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“rientrare a far parte in maniera partecipata e attiva al<strong>la</strong> vita sociale del<strong>la</strong> mia Terra. La<br />

Sicilia. 422 ”.<br />

Rita Atria<br />

Legata a Piera è <strong>la</strong> vicenda del<strong>la</strong> cognata Rita Atria. Cresciuta in una famiglia mafiosa,<br />

fa propri <strong>la</strong> mentalità, gli schemi, i comportamenti di quel contesto trasmessigli dal<strong>la</strong><br />

madre, incarnazione del<strong>la</strong> donna custode che educa il figlio Nico<strong>la</strong> a seguire l’esempio<br />

del padre, quindi ad essere un uomo d’onore, e le figlie a obbedire al<strong>la</strong> volontà del<br />

maschio, a tacere, a difendere quei valori (omertà, obbedienza, sottomissione, vendetta).<br />

Il magistrato Alessandra Camassa, che seguì <strong>la</strong> testimonianza di Rita insieme a Paolo<br />

Borsellino, <strong>la</strong> descrive, infatti, in questo modo: «(...) Era <strong>la</strong> mafiosa in gonnel<strong>la</strong> del<strong>la</strong><br />

situazione. Teneva le armi in casa. Era cresciuta con quel<strong>la</strong> mentalità (…) 423 ».<br />

Ciò porta Rita a crearsi una visione deformata, quasi favolistica del<strong>la</strong> realtà, in<br />

partico<strong>la</strong>re dei ‘suoi’ due uomini, il padre e il fratello, verso i quali nutre un amore<br />

incondizionato alimentato dall’orgoglio di essere un Atria.<br />

Dopo <strong>la</strong> morte di Nico<strong>la</strong>, mossa dal<strong>la</strong> stessa rabbia cieca che prima aveva spinto il<br />

fratello a infiltrarsi tra le cosche per farsi giustizia da solo, decide di vendicarsi in altro<br />

modo, seguendo <strong>la</strong> cognata e scegliendo di testimoniare. Un’azione, dunque, che<br />

sembra trovare le proprie radici nei principi che <strong>la</strong> ragazza aveva imparato a rispettare<br />

sin da picco<strong>la</strong>. Ma, come dice Piera, «(…) quando ha visto che il mondo dove era<br />

approdata era difficile, ma bello, fatto di persone come Paolo Borsellino, Alessandra<br />

Camassa, Morena P<strong>la</strong>zzi, Custode, e tanti altri, ha visto che <strong>la</strong> vendetta non era così<br />

importante. Il suo vero scopo poi è stato di assicurare i delinquenti al<strong>la</strong> giustizia 424 ».<br />

L’incontro con l’“altro” mondo, quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> Giustizia, considerato prima il nemico, le<br />

aprì gli occhi permettendole, seppur con dolore e difficoltà, di guardare il proprio<br />

passato con uno sguardo diverso, a iniziare da suoi miti: nel corso degli interrogatori,<br />

comprese che il padre, tanto ido<strong>la</strong>trato, non era un semplice e buon pastore, che e<strong>la</strong>rgiva<br />

favori ai bisognosi di Partanna, il ‘paciere del paese’, ma un uomo d’onore spietato e il<br />

fratello un vile spacciatore di eroina.<br />

Rita, sicuramente, quando decise di testimoniare non aveva preventivato che le figure<br />

del padre e del fratello ne uscissero così denigrate, e questo è sicuramente stato un<br />

trauma per lei creando, come ammette <strong>la</strong> Camassa, una ‘grossa smagliatura nel suo<br />

sistema morale 425 ’, che <strong>la</strong> porta a riconsiderare, necessariamente, tutto ciò in cui aveva<br />

422 http://ritaatria.it/PieraAiello.aspx.<br />

423 Longrigg C., L’altra metà del<strong>la</strong> mafia, p. 278.<br />

424 Intervista Piera Aiello in appendice.<br />

425 http://www.ritaatria.it/Leggi-le-storie.aspx?id=14.<br />

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