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mo giorno di dicembre, due provvedimenti, dei quali uno indirizzato al conte<br />

Alberto (V) di Mangona e l’altro ad Azzo del Frignano. Si veniva così a completare<br />

<strong>il</strong> quadro di riordinamento delle giurisdizioni dei terr<strong>it</strong>ori della contessa e a sistemare<br />

una precisa zona, quella dell’alto e medio Appennino bolognese e modenese. Al<br />

frignanese venivano attribu<strong>it</strong>i <strong>il</strong> castello di Roffeno nella valle del Vergatello,<br />

Labante e Castelnuovo in quella dell’Aneva ed altre local<strong>it</strong>à: Rodiano a nord di<br />

Cereglio, Montetortore posto sul vicino confine modenese, Calvenzano, tra Cereglio<br />

e Pioppe di Salvaro, nel modenese Montalto nei pressi di Zocca, Montese<br />

vicino a Castel d’Aiano; Arimannis potrebbe essere una local<strong>it</strong>à oggi scomparsa che<br />

nelle carte medievali è attestata anche come Romagnano; Fusiano potrebbe essere<br />

l’attuale Susano nel comune di Vergato; la Curte de Pratis potrebbe essere <strong>il</strong> Prato<br />

o Piano della corte, che si trovava «prope Renum nei pressi di Bombiana»; Sancto<br />

Petro potrebbe indicare la pieve di Roffeno, a quel santo int<strong>it</strong>olata, mentre <strong>il</strong> già<br />

c<strong>it</strong>ato Castro Rofensi indicherebbe <strong>il</strong> castello (94).<br />

Veniamo tuttavia ad un esame più approfond<strong>it</strong>o del documento albertesco. Il<br />

papa si rivolge al «d<strong>il</strong>ecto f<strong>il</strong>io Nob<strong>il</strong>i viro Alberto Com<strong>it</strong>i de Mangono», dal quale<br />

aveva ricevuto «fidel<strong>it</strong>atis iuramento» (95). R<strong>it</strong>orna ancora l’elemento, già evidenziato<br />

nei diplomi imperiali, della fidel<strong>it</strong>as, ma senza esplic<strong>it</strong>o riferimento al servigium<br />

connesso, come nel documento imperiale del 1164. Quindi <strong>il</strong> papa procede ad investire<br />

«in feodum» <strong>il</strong> conte di una serie di local<strong>it</strong>à ad esso liberamente rest<strong>it</strong>u<strong>it</strong>e «de<br />

Imperiali voluntate». Venivano poi specificati i termini del serv<strong>it</strong>ium: «singulis<br />

autem annis nobis et successoribus nostris dabis [sc<strong>il</strong>.: Albertus] unum Asturem et<br />

duos Braccos in feodi recogn<strong>it</strong>ionem predicti, et cum fueris requis<strong>it</strong>us, semel in<br />

anno venies cum quatuor m<strong>il</strong><strong>it</strong>ibus in serv<strong>it</strong>io seu exerc<strong>it</strong>u ecclesie per octo dies, in<br />

tuis moraturus expensis, veniendi ac redeundi tempore minime computato».<br />

Le local<strong>it</strong>à attribu<strong>it</strong>e si trovano quasi tutte nell’Appennino bolognese, eccettuate<br />

Fossato e Torri che oggi fanno parte della provincia di Pistoia; sono tutte comprese<br />

in quella parte montana tra i fiumi Reno e Setta. Procedendo dal Reno si insinuano<br />

nel medio versante verso Loiano e Scanello, nella valle del Sàvena, che furono<br />

oggetto di donazioni mat<strong>il</strong>diche. Mancano dal priv<strong>il</strong>egio del 1220, rispetto al documento<br />

di Federico I, tutte le local<strong>it</strong>à toscane. Buona parte non erano più di<br />

pertinenza del ramo degli Alberti di Mangona, ma altre, come Vernio e Mangona,<br />

ricordate anche nel diploma del 1209, verosim<strong>il</strong>mente non rientravano nei beni<br />

mat<strong>il</strong>dini.<br />

Rispetto ai diplomi precedenti compaiono invece nel documento del 1209 alcune<br />

local<strong>it</strong>à della valle del Limentra: Castrola, Badi, Fossato, Torri e Savignano, che<br />

forse erano state tenute dagli Alberti effettivamente per conto di Mat<strong>il</strong>de o comunque<br />

ad essa si riferivano. Su di esse allora i diplomi imperiali non si sarebbero<br />

spinti, in quanto facenti parte forse dell’allodio mat<strong>il</strong>dico. Ma è dato di rinvenire<br />

alcune presenze che si ripetono sia nei documenti imperiali che in quello papale e<br />

che complicano la s<strong>it</strong>uazione. Per le local<strong>it</strong>à che compaiono solamente nel priv<strong>il</strong>egio<br />

di Onorio III si potrebbe ipotizzare con sufficienze fondatezza che provenissero dal<br />

patrimonio mat<strong>il</strong>dico e di conseguenza non figurarono nei diplomi imperiali perché<br />

all’impero non sarebbe spettata l’alta sovran<strong>it</strong>à. Ma perché alcuni luoghi sono inclusi<br />

in tutti i documenti?<br />

Ricordiamo che nel 1133 Innocenzo II concesse in feudo all’imperatore Lotario<br />

le terre mat<strong>il</strong>diche: almeno nominalmente l’imperatore e i suoi successori dispone-<br />

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