe secondo alcuni l’iniziatore delle fortune della famiglia<br />
nell’area pratese, i cui figli, i «f<strong>il</strong>ii Ildibrandi comes», sarebbero menzionati in diverse<br />
confinanze tra <strong>il</strong> 1045 e <strong>il</strong> 1057.<br />
Il termine domus, nell’amb<strong>it</strong>o delle carte della propos<strong>it</strong>ura, è usato con un duplice<br />
valore semantico. Per un verso denota un bene immob<strong>il</strong>e, la casa, ossia<br />
l’ab<strong>it</strong>azione. Per altro verso è adoperato per definire un gruppo parentale, come in<br />
questo caso. Altro esempio, rinvenib<strong>il</strong>e sempre nel medesimo documento c<strong>it</strong>ato, è<br />
la domus Burdi, a cui afferiscono tutti i summenzionati personaggi; non tutti sono<br />
fratelli. Più sotto, infatti, <strong>il</strong> notaio informa della presenza di due fratelli (del solo<br />
Cancellieri), che non essendo ancora giunti alla maggiore età, avrebbero prestato <strong>il</strong><br />
giuramento «cum ad etatem pervenirent». Altra domus è quella di Panfoglia figlio<br />
di Panfoglia, di cui si rinviene menzione sempre nelle carte della propos<strong>it</strong>ura (57).<br />
Se, come appare plausib<strong>il</strong>e, in quel comes s’adombra un esponente della stirpe<br />
albertesca, questa era defin<strong>it</strong>a come la casata dei figli d’Ildebrando, rinvenendo in<br />
questo personaggio un punto coagulante della loro ident<strong>it</strong>à. Non necessariamente,<br />
tuttavia, si deve ravvisare in questo Ildebrando <strong>il</strong> conte menzionato nel 1002. Il<br />
riferimento poteva rivolgersi anche ad altra persona, sempre recante <strong>il</strong> medesimo<br />
nome, al quale la memoria collettiva riandava alla ricerca di una comune origine. Al<br />
momento della vicendevole promessa <strong>il</strong> rapporto di fedeltà che legava Guinzallius<br />
al com<strong>it</strong>e sembra cessato. I verbi che nel documento si riferiscono a tale rapporto si<br />
trovano tutti al passato: «omnes res et possessiones quascumque ipse habebat ab<br />
com<strong>it</strong>e per feudum; ... pro rebus, quas habu<strong>it</strong> ex domo f<strong>il</strong>iorum Ildibrandi; ... fidel<strong>it</strong>atem...<br />
sicut Guinzallius fec<strong>it</strong> et habu<strong>it</strong>...» (58).<br />
Nel caso, un nuovo legame fiduciario sarebbe avvenuto con la domo Burdi, se<br />
Sibiglia, rimasta vedova, avesse sposato in seconde nozze un uomo legato, o che<br />
avesse voluto legarsi alla famiglia di Burdo. Eventual<strong>it</strong>à più o meno remote, ma già<br />
poste sotto <strong>il</strong> reciproco controllo e fissate sulla carta, sull’onda di una spinta, cara<br />
non solo al mondo medievale, di poter continuare a disporre delle cose del mondo,<br />
anche quando ormai dipart<strong>it</strong>i dalla permanenza terrena (59).<br />
La ricostruzione sin qui effettuata non esclude dubbi riguardo ad altre possib<strong>il</strong>i<br />
spiegazioni circa la domo f<strong>il</strong>iorum Ildibrandi attestata nel 1162. Un riferimento ad<br />
un omonimo personaggio della stirpe albertesca cronologicamente molto vicino non<br />
pare possib<strong>il</strong>e. Per rinvenire un conte Ildebrando bisogna risalire a un trentennio<br />
addietro, col conte Ildebrando (III) attestato fino al 1133. Tuttavia questi, dal quale<br />
si originò <strong>il</strong> ramo degli Alberti conti di Capraia (60), ha poco a che vedere con le<br />
vicende pratesi e di esso si ha notizia a Prato solo in atti del 1077 e del 1078 (61).<br />
Nell’amb<strong>it</strong>o delle carte della propos<strong>it</strong>ura, personaggi del gruppo albertesco recanti<br />
tale nome si rinvengono solamente in documenti di quasi un secolo anteriori: nel<br />
1075 e nel 1078 (62). Si potrebbe obiettare che <strong>il</strong> nome non è accompagnato dal t<strong>it</strong>olo<br />
com<strong>it</strong>ale, come avviene pressoché sempre per gli Alberti. Tuttavia nel<br />
documento appare chiaro <strong>il</strong> collegamento tra le «res et possesiones» prima dette del<br />
com<strong>it</strong>e e in segu<strong>it</strong>o della «domo f<strong>il</strong>iorum Ildibrandi». Il t<strong>it</strong>olo com<strong>it</strong>ale, pur non<br />
essendo menzionato in modo esplic<strong>it</strong>o, sovrasta implic<strong>it</strong>amente.<br />
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