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Non pare plausib<strong>il</strong>e neppure che <strong>il</strong> notaio si sia rifer<strong>it</strong>o semplicemente ai figli<br />
(in senso proprio) di Ildebrando. Il breve secur<strong>it</strong>atis è del 1162. Risalendo la genealogia<br />
albertesca (quella tracciata dalla Ceccarelli Lemut) <strong>il</strong> primo conte che<br />
sembrerebbe essere figlio di un Ildebrando è Alberto (I), ma questi era passato a<br />
miglior v<strong>it</strong>a già nel 1077. Ammesso che Guinzaglio, ancora vivo nel 1169, avesse<br />
giurato fedeltà a questo conte Alberto, all’atto della promessa del 1162 avrebbe<br />
dovuto avere più di cent’anni...<br />
Chi sostiene l’origine em<strong>il</strong>iana dei conti Alberti evidenzia invece che due sarebbero<br />
le donazioni effettuate dal marchese Bonifacio che dimostrerebbero come i<br />
conti si sarebbero insediati in una zona ove <strong>il</strong> marchese aveva consolidato la propria<br />
presenza patrimoniale. Nel settembre 1008 Bonifacio donò al monastero di Fontana<br />
Taona <strong>il</strong> «cafadio Bonifacingo» nel terr<strong>it</strong>orio della pieve di Pistoia, la local<strong>it</strong>à di<br />
Staggiano e quanto possedeva a Baggio (63). Le ultime due local<strong>it</strong>à si trovano in Val<br />
di Bure, sulla montagna pistoiese. Nell’agosto 1009 <strong>il</strong> marchese è autore di una<br />
donazione al monastero di Santa Maria di Firenze di beni s<strong>it</strong>uati a Brolio e Radda,<br />
local<strong>it</strong>à entrambe nel Chianti, a Vicchio in Val di Greve, a Tignano nei pressi di<br />
Castelfiorentino o Barberino Val d’Elsa, a Seiano, Pesella, Boiano (64).<br />
Ora, gli Alberti non mantennero rapporti né col monastero di Fontana Taona né<br />
con le local<strong>it</strong>à del Chianti oggetto della donazione marchionale. L’assunto di una<br />
continu<strong>it</strong>à patrimoniale tra i beni di Bonifacio e la casata albertesca non sembra<br />
plausib<strong>il</strong>e, almeno alla luce di questa documentazione. Riguardo alla presenza in<br />
area appenninica nel corso dell’XI secolo di alcuni personaggi di dign<strong>it</strong>à com<strong>it</strong>ale<br />
di nome Alberto e Ildebrando, nomi che sovente ricorrono nel gruppo albertesco, la<br />
studiosa toscana non connette tali individui alla nostra famiglia. Vediamo nel dettaglio.<br />
Un conte Alberto, nipote del conte Bonifacio, è autore nel 1056 di una<br />
donazione al monastero di Fontana Taona. Questi sarebbe “identificab<strong>il</strong>e con l’Alberto<br />
ricordato nel 1068 come conte di Panico, figlio di Guido di Adalberto e<br />
membro della famiglia dei conti di Bologna” (65). La Lazzari riconnette invece i conti<br />
di Panico ad un altro ramo fam<strong>il</strong>iare: Alberto conte di Panico (1068) sarebbe <strong>il</strong> fratello<br />
di Guido e non <strong>il</strong> figlio (66); ma da tali questioni converrà tenersi a deb<strong>it</strong>a<br />
distanza, reputando sufficienti i nostri amb<strong>it</strong>i di ricerca.<br />
Né sarebbero da riconnettersi agli Alberti Guido comes, f<strong>il</strong>ius quondam Alberti,<br />
lege mea vivente Rubuaria, e i figli Alberto e Ugo conti, attestati nella seconda metà<br />
dell’XI secolo nel Casentino. Essi fondarono <strong>il</strong> monastero di Santa Maria di Poppiena<br />
e furono defin<strong>it</strong>i Ormine com<strong>it</strong>es, ossia conti di Romena. Questi dati fanno<br />
pensare piuttosto a personaggi legati ai conti Guidi (67). Di diversa opinione Paola<br />
Foschi. Ugo e <strong>il</strong> fratello Alberto conte di Panico, figli del conte Guido, stando in<br />
Romena, donarono nel 1099 la cappella di Gaviserra alla chiesa di Santa Maria<br />
d’Asprugnano, nel Casentino. Si tratta della conferma di una donazione effettuata<br />
dal padre nel 1055, ove Guido è detto discendere dal defunto conte Alberto. Ora,<br />
supponendo l’equivalenza tra Alberto e Adalberto, quel conte Guido sarebbe figlio<br />
di Adalberto e Bert<strong>il</strong>la, fondatori del monastero di Musiano e appartenenti al ceppo<br />
dei ‘conti di Bologna’ (68).<br />
Sempre all’amb<strong>it</strong>o della famiglia guidesca sembra da porre in riferimento<br />
Gerardus comes bone memorie Ildibrandi qui fu<strong>it</strong> comes, attestato nel Pistoiese e in<br />
Val di Sieve nel terzo quarto dell’XI secolo. Questi donò nel 1078 alla canonica<br />
della cattedrale fiorentina un terzo del castello di Campiano, nel piviere di San Gio-<br />
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