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so del palazzo che tenevano a t<strong>it</strong>olo allodiale? Non si spiegherebbe la<br />
denominazione di palatium imperatoris. E l’impero avrebbe acquistato un maniero<br />
in una tana di lupi? Venuti meno i conti Alberti, alla luce dei diplomi del 1155 e del<br />
1164 feudatari dell’imperatore, i dir<strong>it</strong>ti su Prato sarebbero dovuti automaticamente<br />
passare alla camera imperiale, che aveva concesso tali pertinenze alla famiglia. Il<br />
ragionamento tuttavia non è senza riserve. Spesso, infatti, <strong>il</strong> potere centrale riconosceva<br />
s<strong>it</strong>uazioni di fatto e addiveniva a inconsuete contrattazioni, specie quando non<br />
riusciva a far valere con la forza le linee del suo operare (206).<br />
Sulla scorta dei documenti successivi tardoduecenteschi, tuttavia, sembra che<br />
l’autor<strong>it</strong>à imperiale detenesse dir<strong>it</strong>ti a Prato che vengono poi nel 1292 devoluti al<br />
comune (207). Ma di quali dir<strong>it</strong>ti e di quale ent<strong>it</strong>à si trattasse non è ben chiaro. Neppure<br />
si conoscono gli estremi di questa ipotetica transazione, davvero insol<strong>it</strong>a, in<br />
quanto tutto si basa sull’opinione di un giurista, Guido da Suzzara, che nel 1281 a<br />
San Miniato, ove risiedeva <strong>il</strong> legato imperiale, rispose ai Pratesi che «comune et<br />
terra Prati non erat eius cond<strong>it</strong>ionis cuius erant alia Comunia Tuscie, quia Comune<br />
et terra Prati fu<strong>it</strong> emptum tamquam em<strong>it</strong>ur equus et campus» (208). Il Cristiani, c<strong>it</strong>ando<br />
tale fonte, pare conformarsi alle precedenti posizioni in mer<strong>it</strong>o (209). A detta del<br />
Caggese l’impero avrebbe avuto possessioni private (e di cospicua ent<strong>it</strong>à) dentro<br />
Prato, ma lo stesso Caggese non offre robuste argomentazioni a sostegno di tale<br />
tesi (210). Chi avrebbe poi condotto ed amministrato quei beni? Gli Alberti, che giunsero<br />
ad ottenere riconoscimenti imperiali quando ormai <strong>il</strong> loro potere in Prato<br />
vac<strong>il</strong>lava fortemente?<br />
Questi, secondo <strong>il</strong> Fiumi, cedettero all’impero verso la fine del secolo XII i<br />
dir<strong>it</strong>ti sulla terra e sul distretto pratese di cui erano stati invest<strong>it</strong>i (211). Possediamo<br />
tuttavia un elenco di local<strong>it</strong>à nella quali l’impero nel 1292 rivendicava la riscossione<br />
dei tributi: «Parmigno, Sancto Leonardo, Piemonte, Sancto Iusto, Aiuolo, Cafaggio,<br />
Pacciana, Galceto, Coiano, Santa Lucia, Faltugnano, Albore, districtus Calciane,<br />
Casole, Pupigliano» (212).<br />
In alcune di queste zone sono testimoniate pertinenze albertesche, ma sulla base<br />
di tali dati non sembra di poter giustificare una vend<strong>it</strong>a da parte degli Alberti all’impero<br />
di beni e dir<strong>it</strong>ti nell’area pratese. Non necessariamente, infatti, tutti i beni<br />
afferenti agli Alberti erano di natura feudale, cioè concessi dall’impero. Anzi, è<br />
verosim<strong>il</strong>e che parte cospicua delle proprietà terriere (ma anche giurisdizionali)<br />
fosse posseduta dai conti a t<strong>it</strong>olo signor<strong>il</strong>e od allodiale. Se essi vendettero, cosa<br />
vendettero: <strong>il</strong> possesso e la proprietà delle terre? I dir<strong>it</strong>ti giurisdizionali, che i conti<br />
si erano conquistati a t<strong>it</strong>olo signor<strong>il</strong>e e poi si erano visti riconoscere dall’impero (e<br />
in questo modo erano divenuti feudatari imperiali)? Ma la vend<strong>it</strong>a, se avvenne, è da<br />
porsi dopo <strong>il</strong> 1164, poiché in quell’anno <strong>il</strong> Barbarossa riconosceva ancora agli<br />
Alberti i dir<strong>it</strong>ti di districtio su Prato e dintorni. Abbiamo anche visto che già a quella<br />
data la loro posizione preminente in c<strong>it</strong>tà si era incrinata e via via andava sempre<br />
più spegnendosi <strong>il</strong> loro primato. Dunque gli Alberti vendettero dir<strong>it</strong>ti che più non<br />
avevano? E perché l’impero avrebbe dovuto o voluto acquisirli?<br />
Anche l’opinione di Guido da Suzzara non pare di per sé bastevole a suffragare<br />
la tesi della cessione. Il giurista accompagnava nel 1281 <strong>il</strong> legato imperiale che<br />
richiedeva ai c<strong>it</strong>tadini di Prato <strong>il</strong> giuramento di fedeltà a Rodolfo d’Asburgo. Ser<br />
Migliorato, inviato a San Miniato dai Pratesi, fu pronto a concedere <strong>il</strong> riconoscimento<br />
della sovran<strong>it</strong>à eminente all’imperatore, ma ciò non toglie che ciò avvenisse per<br />
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