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Le ipotesi più recenti<br />

Due studiose, una di amb<strong>it</strong>o toscano (1) e l’altra di amb<strong>it</strong>o em<strong>il</strong>iano (2), hanno<br />

prodotto in questi ultimi anni diversi contributi sull’origine e le vicende della stirpe<br />

albertesca. Le loro argomentazioni paiono in forte contrasto, specialmente riguardo<br />

l’origine o la provenienza della casata. le conclusioni alle quali pervengono dissentono<br />

fortemente l’una dall’altra (3). Il problema legato all’origine della famiglia<br />

rimane tuttavia aperto poiché da una parte non si forniscono elementi in tal senso,<br />

dall’altra questi non si danno con sufficiente chiarezza. Vediamo dunque nel dettaglio.<br />

Dall’Em<strong>il</strong>ia?<br />

Tiziana Lazzari, riprendendo parzialmente la strada percorsa dal Repetti (4) alla<br />

metà dello scorso secolo, riconnette la famiglia dei conti Alberti alla medesima<br />

progenie dei “conti di Bologna”, da cui deriverebbero anche i conti di Panico, staccatisi<br />

dal ceppo una generazione dopo (5). Le conclusioni della ricerca, che hanno<br />

riscosso interesse fra gli studiosi bolognesi (6), mer<strong>it</strong>ano di essere approfond<strong>it</strong>e.<br />

L’attuale provincia di Bologna era compresa per ampio tratto nella iudicaria<br />

Motinensis, almeno fino alla seconda metà del secolo XI. Rimanevano esclusi da<br />

tale influsso una ristretta cerchia terr<strong>it</strong>oriale attorno alla c<strong>it</strong>tà e la pianura a est di<br />

Bologna, zone su cui si eserc<strong>it</strong>ava la giurisdizione ravennate (7). Il plac<strong>it</strong>o di Cinquanta<br />

dell’898 (V<strong>il</strong>la Quingentas, presso Galliera) ci viene in soccorso a delineare<br />

con più chiarezza le pertinenze del terr<strong>it</strong>orio bolognese. Alla presenza del conte di<br />

Modena Guido convennero tre scabini de Verabulo (Crespellano), due notai e scabini<br />

de pago Persicete, due notai e scabini de Salto, uno scabino de Brento, oltre a<br />

uomini di Montevelio, de Linare (tra Savignano e Bazzano), de Colina (San Lorenzo<br />

in Collina), tutti terr<strong>it</strong>ori da lui controllati (8). Sono local<strong>it</strong>à, dal medio versante<br />

appenninico alla pianura, che insistevano sul limes fissato dai Bizantini a contatto<br />

col terr<strong>it</strong>orio modenese caduto sotto l’influsso longobardo. Il Salto o Saltopiano<br />

comprendeva la bassa pianura a nord di Bologna, muovendo da pochi ch<strong>il</strong>ometri<br />

dalla c<strong>it</strong>tà fino all’antico corso del Po di Gaibana. Il terr<strong>it</strong>orio di Brento, castrum<br />

posto tra le valli del Setta e del Savena, si estendeva a Monte Cerere, a Barbarolo e<br />

a Gesso (9). L’imperatore Guido, su richiesta del marchese Adelberto, aveva concesso<br />

nell’891 ad un certo Thietelmo, oltre a terre nel com<strong>it</strong>ato fiorentino, anche ogni<br />

rem publicam nei pagi di Monte Cerere, Gesso, Brento e Barbarolo, e nella iudicaria<br />

degli stessi quattro castelli (10).<br />

Le alte valli del Brasimone, del Setta e del Sambro rientravano invece nelle<br />

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