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Introduzione<br />

I conti Alberti non giungeranno nuovi all’orecchio di molti studiosi del medioevo<br />

<strong>it</strong>aliano; vengono c<strong>it</strong>ati fra le maggiori famiglie com<strong>it</strong>ali toscane, soprattutto in<br />

virtù del diploma federiciano del 1164, che attribuì loro <strong>il</strong> controllo su quarantanove<br />

local<strong>it</strong>à tra l’Appennino bolognese e la Maremma. In realtà quel documento riflette<br />

una fase già matura della loro parabola di dominio, della quale si possono seguire le<br />

vicende dai primi decenni dell’XI secolo.<br />

Le prime attestazioni di personaggi ascrivib<strong>il</strong>i a questa schiatta si rinvengono in<br />

carte riguardanti <strong>il</strong> terriorio pratese e la valle del Bisenzio. I f<strong>il</strong>ii Ildebrandi com<strong>it</strong>is<br />

possedevano a Prato una corte, attestata nel 1027, nel periodo che pare segnare <strong>il</strong><br />

declino del prim<strong>it</strong>ivo centro di Borgo di Cornio a favore del nuovo insediamento. Il<br />

forte radicamento, testimoniato dalla proprietà di numerosi appezzamenti di terreno,<br />

permise ai conti di eserc<strong>it</strong>atre un controllo, non incontrastato, sul terr<strong>it</strong>orio che<br />

diventò poi <strong>il</strong> fulcro del loro com<strong>it</strong>atus. Il riconoscimento di tale realtà da parte<br />

dell’autor<strong>it</strong>à pubblica avvenne nel 1155 e poi, più ampiamente, nel 1164, attraverso<br />

<strong>il</strong> diploma imperiale a cui abbiamo già accennato, che, nell’elencare le local<strong>it</strong>à sottoposte<br />

agli Alberti, prende avvio dal castrum di Prato e dalle vicine local<strong>it</strong>à di Iolo<br />

e Colonica. Va r<strong>il</strong>evato, tuttavia, che in quegli anni <strong>il</strong> controllo albertesco sul centro<br />

c<strong>it</strong>tadino si era alquanto affievol<strong>it</strong>o, se non era del tutto inesistente, sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o dalle<br />

strutture comunali, già attestate alla metà del secolo.<br />

Naturale sbocco delle pulsioni di dominio fu la valle del Bisenzio, nella quale i<br />

conti possedettero beni e dir<strong>it</strong>ti, che mutuarono, soprattutto nella parte alta, dai<br />

Cadolingi, potente stirpe com<strong>it</strong>ale estintasi nel 1113. Le lotte che seguirono la morte<br />

del conte Ugo e che travagliarono vasta parte della Toscana, ove erano dispersi i<br />

beni della famiglia, videro gli Alberti svolgere un ruolo da protagonisti, in virtù del<br />

matrimonio contratto fra Tancredi Nontigiova e la vedova del Cadolingio. Fu grazie<br />

a quest’ab<strong>il</strong>e mossa di pol<strong>it</strong>ica matrimoniale che i conti si impossessarono dei beni<br />

già cadolingi del Valdano inferiore e della montagna bolognese, pratese, fiorentina<br />

e pistoiese. Il processo si compì nella prima metà del XII secolo, quando <strong>il</strong> dominio<br />

degli Alberti raggiunse l’acme della sua potenza, vantando un controllo reale, sebbene<br />

variegato nelle forme, di un vasto coacervo di beni sparsi fra le colline<br />

metallifere maremmane e <strong>il</strong> medio versante appenninico oggi bolognese. Si trattò di<br />

un controllo eminentemente “signor<strong>il</strong>e” e i tratti tipici della signoria terr<strong>it</strong>oriale sono<br />

ben riconoscib<strong>il</strong>i nelle modal<strong>it</strong>à di dominio della famiglia.<br />

La montagna bolognese divenne sul finire del XII secolo <strong>il</strong> nuovo fulcro della<br />

potenza albertesca: numerosi castelli erano in mano agli esponenti della stirpe, che<br />

nel 1203 divise <strong>il</strong> patrimonio fra i fratelli Alberto, Maghinardo e Ranieri, patrimonio<br />

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