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emancipazione, perché mossa dal<strong>la</strong> volontà di “spiccare il volo verso un sogno<br />

all’insegna del<strong>la</strong> libertà” che, come rileva <strong>la</strong> Siebert, «è un gesto, comune a molte<br />

giovani del<strong>la</strong> sua età; ma è un sogno proibito per chi cresce all’ombra dei (dis) valori<br />

mafiosi 436 ».<br />

Rita Atria può essere considerata una pioniera, una donna all’avanguardia non solo per<br />

l’ambiente da cui proveniva ma perché a quel<strong>la</strong> tenerissima età, giovanissima inizia a<br />

lottare per affermare il suo diritto al<strong>la</strong> individualità.<br />

La sua storia, attraverso il suo diario, andrebbe perciò, divulgata, fatta conoscere ai<br />

giovani come uno dei migliori esempi di lotta al<strong>la</strong> mafia per educare al<strong>la</strong> legalità.<br />

Chiudo con un prezioso messaggio che Rita <strong>la</strong>sciò prima di pagare <strong>la</strong> libertà donando <strong>la</strong><br />

sua stessa vita «(...) Prima di combattere <strong>la</strong> mafia devi farti un autoesame di coscienza e<br />

poi, dopo aver sconfitto <strong>la</strong> mafia dentro di te, puoi combattere <strong>la</strong> mafia che c’è nel giro<br />

dei tuoi amici, <strong>la</strong> mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarsi 437 (...)».<br />

5.1.2 Le donne si costituiscono parti civili<br />

Un’altra donna che potremmo considerare, come Rita, all’avanguardia non per l’età ma<br />

perché fu <strong>la</strong> prima - in un periodo storico in cui <strong>la</strong> condizione femminile siciliana<br />

incarnava <strong>la</strong> sottomissione al padre o al marito-padrone - che per amore del figlio, ha<br />

osato rompere quel<strong>la</strong> sacra coesione e quell’unità familiare, fu Felicia Bartolotta<br />

Impastato.<br />

Vissuta a Cinisi fino al<strong>la</strong> morte, prima del matrimonio, nel 1947, non aveva capito cosa<br />

significasse veramente <strong>la</strong> mafia, seppur avesse uno zio che, emigrato negli Stati Uniti,<br />

era diventato gangster, perché si era innamorato del<strong>la</strong> figlia di un boss italo-americano.<br />

Scopre <strong>la</strong> realtà dell’Onorata Società quando sposa Luigi Impastato, un indiziato<br />

mafioso che aveva subito il confino durante il fascismo. Il marito, seppur non fosse<br />

inserito e non partecipasse attivamente ai grandi traffici, non solo era amico di alcuni<br />

uomini d’onore, in primo luogo del capomafia Gaetano Bada<strong>la</strong>menti, ma vantava una<br />

genealogia familiare mafiosa di gran rispetto: un fratello e un cognato, Cesare Manzel<strong>la</strong>,<br />

ucciso nel<strong>la</strong> guerra tra i Greco e La Barbera degli anni ’60 con una delle prime<br />

automobili imbottite di tritolo; erano stati capimafia anche il padre, un fratello,<br />

soprannominato “Sputafuoco”, e lo sarebbe diventato un nipote, Jack Impastato, ucciso<br />

in una guerra intestina alle cosche. Insomma una vera famiglia d’onore.<br />

436 Siebert R., op. cit., p. 141.<br />

437 Ingrascì O., Donne d’onore, p.156.<br />

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