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cinamento al part<strong>it</strong>o imperiale. Alla luce di questi elementi sembrerebbe di trovarsi<br />
di fronte ad un processo di insignorimento. Esponenti di una famiglia proveniente<br />
da ceti medio-bassi, gli Alberti avrebbero cercato dapprima di far riconoscere <strong>il</strong> loro<br />
potere, anche attraverso l’attribuzione (o autoattribuzione) del t<strong>it</strong>olo com<strong>it</strong>ale, in<br />
aree circoscr<strong>it</strong>te e nei rapporti con le persone. In area pratese un riconoscimento di<br />
questo status si ebbe anche dalla chiesa pievana di Santo Stefano, che nel 1128 li<br />
riconobbe come ‘conti di Prato’.<br />
Già tuttavia dagli ultimi decenni dell’XI secolo sembrano emergere interessi<br />
patrimoniali dei conti al di fuori della zona di Prato. Sono testimoniati infatti possedimenti<br />
della famiglia in area aretina, fiorentina e nella Valdelsa. È in questo<br />
periodo, a cavallo tra XI e XII secolo, che emergono i primi dati dell’adesione alla<br />
linea imperiale, linea che sembra mantenersi costante per due secoli, fino alla condanna<br />
di lesa maestà dei primi anni del Trecento. Lo stesso assedio dell’av<strong>it</strong>o<br />
castello di Prato potrebbe inserirsi nelle lotte che ag<strong>it</strong>avano la Toscana, alle quali<br />
partecipavano i fautori di Mat<strong>il</strong>de e quelli dell’imperatore.<br />
Un momento cruciale per l’espansione della famiglia e per i futuri orizzonti<br />
operativi si ebbe alla morte del conte Ugo (III) dei Cadolingi, avvenuta nel febbraio<br />
1113. Tancredi Nontigiova ne sposò la vedova, Cec<strong>il</strong>ia, ed entrò nella lotta per l’accaparramento<br />
dei vastissimi beni del defunto. Per effetto di questo matrimonio prese<br />
avvio l’espansione della famiglia sull’Appennino tosco-em<strong>il</strong>iano, nella zona che i<br />
conti mantennero più a lungo sotto <strong>il</strong> loro controllo. Non sono infatti testimoniate<br />
anteriormente alla morte dell’ultimo cadolingio pertinenze albertesche nella zona tra<br />
Bologna, Prato, Firenze e Pistoia; zona appunto che aveva visto in più punti <strong>il</strong> dominio<br />
della famiglia com<strong>it</strong>ale dei Cadolingi. Questo dominio precedente a quello<br />
albertesco è stato da noi <strong>il</strong>lustrato con relativa ampiezza, anche soffermandoci sui<br />
monasteri riconducib<strong>il</strong>i alla famiglia cadolingia (fondazioni, donazioni, forme di<br />
controllo sull’ente): non da ultimo quello di San Salvatore dello Stale (o Ostale),<br />
che, poco conosciuto, e sottoposto a quello più noto di Settimo di fondazione Cadolingia,<br />
si trovava nei pressi del passo della Futa vicino a Galliano nel Mugello.<br />
Parallelamente alla presenza cadolingia, non lim<strong>it</strong>ata al versante toscano, ma<br />
attestata anche in quello em<strong>il</strong>iano, abbiamo esaminato alcune emergenze degne di<br />
r<strong>il</strong>ievo. Alludiamo alle varie consorterie della montagna e al dibatt<strong>it</strong>o inerente la loro<br />
natura od origine: semplici famiglie signor<strong>il</strong>i o rimanenze dell’insediamento arimannico<br />
di memoria longobarda? Alcune di esse furono collegate o sottoposte da<br />
vincoli feudali ai conti Cadolingi e poi ai conti Alberti, evidenziando così interessanti<br />
continu<strong>it</strong>à.<br />
Tutta la zona dell’alto versante appenninico oggi bolognese fu soggetta nei<br />
secoli dell’alto e del pieno medioevo alla marca di Tuscia, determinando anche una<br />
cospicua presenza di enti ecclesiastici di provenienza toscana. Non sembra, invece,<br />
che i monasteri bolognesi avessero proprietà in questi terr<strong>it</strong>ori, anche se le carte<br />
bolognesi del X e dell’XI secolo potrebbero riservare sorprese. Va detto, tuttavia,<br />
che nei documenti relativi a questi terr<strong>it</strong>ori appenninici afferenti ai monasteri toscani,<br />
primo fra tutti quello di Santa Maria di Montepiano, non emerge, almeno nelle<br />
confinanze, la presenza di enti bolognesi. Dalle determinazioni di confini si r<strong>il</strong>evano<br />
infatti le presenze patrimoniali nelle zone interessate.<br />
Sempre in amb<strong>it</strong>o monastico, assai sv<strong>il</strong>uppati furono i rapporti che gli Alberti<br />
intrattennero con le fondazioni religiose. Principalmente la famiglia fu legata al<br />
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