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Giusy è cresciuta proprio nel bel mezzo del<strong>la</strong> ‘mattanza’ che ha spazzato via i<br />

Palermitani da Cosa Nostra per <strong>la</strong>sciar<strong>la</strong> totalmente in mano ai corleonesi, o meglio a zu<br />

Totò u curtu.<br />

La Vitale adora i fratelli come idoli, nutrendo verso di loro un amore viscerale 319 che si<br />

può definire cieco, nonostante il controllo serrato, soffocante - le impediranno, ad<br />

esempio, di continuare gli studi dopo le medie anche perché non più facilmente<br />

sorvegliabile - e l’estrema violenza, fisica e psicologica agita, che non risparmia<br />

neppure gli anziani e stanchi genitori. Un aneddoto raccontato da Giusy rende l’idea di<br />

questa ferocia, spesso gratuita: Nardo era stato capace di ammazzare impiccandoli 15<br />

cani perché rei di aver ucciso delle pecore.<br />

Non approvano neanche <strong>la</strong> sua re<strong>la</strong>zione con colui che diventerà il suo futuro marito,<br />

costretta a fare <strong>la</strong> c<strong>la</strong>ssica ‘fuitina’ così da far accettare forzatamente <strong>la</strong> sua unione, da<br />

cui avrà due figli, Francesco il primo e Rita.<br />

Ma questo non diminuisce l’affetto riservato verso di loro e le sue parole lo dimostrano:<br />

«Amavo Nardo (...), Michele e Vito a tal punto da non riuscire nemmeno a concepire<br />

che potessero essere loro i cattivi 320 », «(...) Io vedevo solo il <strong>la</strong>to più bello di loro, quello<br />

che loro mi amavano, che mi portavano con loro, che io dormivo con loro fino all’età di<br />

14 anni 321 (...)».<br />

Non lo concepiva perché ciò che facevano i fratelli era buono, giusto mentre chi li<br />

arrestava, chi li condannava, loro erano i persecutori, i cattivi. È questa mentalità,<br />

questa morale al<strong>la</strong> rovescia e questi disvalori che <strong>la</strong> Vitale fa propri e interiorizza<br />

insieme a un Know-how mafioso frutto degli scrupolosi insegnamenti dei fratelli che <strong>la</strong><br />

fanno crescere a “pane e mafia 322 ”. Tali saperi tecnici e il bagaglio di conoscenze - che<br />

include l’organigramma di Cosa Nostra - insieme a capacità e competenze specifiche<br />

saranno indispensabili per diventare un’ottima e rispettata boss, le cui qualità verranno<br />

riconosciute dai maggiori esponenti: sa riconoscere uno ‘sbirro’ a ‘istinto’, sa come<br />

muoversi, sa quando deve par<strong>la</strong>re e quando stare zitta; in veste di ‘messaggera’, tra i<br />

fratelli, apprende un difficilissimo linguaggio cifrato, fatto di mezze parole, gesti,<br />

sguardi pieni di significato; conosce le più grandi personalità mafiose da Riina a<br />

Provenzano; apprende le regole interne e i prerequisiti per essere ‘battezzati’; sa che<br />

peso hanno ciascuno degli uomini d’onore, sa come organizzare le diverse attività<br />

319 Intervista Giusy Vitale in appendice.<br />

320 Costanzo C., Ero cosa loro, p. 22.<br />

321 Intervista Giusy Vitale, op. cit.<br />

322 Intervista Ombretta Ingrascì in appendice.<br />

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