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zerebbe l’ipotesi) o potrebbe tuttavia trattarsi di un’omonima persona di dign<strong>it</strong>à<br />

com<strong>it</strong>ale, forse al segu<strong>it</strong>o della contessa canossana (91).<br />

Local<strong>it</strong>à su cui si eserc<strong>it</strong>ò l’influenza degli Stagnesi furono Fossato, Torri, Badi,<br />

Bargi, Casio, Savignano, che tuttavia vennero riconosciute nel 1220 da Onorio III<br />

agli Alberti (92). Nel documento si sostiene che fecero parte «de terra Com<strong>it</strong>isse<br />

Mat<strong>il</strong>dis». Stab<strong>il</strong>endo come termine post quem la morte della contessa, avvenuta nel<br />

1115, gli Alberti avrebbero tenuto queste terre, per concessione di Mat<strong>il</strong>de, prima di<br />

quella data. Da una donazione del 982 apprendiamo che i conti Cadolingi possedettero<br />

beni a Torri. Il conte Lotario, figlio del conte Cadolo, insieme alla madre<br />

Gemma, figlia del principe Landolfo di Capua, donò alla cattedrale di Pistoia quattro<br />

«res sortes» a Buriano, Quarrata, Baggio e «in loco Turri que reg<strong>it</strong>ur per<br />

Absprando massario» (93). Verosim<strong>il</strong>mente questa fu una delle zone dei Cadolingi di<br />

cui gli Alberti riuscirono ad impossessarsi.<br />

Anche nella valle della Limentra orientale (con Treppio e Torri) nell’XI secolo<br />

furono presenti gli Stagnesi, che nel 1086, nella persona di Sigifredi, fornirono<br />

garanzia di possesso del castello della Sambuca al vescovo di Pistoia. Nel caso non<br />

avessero rispettato l’impegno preso, essi avrebbero ceduto al vescovo tutti i loro<br />

beni, con esclusione della «curte et castello de Tripplo» (94), ossia Treppio. Nel corso<br />

del XII secolo <strong>il</strong> comune di Pistoia estese <strong>il</strong> suo controllo su questa zona, anche se<br />

con difficoltà. Numerose resistenze si frapponevano: le varie consorterie signor<strong>il</strong>i,<br />

gli Alberti, <strong>il</strong> comune di Bologna, animato da sim<strong>il</strong>i intenti di predominio. Dopo la<br />

conclusione della guerra tra Pistoia e Bologna, la pace di V<strong>it</strong>erbo del 1219 riconobbe<br />

le vallate della Limentra come appartenenti al terr<strong>it</strong>orio del comune pistoiese. Un<br />

anno dopo, come si è visto, Onorio III le riconosceva agli Alberti, infeudandoli delle<br />

terre “mat<strong>il</strong>diche”. Ciononostante nel 1221 <strong>il</strong> papa scriveva al comune di Pistoia<br />

intimando di consegnare i castelli della montagna agli Alberti, che ne avevano ricevuto<br />

infeudazione (95). Ancora nel 1294 gli Alberti vantavano dir<strong>it</strong>ti nella zona, se in<br />

quell’anno <strong>il</strong> conte Alberto rinunciò a quanto di sua spettanza «in terris curie Treppi,<br />

Fossati, Turris et Monticelli», rimanendo tuttavia t<strong>it</strong>olare dei dir<strong>it</strong>ti sui castelli (96).<br />

Solo nel 1319 <strong>il</strong> comune di Pistoia prese possesso dei detti fort<strong>il</strong>izi con un esborso<br />

di 500 fiorini ai conti (97).<br />

La contradd<strong>it</strong>torietà degli elementi forn<strong>it</strong>i induce alcune riflessioni. Gli Alberti<br />

si sost<strong>it</strong>uirono ai Cadolingi nel dominio e possesso di molte terre appenniniche. Per<br />

<strong>il</strong> controllo delle valli delle Limentre si scontrarono dapprima con nuclei di potere<br />

esistenti in loco, poi con le pretese dei comuni. Avrebbe carattere di certezza almeno<br />

<strong>il</strong> possesso del castello di Treppio da parte degli Stagnesi nel 1086. Ma a qual t<strong>it</strong>olo<br />

lo tenevano? allodiale, signor<strong>il</strong>e, feudale...? In che rapporto si trovavano con i Cadolingi<br />

prima e con gli Alberti poi? Pare che essi disponessero liberamente del<br />

castello. Ma ciò non esclude che si comportassero in barba agli accordi presi con<br />

autor<strong>it</strong>à di grado maggiore, com<strong>it</strong>ali, vescov<strong>il</strong>i, signor<strong>il</strong>i. Da ultimo, gli accordi del<br />

1219 tra Bologna e Pistoia inducono a non attribuire un effettivo r<strong>il</strong>ievo alla lettera<br />

papale dell’anno seguente. È bene non comportarsi in modo eccessivamente rigido.<br />

Nei fatti <strong>il</strong> quadro dei poteri era molto variegato e meno un<strong>it</strong>ario di quanto si possa<br />

r<strong>it</strong>enere. Ipotesi e s<strong>it</strong>uazioni non si escludono sempre a vicenda. Accantonando la<br />

caratteristica di ‘esaustiv<strong>it</strong>à terr<strong>it</strong>oriale’, in una zona potevano coesistere più dominazioni,<br />

non necessariamente in lotta fra loro, o almeno non sempre. Il fulcro<br />

dell’attenzione andrebbe quindi spostato alle modal<strong>it</strong>à con cui si realizzava questa<br />

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