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passaggio delle truppe e alla partecipazione di m<strong>il</strong>izie albertesche alle operazioni<br />

offensive. I rappresentanti del comune, dal canto loro accordarono al conte <strong>il</strong> dir<strong>it</strong>to<br />

di entrata e usc<strong>it</strong>a dai suoi possedimenti: «quod ipse dominus Allexander et homines<br />

predictorum castrorum.... possant in Bononia et eius districtu venire, stare, et redire<br />

in personis et rebus sine aliquo impedimento».<br />

Nel 1272 i rapporti tuttavia degenerarono, quando i conti Alessandro, Guglielmo<br />

e Napoleone furono band<strong>it</strong>i per omicidio, commesso ai danni di mercanti che<br />

passavano attraverso le terre dei conti, tra Castiglione, Baragazza e Pian del<br />

Voglio (42). Questo episodio tuttavia non precluse ad Alessandro la possib<strong>il</strong><strong>it</strong>à di ricoprire<br />

cariche pubbliche: nonostante la condanna a morte, nel 1276 era cap<strong>it</strong>ano della<br />

montagna (43).<br />

I rapporti con Bologna furono dunque improntati a una certa ambigu<strong>it</strong>à. Da una<br />

parte la c<strong>it</strong>tà cercava di estendere progressivamente <strong>il</strong> proprio controllo su un terr<strong>it</strong>orio<br />

sempre più vasto e di inglobare nel contado anche le pertinenze degli Alberti;<br />

d’altra parte la potenza dei conti sulla montagna si mantenne notevole per lungo<br />

tempo: Bologna fu quindi costretta a ridimensionare i propri disegni. Si giunse però<br />

ad un controllo sempre più stretto sulle cose e sulle persone, come si è visto, almeno<br />

in due fasi successive: nel 1192 e nel 1248. Da quella data l’effettivo potere giurisdizionale<br />

albertesco si affievolì sempre più, restringendosi alla zona cmpresa tra<br />

Baragazza, Bruscoli, Castiglione, Pian del Voglio, almeno nel versante em<strong>il</strong>iano. Si<br />

tratta di quell’area che già nel 1192 era stata esclusa dalle implicazioni relative ai<br />

patti conchiusi col vescovo Gerardo. Alla fine del secolo i conti cominciano a recedere<br />

anche da questa zona. Nel 1296 vendettero <strong>il</strong> castello di Baragazza al comune<br />

di Bologna (44). Il «Cons<strong>il</strong>ium populi et masse populi civ<strong>it</strong>atis Bononie», secondo la<br />

volontà di alcuni esponenti degli Anziani, trattò «per ambaxatorem domini com<strong>it</strong>is<br />

Alberti de Mangone (45) de tract[at]u et super tractatu facto et hab<strong>it</strong>o, causa habendi<br />

castrum Bargaçe» (46). Nel 1298 <strong>il</strong> comune vi mandò «quaranta custodi, fra i quali<br />

fossero venti balestre, due balestre grosse e due da due piedi» (47). Nel 1304 provvide<br />

a rafforzarlo, mediante l’erezione di una torre in aggiunta a quella esistente (48). Nel<br />

1326 alcuni esponenti della famiglia albertesca cooperarono all’assedio del castello,<br />

in mano bolognese, prima riuscendo ad entrarvi, ma poi vi vennero scacciati dalle<br />

sopraggiunte truppe comunali (49).<br />

Le pertinenze albertesche a Bologna e nella collina bolognese<br />

Sono connessi con gli accordi stipulati con <strong>il</strong> comune di Bologna nel 1192 alcuni<br />

documenti, oggi conservati presso l’Archivio di Stato di Siena. È già emerso<br />

come gli Alberti sembrerebbero avvicinarsi alle vicende della c<strong>it</strong>tà di Bologna per<br />

effetto di quei patti, dopo che si erano affacciati nel versante bolognese sost<strong>it</strong>uendo,<br />

e forse integrando con nuove acquisizioni, la presenza cadolingia. Nel febbraio 1192<br />

erano stati firmati i patti tra <strong>il</strong> comune ed i conti (50); nel luglio dello stesso anno <strong>il</strong><br />

conte Alberto (IV) compì importanti acquisti nella c<strong>it</strong>tà di Bologna: «Constat me<br />

quidem Guidonem de Bazalerio hoc vend<strong>it</strong>ionis instrumentum in presentia perfecto<br />

dominii et proprietatis ac possessionis iure vendidisse et huius rei gratia tradidisse<br />

ac transtulisse tibi domino com<strong>it</strong>e Alberto de Prato et uxori tue domine com<strong>it</strong>isse<br />

Tabernarie vestrisque heredibus prepos<strong>it</strong>um [?] in perpetuum domos meas omnis<br />

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