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meam, que est pos<strong>it</strong>a in loco qui dic<strong>it</strong>ur Creta, ubi et Pedezano vocatur, que recta est<br />

per Azolino f<strong>il</strong>io Gerardi de Lama» (126).<br />

Dieci anni più tardi, nel 1118, «Rodulfus f<strong>il</strong>ius quondam Carboni et Wido f<strong>il</strong>ius<br />

eius» concessero in enf<strong>it</strong>eusi al monastero di Montepiano fino alla terza generazione<br />

(«usque da terciam personam») «unam rem et sortem que est pos<strong>it</strong>a in loco Creta<br />

et iacet in Petizano, et unam petiam de terra pos<strong>it</strong>a a Nocetola» (127). Quella di Petizano<br />

potrebbe essere la medesima un<strong>it</strong>à che era stata data in pegno da Carbone nel<br />

1108. La badia già da dieci anni teneva in conduzione <strong>il</strong> fondo; regolarizzò la concessione<br />

mediante un’enf<strong>it</strong>eusi. V’è da considerare che sovente dietro a questi<br />

contratti a lunga scadenza si celavano cessioni vere e proprie, o comunque processi<br />

di appropriazione di beni o insignorimento.<br />

Ad altro ramo della famiglia è ascrivib<strong>il</strong>e Gerardo figlio di Benno da Montevigese,<br />

che nel 1135 refutò al monastero di Montepiano un pezzo di castagneto in<br />

Alpicella. Alla transazione è presente, in qual<strong>it</strong>à di testimone, anche Rodolfo figlio<br />

di Carbone (128). Molti esponenti della consorteria si trovano attestati a Casio nel<br />

1154 come testes alla stipula di una precaria: Bertalotto e Marchesello figli di<br />

Guido, lo stesso Guido di Rodolfo, Giordano figlio di Guineldo e Ugo di Bernardo<br />

(129). Ugo e <strong>il</strong> fratello Gisulfo «olim f<strong>il</strong>ii Bernardini de arce Lemonio, et Gisla<br />

iugalis» vendettero nel 1163 alla badia di Montepiano «una petia de terra vineata in<br />

v<strong>il</strong>la Camugnano, in loco qui dic<strong>it</strong>ur Monte Tignoso» (130).<br />

Pertinenze a Camugnano sono attestate anche nel 1165, quando Guido e Marchesello<br />

fratelli e figli di Rodolfo donarono alla badia «un pezzo di terra lavorativa<br />

posta nella v<strong>il</strong>la di Camugnano, luogho detto in Piano di Chanovale e quante n’ànno<br />

in detto luogo» (131), atto da mettersi in relazione con un altro del 1170, col quale i<br />

fratelli Enrico e Bertoloto figli di Guido vendettero al monastero di Montepiano<br />

«una petia de terra vineata in Camugnano, in loco qui dic<strong>it</strong>ur Plano de Canepale»<br />

(132).<br />

I beni della consorteria si estendevano anche al versante toscano, dove si riscontrano<br />

interessanti relazioni. Nel 1165 «nos quidem... f<strong>il</strong>ii olim Gisolfi, sc<strong>il</strong>icet<br />

Marchesello f<strong>il</strong>ius olim Redulfi et Bertalotto et Enrico germani fratribus, f<strong>il</strong>ii olim<br />

Guidi, atque Iordano et Bernardo germani fratribus, f<strong>il</strong>ii olim Guineldi et Gualtereotto<br />

f<strong>il</strong>ius olim Gratiani, atque Ugo et Gisolfo germani fratribus, f<strong>il</strong>ii olim Bernardi,<br />

omnibus de arce Lemonio, hab<strong>it</strong>antibus ibi, ex progenie Gisolfi» cedettero al monastero<br />

di Montepiano una pezza di terra e vigna posta a Lucciana (Vernio) «que in<br />

feudo detinemus de f<strong>il</strong>ii Ugizonis et modo a comes Alberto f<strong>il</strong>io Orab<strong>il</strong>e» (133).<br />

La carta ci fornisce un quadro pressoché <strong>completo</strong> della progenie. Esplic<strong>it</strong>o è <strong>il</strong><br />

riferimento alla comune origine a Gisolfo, nome tuttavia che non sembra ricorrere<br />

nella famiglia se non con Gisolfo di Bernardo attestato tra <strong>il</strong> 1165 e <strong>il</strong> 1184. Altro<br />

elemento che si tiene a sottolineare è la residenza nella rocca delle Mogne. Non solo<br />

si afferma che tutti sono «de arce Lemonio», ma tutti vi ab<strong>it</strong>ano. Quanto ai beni<br />

oggetto della transazione, essi erano tenuti in feudo dai figli di Uguccione ed ora dal<br />

conte Alberto (IV) figlio di Orrab<strong>il</strong>e. Chi fossero questi f<strong>il</strong>ii Ugizonis non è chiar<strong>it</strong>o,<br />

ma si può fondatamente avanzare un’ipotesi. Si tratterebbe, come vedremo in segu<strong>it</strong>o,<br />

dei conti Cadolingi, ai quali si sost<strong>it</strong>uirono gli Alberti in molte delle loro<br />

pertinenze appenniniche.<br />

Nel gennaio del 1104 Ugo conte figlio di Uguccione, in nome anche del fratello<br />

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