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denunziando i piccoli e grandi traffici dei mafiosi, facendo satira contro di loro<br />

attraverso ‘nciurie 447 , sberleffi, irrisioni, insopportabili per gli uomini d’onore perché<br />

lesivi del<strong>la</strong> loro “rispettabilità”. Nomi, cognomi, fatti che raggiungevano centinaia e<br />

centinai di case, grazie a un mezzo, <strong>la</strong> radio, che arriva dove non arriva qualsiasi altro<br />

mezzo di comunicazione, perché nessuno poteva control<strong>la</strong>re chi seguiva <strong>la</strong> trasmissione<br />

nell’intimità del<strong>la</strong> propria casa.<br />

La passione con cui combatte tale battaglia coinvolgerà il fratello Giovanni il quale<br />

crescendo condividerà le sue idee politiche diventando, anche lui, un militante di<br />

sinistra.<br />

Il padre si sentì sconfitto due volte, una per Peppino e una per Giovanni, sui quali non<br />

riusciva ad avere più nessuna autorità. Era diventata una situazione insostenibile e<br />

imbarazzante soprattutto agli occhi dei suoi ‘amici’ onorati. Che prestigio poteva<br />

vantare, infatti, se nemmeno in casa lo stavano a sentire? E che padre era, che nemmeno<br />

sapeva imporre il rispetto dell’ordine ai suoi figli?<br />

A Felicia dirà: «Qua dentro questa casa non ci posso stare più. Vergogna! 448 ». Così parte<br />

dai parenti in America. Dopo il rientro muore in uno strano incidente stradale, <strong>la</strong> cui<br />

dinamica non fu mai chiarita del tutto.<br />

Questo decretò <strong>la</strong> condanna a morte di Peppino, perché finchè fu vivo il padre, <strong>la</strong> cui<br />

presenza era stata come uno scudo, una difesa, i mafiosi non osavano ucciderlo ma<br />

adesso cadeva qualsiasi remora ad eliminare quel<strong>la</strong> “spina nel fianco 449 ”.<br />

L’agguato si compì <strong>la</strong> notte tra l’8 e il 9 maggio del 1978, in occasione delle elezioni<br />

comunali in cui Peppino e i suoi compagni avevano formato una lista con Democrazia<br />

Proletaria. Uscito dal<strong>la</strong> radio, ormai sul<strong>la</strong> via di casa, i mafiosi gli tesero un’imboscata,<br />

lo tramortirono con un colpo al<strong>la</strong> nuca e lo fecero saltare in aria con una carica di tritolo<br />

sui binari del<strong>la</strong> tratta ferroviaria Palermo – Trapani.<br />

Misero, astutamente, in scena <strong>la</strong> farsa di un attentato dinamitardo terroristico mancato e<br />

le indagini per lungo tempo seguirono questa strada a cui poi si aggiunse un’altra pista<br />

alternativa, quel<strong>la</strong> del suicidio, suffragato da un bigliettino trovato tra i libri di Peppino<br />

dalle forze dell’ordine al momento del<strong>la</strong> perquisizione del<strong>la</strong> sua stanza, in cui c’era<br />

scritto: «L’inverno è freddo, <strong>la</strong> mia disperazione è tiepida 450 ».<br />

Davvero una prova schiacciante! D’altronde siamo negli anni 70/80, in Italia sono gli<br />

anni di piombo, del<strong>la</strong> strategia del<strong>la</strong> tensione, del<strong>la</strong> grande violenza politica iniziata con<br />

447 In siciliano significa soprannomi.<br />

448 Siebert R., op. cit., p. 307.<br />

449 Longrigg C., L’altra metà del<strong>la</strong> mafia, p. 206.<br />

450 Dal<strong>la</strong> Chiesa N., Le ribelli, p. 54.<br />

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