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dare i dir<strong>it</strong>ti dei singoli. Si attua la confusione tra due concetti che i Romani<br />

avevano tenuto distinti: possessio e proprietas, «per cui <strong>il</strong> godimento di un bene<br />

traeva con sé la proprietà de bene stesso, entro i lim<strong>it</strong>i del dominio eminente del<br />

dominus» (84). I due concetti finirono per confondersi: in alcuni casi prevalse la possessio<br />

e le originarie comun<strong>it</strong>à arimanniche si trasformarono in usi civici ed<br />

enf<strong>it</strong>eusi collettive (partecipanze) o scomparvero; altrove, prevalendo <strong>il</strong> concetto di<br />

proprietas, si ebbero consorzi signor<strong>il</strong>i di nob<strong>il</strong>es, m<strong>il</strong><strong>it</strong>es, cap<strong>it</strong>anei, lambardi.<br />

L’ipotesi è molto interessante, ma viene da domandarsi se furono solo gli arimanni<br />

a godere dello status di libertà. Non direi. Se così fosse la trasformazione<br />

degli arimanni avrebbe dato luogo ora a forme di proprietà comune, ora a gruppi<br />

signor<strong>il</strong>i. Ma, procedendo a r<strong>it</strong>roso, si potrebbe ipotizzare che gruppi signor<strong>il</strong>i e<br />

partecipanze siano stati originati da nuclei di uomini liberi.<br />

A Lizzano, per esempio, non si ebbero consorzi signor<strong>il</strong>i, ‘lambardi’ o arimanni,<br />

in quanto, sotto <strong>il</strong> controllo dell’abbazia di Nonantola, si progredì verso gli usi civici.<br />

Nel Frignano, invece, le cose andarono diversamente. Il terr<strong>it</strong>orio entrò nella<br />

contea di Modena e nel 961 pervenne agli Attonidi, attraverso i cosiddetti cap<strong>it</strong>enei<br />

de Fregnano consorziati tra loro. Venuta meno Mat<strong>il</strong>de <strong>il</strong> consorzio si trasformò in<br />

commune m<strong>il</strong><strong>it</strong>um (85).<br />

La progenie Stagnese<br />

Federico I Barbarossa ingiunse ai «Lombardis de Monte Vicese et omnibus in<br />

curte de Casi» di rest<strong>it</strong>uire all’abbazia di Sant’Antimo nella diocesi di Chiusi i possessi<br />

che le avevano sottratto: «possessiones ecclesie beati Anthimi... quod<br />

ecclesiam iniuste gravetis et... violenter et irrationab<strong>il</strong><strong>it</strong>er auferatis» (86). Questi personaggi<br />

sembrano essere gli stessi che nel 1179, defin<strong>it</strong>i come «dominatores de roca<br />

de Vico» si sottomisero al comune di Bologna. Vigo, infatti, si trova ai piedi del<br />

Monte Vigese e l’interdipendenza onomastica parrebbe evidente. Il documento del<br />

Barbarossa parla di «Lombardis» e poco oltre designa questo gruppo di persone<br />

come univers<strong>it</strong>as. Il diploma concesso nel 1164 dal Barbarossa agli Alberti elenca<br />

anche Vigo fra le loro pertinenze, la qual cosa è indice di come si debbano leggere<br />

cautamente tali documenti. Chi erano dunque quegli uomini? Benati riconnette i<br />

‘lambardi’ vigesi alla progenie stagnese, che, fra tutte, fu quella caratterizzata da una<br />

maggior estensione patrimoniale (87), dal Reno e dal S<strong>il</strong>la al Limentra di Treppio fino<br />

a Creda nella valle del Brasimone. Infatti nel 1149 Nord<strong>il</strong>io figlio di Nord<strong>il</strong>io della<br />

progenie stagnese è detto essere «de Monte Vicese» (88).<br />

Il primo esponente conosciuto è Teuderico detto Teuzo, <strong>il</strong> quale nel 989 fu autore<br />

di un’ampia donazione alla chiesa di San Zenone di Pistoia (89), mentre un certo<br />

Uberto «de Stagno» compare nel 1098 accanto a Mat<strong>il</strong>de (90). Il documento è rogato<br />

a Prato del Vescovo, sull’Appennino bolognese, ma non vi sono, pare, elementi per<br />

ipotizzare l’appartenenza di questo personaggio alla progenie degli Stagnesi. In<br />

quell’occasione, tra i testimoni della donazione che Mat<strong>il</strong>de fece all’ospedale di San<br />

Michele Arcangelo di Bombiana, è presente anche un conte Alberto, ma non si può<br />

determinare con certezza l’ident<strong>it</strong>à del personaggio, poiché non sono forn<strong>it</strong>e ulteriori<br />

specificazioni. Potrebbe essere un esponente della famiglia degli Alberti (l’area<br />

appenninica, ove la carta è stata rogata e ove forte era la presenza fam<strong>il</strong>iare, raffor-<br />

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