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che, al di là di queste carte private, <strong>il</strong> diploma imperiale di Federico I Barbarossa del<br />

1164 attribuisce la districtio su Prato e su altre local<strong>it</strong>à della zona: Aiolo e Colonica.<br />

Le proprietà all’interno o nei pressi del borgo di Prato sono maggiormente testimoniate<br />

da una serie di donazioni alla pieve di santo Stefano a partire dai primi anni<br />

del XII secolo. Non dimentichiamo, tuttavia, la curtis dei conti ricordata nel 1027.<br />

Nel 1107, in una confinanza, è menzionata una terra del conte Alberto in Gricignano<br />

(154), una borgata a ovest del castello di Prato. A Pietraf<strong>it</strong>ta, nel medesimo anno, <strong>il</strong><br />

conte Alberto possedeva una «terra cafagntio» (155). Il secondo elemento, forse corrotto<br />

dal redattore del documento, potrebbe rimandare al termine ‘cafaggio’,<br />

variamente presente nella toponomastica <strong>it</strong>aliana. Le attestazioni che finora abbiamo<br />

esaminato afferiscono, nella quasi total<strong>it</strong>à, ad una categoria defin<strong>it</strong>a: emergono<br />

nell’atto di determinare i confini; i conti quindi non intervengono in prima persona<br />

nelle transazioni.<br />

Relativamente pochi sono invece gli atti in cui figurano in veste di attori: un<br />

contratto di livello del 1075 con cui Alberto d’Ildebrando concede terre e vigne<br />

nell’Isola di Coiano (156); una donazione alla pieve di santo Stefano di terre ad Agliana<br />

nel 1077 (157); nel 1078 i conti Alberto (II) e Ildebrando (II) vendono a detta pieve<br />

un manso a Cavaglianello (158); una donazione alla chiesa di Santa Maria presso <strong>il</strong><br />

castello di Prato (effettuata tra 1091 e 1095) di una pezza di terra con mulino nel<br />

Cafaio Pauli (159). Se consideriamo i documenti del XII secolo, nel 1124 Alberto<br />

conte dona alla pieve pratese la corte di Fabio. Questa dispar<strong>it</strong>à tra menzioni, per<br />

così dire, confinarie e traslazioni in cui intervengono personaggi della famiglia ci<br />

servirà da spunto per considerazioni che porteremo successivamente.<br />

Altro elemento da tener presente è questo: abbiamo esaminato la formula del<br />

consensus et largietas; diverse persone, sotto <strong>il</strong> controllo dei conti Alberti, effettuano<br />

transazioni di diversa natura. I beni in oggetto afferiscono alle proprietà<br />

com<strong>it</strong>ali o a quelle delle singole persone? R<strong>it</strong>orniamo brevemente alle considerazioni<br />

già fatte; che natura aveva questo controllo eminente su persone che paiono in<br />

stato di libertà? Questa subordinazione, del resto, non pregiudica la potestà giuridica<br />

dei singoli e neppure, credo, la proprietà giuridica dei beni oggetto delle<br />

transazioni.<br />

Ammettiamo pure che la proprietà fosse dei conti, perché dunque non figurano<br />

come attori gli Alberti? Ad un’analisi diplomatica dei testi, infatti, <strong>il</strong> ruolo giuridico<br />

di ‘attore’ è svolto dai singoli interessati. Si potrebbe r<strong>it</strong>enere che questi fossero<br />

legati ai conti da contratti di livello, di tenimento o di altra natura. ma l’ipotesi è<br />

inverosim<strong>il</strong>e per due ordini di cause. Se fossero stati aff<strong>it</strong>tuari o livellari non avrebbero<br />

né potuto né dovuto disporre di beni non propri (o si sarebbe trattato di<br />

transazioni ‘p<strong>il</strong>otate’ dai conti, che in luogo di agire in prima persona, avocano a sé<br />

<strong>il</strong> controllo dall’alto di tutta l’operazione; i motivi di tale agire sarebbero tuttavia da<br />

chiarirsi).<br />

Ma quando si tratta di terre o beni dati in concessione, la natura del contratto<br />

emerge da altri dati. Nel 1082 i figli del conte Alberto (I) possiedono una terra alle<br />

Lame «qui detinet Nerlo» (160). In questo caso <strong>il</strong> verbo detinere indica che la conduzione<br />

del fondo è affidata a tale Nerlo. Al di fuori del fondo della propos<strong>it</strong>ura di<br />

Prato, nel 1136 «Nottizova comes f<strong>il</strong>ius quondam Alberti com<strong>it</strong>is» offre e dona al<br />

monastero di Santa Maria di Montepiano un manso posto a Terenzana, «sicut fu<strong>it</strong><br />

rectum per Girardum et modo reg<strong>it</strong>ur per Petrum, Blecum vocatum, et est infra<br />

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