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alle prese con i tanti problemi quotidiani, estranee alle alte logiche dei gruppi criminali<br />

per cui <strong>la</strong>voravano.<br />

Con indosso panciere riempite da eroina e ben profumate, per non essere individuate dai<br />

cani antidroga, s’imbarcavano dall’aeroporto Punta Raisi di Palermo per raggiungere<br />

New York, dove consegnavano <strong>la</strong> merce ad altri affiliati dell’organizzazione. Dopo<br />

alcuni giorni, ritornavano a Palermo con i dol<strong>la</strong>ri attaccati con il nastro adesivo sul<br />

corpo. Queste donne, inoltre, a parte il disumano metodo di trasporto cui erano costrette,<br />

venivano abusate sessualmente all’andata e al ritorno del loro “viaggio di <strong>la</strong>voro”. Un<br />

partico<strong>la</strong>re significativo per <strong>la</strong> Siebert 204 perché espressione del<strong>la</strong> signoria territoriale:<br />

<strong>la</strong> conquista del corpo femminile mediante il passaggio coatto attraverso il sesso<br />

“denota ancora una volta quel rapporto sprezzante e di dominio col femminile 205 ”.<br />

Non vi è dubbio che tra i motivi per cui i gruppi criminali tendono ad assoldare persone<br />

di sesso femminile vi è il fattore dell’insospettabilità, che permette loro di passare<br />

inosservate i confini internazionali dove di rado c’erano ispettori doganali donne a<br />

perquisirle. Ancora una volta hanno ottenuto un vantaggio proprio dal pregiudizio nei<br />

loro confronti.<br />

Trasportare <strong>la</strong> droga è, d’altronde, mestiere partico<strong>la</strong>rmente adatto alle donne, dal<br />

momento che possono nascondere con facilità le confezioni di stupefacenti simu<strong>la</strong>ndo<br />

una gravidanza o arroto<strong>la</strong>ndo fianchi e seno.<br />

Sempre perchè dà meno nell’occhio, anche il traffico nazionale ed internazionale di<br />

droga si addice al <strong>la</strong>voro femminile, sia mettendo a disposizione, per <strong>la</strong> loro<br />

organizzazione, case e salotti, sia come mediatrici in varie operazioni.<br />

Vincenza Calì<br />

Una di queste donne, Vincenza Calì, madre di otto figli, accettò l’incarico di corriera<br />

più volte. In occasione del secondo o forse del terzo viaggio, arrivò all’aeroporto<br />

accompagnata dal marito, indossando un corsetto imbottito con due chili e mezzo di<br />

eroina. Fingeva di recarsi dai parenti in America ma gli investigatori, insospettiti del<br />

gran ‘bisogno’ di andare a trovare i cugini emigrati a New York che un gran numero di<br />

donne di Torretta sembravano avere, iniziarono a indagare mettendo sotto controllo il<br />

telefono del<strong>la</strong> Calì. Questa fu fermata il 24 maggio del 1986 all’aeroporto dopo che le<br />

avevano trovato addosso delle bustine di eroina. Arrestata insieme al marito furono<br />

condannati rispettivamente a 10 e 13 anni per traffico di eroina. La figlia maggiore<br />

Piera, nonostante gli enormi sacrifici che dovette affrontare nel prendersi cura del<strong>la</strong><br />

204 Siebert R., Dal materno al mafioso.<br />

205 Ibidem p. 66.<br />

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