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di Bologna, nell’ennesimo tentativo di por fine al suo spadroneggiare acquista dal<br />

conte i dir<strong>it</strong>ti su Castiglione per 2500 fiorini d’oro (101). Si tratta ormai di episodi di<br />

band<strong>it</strong>ismo, che poco hanno a che vedere con l’esercizio del potere di cui ci stiamo<br />

occupando, ma è interessante la continu<strong>it</strong>à del radicamento in queste zone e la<br />

volontà di continuare a vivere secondo schemi di egemonie anacronistiche, quando<br />

altri membri della famiglia si erano già amalgamati, talora con risultati notevoli,<br />

nelle compagini dirigenziali di Bologna e della Romagna (102).<br />

Torniamo agli Stagnesi. Le carte del fondo del monastero Montepiano, con i<br />

quali essi vennero a contatto, ci forniscono numerose attestazioni. Talvolta figurano<br />

in qual<strong>it</strong>à di testimoni: nel 1134 Agnello figlio del fu Nord<strong>il</strong>io è presente a Bibiano<br />

(103); nel 1138 suo fratello Nord<strong>il</strong>io, che portava evidentemente <strong>il</strong> nome del padre,<br />

a Monteacuto; in questa carta sono menzionate proprietà dei due fratelli nelle local<strong>it</strong>à<br />

Clasura Gabexana e Serra Cavrara.<br />

Un nucleo di beni afferenti a questo ramo della consorteria era s<strong>it</strong>uato a Creda,<br />

nell’odierno comune di Castiglione dei Pepoli, ove essi possedevano terre e dir<strong>it</strong>ti.<br />

Nel 1149 Nord<strong>il</strong>io figlio di Nord<strong>il</strong>io di Monte Vigese col consenso del figlio Federico<br />

(104), refuta al monastero di Montepiano, «salva iust<strong>it</strong>ia domnica», la porzione a<br />

lui spettante della decima che «habebat et detinebat in loco Cretha» (105). Qualche<br />

mese più tardi è suo fratello Agnello a cedere i dir<strong>it</strong>ti su una decima afferente a un<br />

tenimento di sua proprietà, ma già condotto dall’abate di Montepiano «in loco qui<br />

vocatur Cretha et pos<strong>it</strong>o a Pethezano» (106). Verosim<strong>il</strong>mente si trattava di una medesima<br />

un<strong>it</strong>à forse proveniente dall’ered<strong>it</strong>à paterna e quindi divisa fra i due fratelli.<br />

Nord<strong>il</strong>io è protagonista di un’altra donazione al monastero nel 1170. Insieme alla<br />

moglie Sola dona i beni che già la badia teneva «in curia Crede, et insuper una petia<br />

de terra vineata in Camugnano, in loco qui dic<strong>it</strong>ur Plano de Canepale et hoc quod<br />

tenet Albertozo de Provaleclo... in curia Casi, in loco qui dic<strong>it</strong>ur Serra Capraia, et<br />

hoc qui mihi [sc<strong>il</strong>.: Nord<strong>il</strong>io] pertinet de uno castagno [castagneto?] in loco<br />

Feleza» (107). A Serra Cavrara o Capraia erano testimoniate, come si è visto, terre<br />

dei «f<strong>il</strong>ii Nord<strong>il</strong>ioli» nel 1138.<br />

Un esponente di questa progenie sembra presente in un lodo tenuto dal conte<br />

Alberto nel 1194 a Mangona. Fra i testimoni troviamo «Frederigo de Greta», che<br />

sembra possa essere ricondotto all’omonimo figlio di Nord<strong>il</strong>io, già attestato nel<br />

1149. Non ci sono gli elementi per affermare una subordinazione di Federico ai<br />

conti, ma le presenze dei testimoni alle transazioni cost<strong>it</strong>uiscono un interessante<br />

f<strong>il</strong>one di studio; spesso accanto agli attori intervenivano persone di loro fiducia, lo<br />

vedremo anche in riferimento agli Alberti. Solo poche volte, tuttavia, è possib<strong>il</strong>e<br />

mettere in luce queste ricorrenze, poiché, in ultima analisi, bisogna considerare le<br />

rimanenze documentarie, che cost<strong>it</strong>uiscono solo una parte, talora infima, dei quant<strong>it</strong>ativi<br />

originali. Nel caso c<strong>it</strong>ato si tratta di una seduta giudiziaria, nel quale <strong>il</strong> conte<br />

Alberto interviene a dirimere una l<strong>it</strong>e insorta tra <strong>il</strong> monastero di Montepiano e Piero<br />

del fu Tegrimo (108). Può darsi che accanto al conte fossero presenti persone di sua<br />

fiducia, ma altrettanto valida potrebbe essere l’ipotesi che Federico si trovasse colà<br />

presente per la parte del monastero, al quale la sua famiglia aveva effettuato numerose<br />

e cospicue donazioni.<br />

Negli estimi di Creda del 1245 è testimoniato un «dominum Federicum». È<br />

menzionato in alcune determinazione di confini (123). «Nadalinus f<strong>il</strong>ius Bruschi»<br />

aveva l’usufrutto di sei tornature di terra aratoria e boschiva nella curia di Creda «in<br />

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