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ab<strong>it</strong>ato della Storaia, s<strong>it</strong>uato quasi al confine tra le odierne province di Bologna e<br />
Prato, nel comune di Vernio. «Montecaxaio» è lodieno Monte Casciaio. Da ultimo<br />
si fa menzione dei terr<strong>it</strong>ori di Bargi, Stagno e Cavarzano. Non sono invece riusc<strong>it</strong>o<br />
ad identificare <strong>il</strong> «rio Malo», che forse doveva trovarsi nei pressi delle Mogne.<br />
I conti Cadolingi<br />
I Cadolingi detennero dir<strong>it</strong>ti e possessi in ampio tratto della Toscana centrosettentrionale<br />
e nella parte alta della montagna oggi bolognese, allora compresa nella<br />
marca di Tuscia. Sembra che <strong>il</strong> nucleo originario delle loro pertinenze insistesse<br />
sull’area pistoiese, ove essi eserc<strong>it</strong>arono pure <strong>il</strong> t<strong>it</strong>olo com<strong>it</strong>ale (179). Nel 923 «Cunerad<br />
comes f<strong>il</strong>ius bone memorie Teudici», a suffragio della propria anima e di quella<br />
della moglie Ermengarda, offrì alla chiesa dei santi Zenone, Rufino e Felice «quae<br />
est constructa infra civ<strong>it</strong>ate Pistoria... casa et res... in locus qui dic<strong>it</strong>ur Vicofario» (180),<br />
nelle vicinanze della c<strong>it</strong>tà. Il primo personaggio sicuramente riconducib<strong>il</strong>e a questa<br />
progenie fu dunque Teudicio (I), già morto nel 923, secondo quanto si r<strong>il</strong>eva dall’ultimo<br />
documento, e ad esso non pare connesso <strong>il</strong> t<strong>it</strong>olo com<strong>it</strong>ale. Fu conte invece <strong>il</strong><br />
figlio Cunerado, primo conte di Pistoia, in quanto sino alla morte del marchese<br />
Adalberto (II), avvenuta nel 915, non esistevano nella Tuscia settentrionale distretti<br />
com<strong>it</strong>ali autonomi, ma questa zona dipendeva direttamente dal marchese (181). In<br />
realtà nel primo decennio del secolo IX sembrano testimoniati a Pistoia dei conti<br />
franchi: Adalpert, Amulrichi e Magenrad, c<strong>it</strong>ati con questo t<strong>it</strong>olo in un plac<strong>it</strong>o<br />
dell’806. L’ultimo presenziò la seduta giudiziaria in qual<strong>it</strong>à di rappresentante<br />
dell’autor<strong>it</strong>à regia. In segu<strong>it</strong>o non si hanno menzioni della presenza com<strong>it</strong>ale a Pistoia<br />
fino ai Cadolingi, poiché questa zona rientrava nelle dirette pertinenze<br />
marchionali. Verosim<strong>il</strong>mente l’ist<strong>it</strong>uzione di un distretto com<strong>it</strong>ale con fulcro in<br />
Pistoia può riconnettersi al tentativo effettuato da Berengario e da Ugo di Provenza,<br />
dopo la morte del potente marchese Adalberto, di circoscrivere l’influenza del rappresentante<br />
regale (182). I Cadolingi conservarono <strong>il</strong> t<strong>it</strong>olo anche sotto re Ugo e i primi<br />
imperatori di Sassonia (183).<br />
Figli di Cunerado furono Ermengarda, che andò in sposa a tale Tassimanno e<br />
Cadolo, che fondò un oratorio a Fucecchio, in local<strong>it</strong>à Borgonuovo, centro poi di<br />
vasti possessi della famiglia, destinato, nella generazione seguente a divenire monastero.<br />
Da Cadolo potrebbe derivare <strong>il</strong> nome attribu<strong>it</strong>o alla famiglia, in uso già in<br />
epoca relativamente antica, quando sono ricordate «terre Kadulingae». Non è escluso<br />
che <strong>il</strong> nome derivasse tuttavia da un suo omonimo antenato. Diverso è <strong>il</strong> caso<br />
degli Alberti che non sono attestati nei secoli del pieno medioevo con questo patronimico,<br />
risultando solo l’attestazione della «domus f<strong>il</strong>iorum Ildibrandi».<br />
Importanti matrimoni contribuirono all’elevazione della casata. Cadolo, attestato<br />
tra <strong>il</strong> 953 e <strong>il</strong> 964, già morto nel 982, sposò in seconde nozze Gemma figlia di<br />
Landolfo principe di Capua e Benevento, da cui ebbe due figli, Lotario e W<strong>il</strong>la, che<br />
andò in sposa a Ranieri della famiglia degli Ardengheschi (184). Nel 953 <strong>il</strong> conte «a<br />
mer<strong>it</strong>o proprio» e per l’anima della moglie Berta donò alla cattedrale pistoiese suoi<br />
beni posti a Petriolo, beni che possedeva verosim<strong>il</strong>mente insieme alla sorella<br />
Ermengarda, la quale nel 961 donò sue proprietà nel detto luogo all’«ecclesia domni<br />
S. Zenonis, Rufini, Martini et Felicis» insieme ai figli Tassimanno e Gerardo. Si<br />
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