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prevenzione e repressione del fenomeno del<strong>la</strong> mafia e costituzione di una commissione<br />

par<strong>la</strong>mentare permanente di vigi<strong>la</strong>nza e controllo”.<br />

Tuttavia, fu soltanto l’assassinio dello stesso La Torre, il 30 aprile del 1982, e del<br />

prefetto Carlo Alberto Dal<strong>la</strong> Chiesa, il 3 settembre dello stesso anno, a “costringere”<br />

finalmente il Par<strong>la</strong>mento ad approvare tale proposta, firmata dal ministro Rognoni, che<br />

perciò prenderà il nome di legge Rognoni–La Torre, n. 646 <strong>la</strong> quale introdurrà nel<br />

nostro codice penale l’art.416 bis “Associazione mafiosa”.<br />

Il 6 settembre 1982, dopo solo 3 giorni dall'omicidio di Dal<strong>la</strong> Chiesa, venne varato il<br />

D.L. n. 629, convertito con modificazioni nel<strong>la</strong> legge 12 ottobre 1982 n. 726, recante<br />

"Misure urgenti per il coordinamento del<strong>la</strong> lotta contro <strong>la</strong> delinquenza mafiosa", che<br />

istituì l'Alto Commissariato per il coordinamento contro <strong>la</strong> delinquenza mafiosa. Al<br />

nuovo organo, sottoposto agli ordini diretti del Ministro dell'Interno, vennero attribuiti<br />

partico<strong>la</strong>ri ed autonomi poteri di indagine presso le pubbliche amministrazioni, gli enti<br />

pubblici anche economici, le banche e gli istituti di credito pubblici e privati, con <strong>la</strong><br />

possibilità di avvalersi degli organi di polizia tributaria nell'espletamento delle proprie<br />

funzioni.<br />

Tale quadro sottolinea <strong>la</strong> fragilità del<strong>la</strong> risposta antimafiosa, una risposta prettamente<br />

giudiziaria il cui andamento è ciclico, incerto ed episodico. All’emozione suscitata da<br />

un importante omicidio politico in cui <strong>la</strong> violenza mafiosa esplode in modo <strong>la</strong>mpante e<br />

al<strong>la</strong>rmante, segue l’indignazione pubblica che obbliga le autorità politiche e giudiziarie<br />

ad intensificare l’azione repressiva varando “leggi tampone 25 ”, ispirate al<strong>la</strong> logica<br />

dell’emergenza, e creando istituzioni speciali che portano nuovi arresti, nuovi processi,<br />

e, annebbiati dal<strong>la</strong> soddisfazione per i risultati ottenuti, fa cadere ancora una volta nel<strong>la</strong><br />

disattenzione e il problema mafioso perde <strong>la</strong> priorità nell’agenda politica quotidiana.<br />

A confermare ciò è stata l’approvazione di una parte considerevole delle leggi antimafia<br />

solo in seguito a gravi attentati.<br />

Ne riporto alcuni esempi tratti dal rapporto su Mafie e Antimafia del 1996 di Luciano<br />

Vio<strong>la</strong>nte: si è visto come <strong>la</strong> legge sulle misure preventive del 1965 è successiva al<strong>la</strong><br />

strage di Ciaculli; <strong>la</strong> proposta di legge di Pio La Torre venne approvata solo in seguito il<br />

suo assassinio e dieci giorni dopo l’omicidio del Prefetto Carlo Alberto Dal<strong>la</strong> Chiesa; le<br />

integrazioni del<strong>la</strong> legge <strong>la</strong> Torre e <strong>la</strong> concessione di più incisivi poteri all’Alto<br />

Commissario Antimafia (legge 15 novembre 1988, n.486) seguirono all’omicidio del<br />

presidente del<strong>la</strong> Corte D’Assise, Antonio Saetta, il 25 settembre; il decreto legge<br />

25 Falcone G., Padovani M, Cose di Cosa Nostra.<br />

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