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Riescono a trovare un loro posto solo come mogli, madri, figlie, sorelle di qualche<br />
uomo d’onore, ma mai come donne, per cui solo in questi termini, si può dire che <strong>la</strong><br />
“donna” dentro <strong>la</strong> mafia non esiste.<br />
Il loro contributo criminale rimane, comunque, sostanziale anche se non tutte hanno<br />
avuto i medesimi ruoli con le medesime responsabilità e di sicuro non possiamo par<strong>la</strong>re<br />
di <strong>la</strong>dy boss, dato che fino ad oggi solo <strong>la</strong> Vitale può aggiudicarsi tale appel<strong>la</strong>tivo. Ogni<br />
tentativo, pertanto, di ricercare una sorta d’“identikit” del<strong>la</strong> figura femminile mafiosa<br />
sarebbe infruttuoso, in quanto ogni storia è unica e imparagonabile.<br />
Tuttavia, molte di queste donne sono colpevoli quanto l’uomo nell’aver contribuito a far<br />
sopravvivere l’organizzazione, attratte e affascinate da un progetto scellerato di<br />
conquista del potere e anzi forse di più, dato che ne sono sempre state precluse.<br />
Fedeli compagne di pluriassassini, complici coscienti, lucide, capaci di rinnegare gli<br />
affetti più cari pur di difendere l’immagine e quel sacro onore fasullo di cui si veste<br />
Cosa Nostra, contro quegli infami che hanno osato metter<strong>la</strong> in ginocchio.<br />
Queste donne non sono vittime e, anzi, se non fosse per l’“ingiusta” esclusione<br />
dall’affiliazione formale, si potrebbe par<strong>la</strong>re sicuramente di autentiche donne d’onore a<br />
cui, al pari dell’uomo, <strong>la</strong> mafia piace.<br />
Tuttavia, parte di quest’universo femminile contraddittorio è abitato anche da quelle<br />
donne - poche in realtà - che in seguito all’arresto hanno deciso d’intraprendere il<br />
percorso col<strong>la</strong>borativo. Ovviamente per alcune si tratta di un mero calcolo<br />
opportunistico ma per altre diventa l’unica via di scampo per liberarsi dalle maglie<br />
mortali di questo ragno, l’unico modo per iniziare una nuova vita, mosse<br />
principalmente dall’amore per i propri figli e soprattutto dal<strong>la</strong> volontà di preservarli da<br />
un destino quasi ineluttabile. Donne che, come <strong>la</strong> Iucu<strong>la</strong>no, nel<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione vedono<br />
una possibilità di redenzione, una possibilità per rimediare agli errori partendo<br />
innanzitutto dall’assunzione delle proprie responsabilità penali, nel<strong>la</strong> speranza che<br />
questa scelta tormentata, difficile, per certi versi coraggiosa, possa valere da esempio<br />
nell’invogliare altre mogli, sorelle, figlie di uomini d’onore a essere finalmente padrone<br />
del<strong>la</strong> propria vita scegliendo di ribel<strong>la</strong>rsi a un mondo che fino a quel momento hanno<br />
alimentato e nutrito.<br />
Esiste, ancora, un’altra faccia dell’universo femminile dentro Cosa Nostra, quel<strong>la</strong> più<br />
nobile. È <strong>la</strong> faccia delle donne che sono state un sostegno necessario se non, addirittura,<br />
<strong>la</strong> principale spinta nel far intraprendere un percorso col<strong>la</strong>borativo al proprio uomo,<br />
aiutandolo a dirimere qualsiasi dubbio e supportandolo in questo travagliato viaggio<br />
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