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fu di primissimo piano anche nel movimento agrario degli anni 50, naturale<br />
continuazione dei Fasci.<br />
Si tratta, per Anna Puglisi 490 , di una lunga sordità dovuta al fatto che nell’immaginario<br />
collettivo le “donne contro <strong>la</strong> mafia” sono soltanto quelle che, avendo avuto qualche<br />
familiare ucciso, hanno scelto di essere testimoni, non considerando invece che migliaia<br />
di contadini, uomini e donne, non aspettando di avere subito l’estrema violenza per<br />
ribel<strong>la</strong>rsi - anche se è lunga <strong>la</strong> lista dei capi lega e di semplici militanti assassinati -<br />
avevano lottato contro una mafia dei feudi che usava l’intimidazione e <strong>la</strong> prepotenza per<br />
sfruttarli e per impedire che venissero applicate le poche leggi promulgate a loro favore.<br />
La lotta, dopo le prime sconfitte, prosegue in un vero e proprio scontro di c<strong>la</strong>sse legato a<br />
un progetto complessivo di riforma sociale e di conquista del potere, a partire dalle<br />
amministrazioni locali e contro i politici conniventi.<br />
Bisogna, purtroppo, ammettere che dopo <strong>la</strong> sconfitta delle lotte contadine e a causa del<strong>la</strong><br />
crescita del<strong>la</strong> ricchezza e del potere dei mafiosi, negli ultimi 20 anni, mentre <strong>la</strong><br />
sudditanza o <strong>la</strong> convivenza con essa sono aumentate enormemente, il gruppetto degli<br />
oppositori si è fatto sempre più esiguo.<br />
Gli anni ’90 invece hanno visto un innalzamento a livelli intollerabili dello scontro,<br />
nonchè un numero impressionante di omicidi di “servitori dello Stato”, che ha fatto<br />
rinascere <strong>la</strong> volontà del<strong>la</strong> lotta, per cui l’attuale movimento antimafia è nato soprattutto<br />
dall’emozione suscitata da alcuni delitti “eccellenti”.<br />
La strada da percorrere, come sostiene Anna Puglisi 491 , è costruire un movimento<br />
popo<strong>la</strong>re in cui le donne avrebbero un ruolo fondamentale, in cui vengono valorizzate le<br />
esperienze fatte fino a questo momento, moltiplicandole attraverso strumenti di<br />
comunicazione e spazi di <strong>la</strong>voro comune. Un movimento di donne consapevoli che <strong>la</strong><br />
lotta per l’emancipazione implica anche quel<strong>la</strong> contro <strong>la</strong> mafia che “violenta <strong>la</strong> nostra<br />
vita, anche se non ci colpisce direttamene con un omicidio 492 ”.<br />
Questa consapevolezza è al<strong>la</strong> base del movimento femminile che ebbe inizio nel 1981<br />
quando viene <strong>la</strong>nciata una petizione popo<strong>la</strong>re indirizzata all’allora Presidente del<strong>la</strong><br />
Repubblica, Pertini, e ai Governi regionali del<strong>la</strong> Sicilia, del<strong>la</strong> Campania e del<strong>la</strong><br />
Ca<strong>la</strong>bria. Prime firmatarie del<strong>la</strong> petizione sono state Rita Costa, vedova del giudice<br />
Costa ucciso nell’agosto dell’‘80, e <strong>la</strong> figlia Valeria, Giovanna Terranova, vedova del<br />
giudice Terranova ucciso nel settembre del ’79, Caterina Mancuso vedova del<br />
490 Puglisi A., Donne, mafia e antimafia.<br />
491Ibidem. 492 Puglisi A., Donne, mafia e antimafia. p. 27.<br />
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