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Passive, sottomesse, all’oscuro degli affari dell’organizzazione, docili e mansuete,<br />

capaci solo di obbedire al proprio uomo, insomma quasi dei vegetali: ecco il ritratto<br />

femminile in questo mondo esclusivamente maschile. Un’altra ipocrita invenzione<br />

costruita ad arte per permettere loro di agire tranquil<strong>la</strong>mente preservando Cosa Nostra.<br />

Il quadro che si è cercato di delineare ha provato, dunque, - anche attraverso il piccolo<br />

studio condotto - a far luce sul<strong>la</strong> vera condizione del<strong>la</strong> donna dentro <strong>la</strong> mafia, seppur lo<br />

scenario che si è aperto è, piuttosto, artico<strong>la</strong>to.<br />

Emerge da parte dello stesso sistema mafioso, innanzitutto, un atteggiamento alquanto<br />

ambivalente nei suoi confronti. Amata, venerata, adu<strong>la</strong>ta ma anche temuta in quanto<br />

madre e insieme odiata, disprezzata e rifiutata come donna, una cosa è, comunque,<br />

certa: al<strong>la</strong> mafia serve.<br />

Serve, in primo luogo, anzi è indispensabile nell’essere madre, poiché in tale veste è <strong>la</strong><br />

principale, se non l’unica responsabile, del<strong>la</strong> trasmissione ai figli del codice disvaloriale<br />

mafioso, fondato sull’onore, l’omertà, <strong>la</strong> vedetta, concorrendo a formare perfetti futuri<br />

Riina o Provenzano e perfette future Pa<strong>la</strong>zzolo o Bagarel<strong>la</strong>.<br />

Serve perché tra pentiti, detenuti e <strong>la</strong>titanti rimane <strong>la</strong> persona più affidabile cui impartire<br />

importanti compiti che si traducono nel<strong>la</strong> commissione di svariati illeciti, ed ancora più<br />

necessaria se grazie ad una certa miopia del mondo giuridico e non solo, che ha creduto<br />

al<strong>la</strong> sua marginalità, ha goduto di maggiori sconti di pena se non addirittura<br />

dell’impunità, garantendole, per più di 20 anni, un indisturbato sviluppo.<br />

Così, dentro <strong>la</strong> mafia amante del silenzio e del<strong>la</strong> discrezione, molto silenziosamente e<br />

discretamente il sesso “debole” s’inserisce nel mercato del<strong>la</strong> droga, nel campo delle<br />

pratiche estorsive, del ricic<strong>la</strong>ggio di denaro sporco, del<strong>la</strong> contabilità degli “stipendi” ma<br />

non solo. Non si accontenta più delle semplici, seppur fondamentali, funzioni di<br />

prestanome e delle mansioni di supporto iniziando ad entrare in campi sempre più<br />

sofisticati che si addicono al<strong>la</strong> sua maggiore istruzione e professionalità, come quello<br />

imprenditoriale, fino ad arrivare a reggere interi mandamenti.<br />

Finalmente l’emancipazione femminile, si potrebbe pensare. Affatto. L’inserimento<br />

sempre più organico e stabile, che si spaccia per emancipazione, è, in realtà, una gentile<br />

“concessione” dell’Onorata Società e risponde solo all’egoistica necessità di preservare<br />

se stessa. Ci troviamo, infatti, di fronte a una donna che sembra emancipata<br />

esteriormente ma non lo è intimamente dato che <strong>la</strong> mafia nega qualsiasi forma di parità<br />

e tanto meno di libertà d’espressione del<strong>la</strong> propria individualità.<br />

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