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Il complesso dell’Osp<strong>it</strong>ale di Santa Maria di Monzuno, oggi in evidente degrado<br />

nel 1205 erano sottoposte al Podestà della Montagna. Il podestà aveva funzioni di<br />

capo m<strong>il</strong><strong>it</strong>are ed amministrava la giustizia civ<strong>il</strong>e e penale, ricevendo anche i giuramenti<br />

dagli uomini e dai consoli delle comun<strong>it</strong>à soggette. Inizialmente aveva potere<br />

di dirimere controversie <strong>il</strong> cui valore non superasse le cinque lire bolognesi e aveva<br />

anche competenze penali. Via via le sue funzioni furono assorb<strong>it</strong>e dal Cap<strong>it</strong>ano della<br />

Montagna, ist<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o nel 1265. Al podestà rimasero i giudicati fino a venti soldi bolognesi<br />

e non gli vennero più attribu<strong>it</strong>e competenze in materia penale. Il podestà della<br />

Montagna ebbe sede a Casio; alla metà del Quattrocento fu trasfer<strong>it</strong>o a Vergato e se<br />

ne creò un altro con sede a <strong>Scarica</strong>lasino. Monzuno dipendeva da quello di Vergato.<br />

L’importanza delle podesterie andò affievolendosi e svuotandosi di effettiva ut<strong>il</strong><strong>it</strong>à,<br />

ma solo nel 1352 l’ist<strong>it</strong>uto podestar<strong>il</strong>e venne abol<strong>it</strong>o (c).<br />

I conti di Panico ebbero vasta signoria nella parte più bassa dell’Appennino<br />

bolognese, quasi a ridosso delle colline che circondano Bologna. Essi deriverebbero,<br />

nella prima metà dell’XI secolo, con Alberto di Guido conte, dalla famiglia che<br />

(a) ASB, Demaniale (Santa Cristina), 12/2873. Il monastero di Settefonti trae origine da una donazione che nel<br />

settembre 1087 Agerardo e Guido fratelli figli del fu Agerardo fecero a Cunizza badessa del monastero di San Piero<br />

in Luco (Mugello) della chiesa di Santa Cristina “in loco Septifonte ubi dic<strong>it</strong>ur Pastinum” per fondarvi un monastero<br />

femmin<strong>il</strong>e. Cfr. P. FOSCHI, Flaminia “minore” e via dello Stale, due strade fra Bologna e la Toscana, in “Il<br />

Carrobbio”, XIV (1988), p. 166.<br />

(b) ASB, Demaniale (San Salvatore), 35/2482. Si trattava di un notevole complesso di beni. Anche la moglie<br />

di Tavernario, con analoga azione donò tutti propri beni che possedeva nel terr<strong>it</strong>orio del castello di Monteacuto.<br />

L’altra metà dei beni sarebbe andata al figlio Riccardo: questi sarebbe cresciuto nel monastero di Santa<br />

Maria di Reno, pena la perd<strong>it</strong>a dell’ered<strong>it</strong>à, che in v<strong>it</strong>a sua non avrebbe dovuto depauperare, in quanto, se non<br />

avesse avuto figli maschi, i suoi beni sarebbero andati al detto monastero.<br />

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