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Vincenzo, che assiste durante <strong>la</strong> <strong>la</strong>titanza, assolvendo, in loro assenza, vari compiti<br />
fondamentali per il benessere del<strong>la</strong> famiglia e indicativi di un chiaro e sicuro<br />
inserimento a pieno titolo del<strong>la</strong> stessa, pur in assenza di affiliazione formale. A<br />
dimostrare <strong>la</strong> sua colpevolezza è stata <strong>la</strong> testimonianza di un’altra donna, Concetta<br />
Zeccardo, compagna di Pietro Bordonaro, anch’esso associato al<strong>la</strong> famiglia di Riesi.<br />
Si accerta, inoltre, il florido contributo all’organizzazione sia di Nunzia Graviano, di cui<br />
si è già par<strong>la</strong>to, sia di Giuseppa Sansone, moglie del detenuto Francesco Tagliavia,<br />
uomo d’onore del<strong>la</strong> famiglia mafiosa di Corso dei Mille, detenuto insieme ai Graviano.<br />
Quest’ultima, in assenza del marito e degli altri uomini del<strong>la</strong> famiglia, tutti detenuti<br />
-come si legge nell’ordinanza di custodia caute<strong>la</strong>re - :<br />
«non solo risulta perfettamente a conoscenza delle attività criminali» del congiunto,<br />
«ma addirittura, riveste un ruolo di primo piano nel coordinamento delle varie attività<br />
delittuose che, peraltro, non si limitano solo all’esecuzione di estorsioni e<br />
danneggiamenti ma riguardano altri settori criminali, ivi compreso il traffico di<br />
stupefacenti 240 ».<br />
Arriva addirittura a mettere a punto un complesso sistema di comunicazione, fatto di un<br />
linguaggio gestuale e sottocodici, di soprannomi e segnali cifrati, che utilizzava durante<br />
gli incontri in carcere per tenere al corrente il marito delle attività criminali eludendo <strong>la</strong><br />
sorveglianza. La Sansone verrà arrestata nel luglio del 1997 con l’accusa di concorso<br />
esterno in associazione mafiosa e successivamente ri<strong>la</strong>sciata è stata rinviata a giudizio.<br />
La donna di fronte alle prove evidenti, ha negato qualsiasi addebito dicendo di essere<br />
“una madre di famiglia che si occupa solo del<strong>la</strong> sua casa 241 ”, come se il ruolo materno<br />
fosse una garanzia d’innocenza.<br />
Anche Gisel<strong>la</strong> Greco fornì un notevole contributo al rafforzamento del potere del<br />
marito, Giuseppe Guttadauro, capo del mandamento di Brancaccio catturato nel<br />
dicembre 1999 nell’operazione “Golden Market”. La Greco arrestata nel 2002 a seguito<br />
dell’investigazione “Ghiaccio”, fu accusata di associazione di tipo mafioso e in seguito<br />
condannata perché, secondo il pm, permise «al marito di continuare a gestire <strong>la</strong> sua<br />
leadership malgrado fosse in carcere» consentendogli di «consolidare <strong>la</strong> sua definitiva<br />
investitura al<strong>la</strong> guida del mandamento di Brancaccio 242 ».<br />
Giusy Vitale<br />
240 Ingrascì O., Donne d’onore, p. 114,<br />
241 Dino A., in Rassegna italiana di sociologia, n. 4, p. 500.<br />
242 Ingrascì O., Donne d’onore, p. 85.<br />
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