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olognese, Adalberto infine si radicherà nelle zona montane fra Toscana ed Em<strong>il</strong>ia.<br />

Da questi scaturiranno le famiglie dei Panico e degli Alberti (31). Alla luce del materiale<br />

ed<strong>it</strong>o riguardante l’argomento in questione, la studiosa non pare attribuire<br />

considerazione al fatto che le attestazioni in Prato della casata albertesca rimontino<br />

almeno alla metà del secolo XI. Per contro, sui r<strong>il</strong>ievi tra le odierne provincie di<br />

Prato, Firenze, Pistoia e Bologna,personaggi ascrivib<strong>il</strong>i alla famiglia albertesca<br />

appaiono con <strong>il</strong> secolo XII ineunte.<br />

“I de Ermengarda, i conti Alberti, i conti di Panico; e ancora i conti Guidi<br />

discendenti dall’unione che sullo scorcio del IX secolo aveva un<strong>it</strong>o Engelrada, figlia<br />

del conte palatino Hucpoldo al duca ravennate Martino: tutti questi gruppi fam<strong>il</strong>iari<br />

che si affermano fra XI e XII secolo prevalentemente nelle zone che avevano cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o<br />

<strong>il</strong> confine storico tra Langobardia e la Romania derivano dunque direttamente,<br />

o sono legati cognatiziamente, al ceppo originario che proprio in quella zona agli<br />

inizi del secolo aveva ricevuto importanti invest<strong>it</strong>ure funzionariali. La peculiar<strong>it</strong>à<br />

più volte notata del configurarsi delle signorie degli Alberti e dei Guidi ad esempio<br />

come signorie di valico, legate più al controllo dei passi e dei percorsi appenninici<br />

che a un amb<strong>it</strong>o terr<strong>it</strong>oriale derivato da una circoscrizione terr<strong>it</strong>oriale, si può spiegare<br />

proprio in funzione dell’essere questi rami fam<strong>il</strong>iari eredi di una dinastia che sul<br />

controllo di una ‘marca’ di confine aveva costru<strong>it</strong>o la propria fortuna” (32).<br />

Questo passo, tratto dallo studio della Lazzari sintetizza e identifica i caratteri<br />

evolutivi della famiglia albertesca. Ma la f<strong>it</strong>ta serie di affermazioni susc<strong>it</strong>a una serie<br />

altrettanto ampia di interrogativi.<br />

Le famiglie c<strong>it</strong>ate sono accomunate in un unica derivazione ed insisterebbero su<br />

amb<strong>it</strong>i di confine fra Romania e Langobardia. Su queste zone avrebbe avuto incarichi<br />

funzionariali una potente famiglia franca, dalla quale si sarebbero generate le<br />

stirpi suddette. Ma l’ipotesi (ipotesi infatti sembra essere) non ci convince pienamente.<br />

La montagna bolognese dove, fra gli altri, s’insediarono gli Alberti era parte<br />

della marca di Tuscia, verosim<strong>il</strong>mente fin dai primi decenni della dominazione<br />

longobarda (della questione ci siamo occupati più estesamente altrove). La zona<br />

c<strong>it</strong>tadina bolognese e quella collinare e pedemontana erano inser<strong>it</strong>e in un altro amb<strong>it</strong>o<br />

giurisdizionale, già grav<strong>it</strong>ante attorno a Ravenna e quindi a Modena. Sulla base<br />

di quali testimonianze si possono unire questi terr<strong>it</strong>ori in mano ad un ceppo fam<strong>il</strong>iare<br />

che avrebbe detenuto in quella zona importanti invest<strong>it</strong>ure funzionariali?<br />

Il fatto poi che la signoria degli Alberti si instauri su zone dove qualcuno del<br />

medesimo ceppo aveva eserc<strong>it</strong>ato le pubbliche funzioni non pare sufficiente a giustificare<br />

la derivazione parentale. Ammesso che i cosiddetti conti di Bologna<br />

fossero stati detentori di pubbliche funzioni per riconoscimento sovrano, non ne<br />

deriva consequenzialmente che i loro ipotetici successori nel ruolo di forza eminente<br />

in quelle contrade rinvenissero l’origine del loro dominatus in una concessione<br />

del potere da parte della pubblica autor<strong>it</strong>à, re o imperatore che fosse. Spesso, e la<br />

documentazione lo conferma, la districtio era in mano semplicemente a chi era in<br />

grado di mantenerla, sempre tenendo presente che questa non necessariamente si<br />

indirizzava a tutti coloro che vivevano in determinate zone dove si esplicava l’influenza<br />

di un potente. Le isole di potere in questi secoli centrali del medioevo erano<br />

talmente intricate per via orizzontale e verticale e tanto distanti dalle concezioni<br />

moderne di stato e gerarchia da risultare concettualmente assai distanti dalle modal<strong>it</strong>à<br />

giurisdizionali odierne (33).<br />

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