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Unanime è sicuramente <strong>la</strong> considerazione dell’importanza del ruolo del<strong>la</strong> madre nel<strong>la</strong><br />

formazione di un perfetto uomo d’onore. Solitamente, infatti, il processo di<br />

socializzazione primaria 510 è quasi di esclusiva pertinenza del<strong>la</strong> donna, ancor di più in<br />

una famiglia mafiosa dove i figli vengono formati con una certa mentalità che esalta <strong>la</strong><br />

forza o meglio <strong>la</strong> “prepotenza maschile 511 ”, <strong>la</strong> violenza, <strong>la</strong> sopraffazione e le differenze<br />

di genere, trasmettendo insieme ad essi quei disvalori del<strong>la</strong> cultura su cui si fonda<br />

l’Onorata Società, quali l’onore, <strong>la</strong> vendetta, l’omertà - capisaldi dell’essere, del “sentire<br />

mafioso 512 - che si dimostrano in realtà, come sostiene <strong>la</strong> Rando, valori di una cultura di<br />

morte.<br />

La donna-madre, inoltre, è responsabile nel mantenere e comunicare al figlio maschio<br />

l’immagine positiva del padre il quale deve rappresentare un modello da “ossequiare 513 ”,<br />

rispettare ma soprattutto emu<strong>la</strong>re assicurando che le sue “orme 514 ” vengano seguite e le<br />

sue direttive e indicazioni accettate senza contestazione. In questo modo il figlio<br />

considererà assolutamente normale, e forse un vanto, vedere il padre in carcere o in<br />

<strong>la</strong>titanza ereditando da lui un futuro da uomo d’onore e garantendo così continuità a<br />

Cosa Nostra.<br />

Gli intervistati riportano Ninetta Bagarel<strong>la</strong>, Saveria Benedetta Pa<strong>la</strong>zzolo e <strong>la</strong> moglie di<br />

Bernardo Brusca come perfetti esempi di madri “d’onore”, non dimenticando, tuttavia,<br />

quanto ugualmente essenziale sia, al contrario, il compito materno nel far crescere figli<br />

“sani 515 ”, anche all’interno di contesti mafiosi, come dimostra <strong>la</strong> storia di Felicia<br />

Bartolotta Impastato ma anche <strong>la</strong> vicenda del<strong>la</strong> Iucu<strong>la</strong>no <strong>la</strong> quale ha tenuto lontano,<br />

preservandolo, sia dal<strong>la</strong> famiglia del marito che dal<strong>la</strong> realtà carceraria, il piccolo<br />

maschio e ha educato le figlie in modo tale da diventare, in seguito, il principale se non<br />

l’unico supporto nel<strong>la</strong> sua col<strong>la</strong>borazione.<br />

In definitiva per tutti, è in tale funzione educativa che <strong>la</strong> donna mostra <strong>la</strong> sua forza e il<br />

suo potere in quanto diventa indispensabile e fondamentale nel contribuire a mantenere<br />

in vita l’organizzazione, che trae forza proprio dal quel substrato culturale, dimostrando<br />

in questo una responsabilità piena anzi “gigantesca 516 ”. Il riconoscimento di tale<br />

funzione priva, finalmente, di qualsiasi fondamento una visione che vedeva il ruolo<br />

femminile in maniera assolutamente marginale, di sudditanza perlopiù.<br />

510 Intervista Ombretta Ingrascì in appendice.<br />

511 Intervista Monica Genovese in appendice.<br />

512 Intervista Teresa Principato in appendice.<br />

513 Intervista Vincenza Rando in appendice<br />

514 Intervista Carme<strong>la</strong> Rosalia Iucu<strong>la</strong>no in appendice.<br />

515 Intervista Piera Aiello in appendice.<br />

516 Intervista Monica Genovese in appendice.<br />

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