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Il ruolo del<strong>la</strong> donna all’interno dell’organizzazione mafiosa da sempre è stato rilevante<br />
e strumentalmente reso invisibile rispetto al<strong>la</strong> dimensione pubblica, almeno in una<br />
prima fase, allo scopo, come abbiamo visto, di garantirne l’impunità giuridica. Oggi al<strong>la</strong><br />
luce dei dati acquisiti quali sentenze, processi in corso e fatti accertati, non si può<br />
negare ancora l’effettiva rilevanza del<strong>la</strong> funzione femminile che smaschera <strong>la</strong> falsità<br />
dello stereotipo su di esse.<br />
L’assenza di ieri, tuttavia, non va giustificata so<strong>la</strong>mente con una generale invisibilità,<br />
poiché negli ultimi 30 anni effettivamente si è assistito a una trasformazione del ruolo<br />
svolto dal<strong>la</strong> donna: un ruolo in progressiva evoluzione che riflette il profondo<br />
cambiamento che Cosa Nostra ha dovuto subire in seguito all’emergenza pentiti.<br />
Per arginare tale fenomeno, infatti, si è ridotto di molto il numero degli affiliati<br />
combinati, evitando, quindi, il rito di affiliazione formale - momento essenziale di<br />
riconoscimento dei coassociati, come evidenzia <strong>la</strong> Principato 200 - permettendo così di<br />
mantenere segreta a molti l’identità dei componenti. Sembra che il rito d’iniziazione<br />
abbia fallito il suo scopo: intimidire le nuove reclute e ottenere un’obbedienza<br />
incondizionata.<br />
Inoltre il ricorrere sempre di più ad estranei “fiancheggiatori”, ha comportato una<br />
maggiore stratificazione dei livelli di conoscenza e di partecipazione, riducendo così il<br />
rischio di una massiccia fuga di notizie in caso di col<strong>la</strong>borazione. Questi fanno parte,<br />
però, del<strong>la</strong> criminalità comune, quindi, dall’organizzazione non sono formati, seguiti o<br />
meglio curati, perciò poco motivati e soprattutto “per nul<strong>la</strong> temprati al<strong>la</strong> dura disciplina<br />
e alle difficili prove 201 ”, come <strong>la</strong> carcerazione a cui, invece, erano preparati gli uomini<br />
d’onore.<br />
Vengono in aiuto, così, le donne del<strong>la</strong> “famiglia”, donne, definite dal<strong>la</strong> Principato 202 , di<br />
razza sicuramente più affidabili perchè più conservatrici dei disvalori mafiosi.<br />
L’assetto interno a Cosa Nostra si rivoluziona, soprattutto, in seguito all’entrata nel<br />
floridissimo circuito del narcotraffico che ha reso necessario nei primi anni ottanta lo<br />
sfruttamento di donne solitamente non appartenenti a famiglie mafiose e utilizzate a vari<br />
livelli, dal trasporto, al traffico, allo spaccio.<br />
Come corriere in un ingente traffico di droga, sul<strong>la</strong> rotta Torretta-New York, si servono<br />
di giovani studentesse ma perlopiù casalinghe incensurate e povere: donne del popolo 203 ,<br />
200 Principato T., Dino A., Mafia donna. Le vestali del sacro e dell’onore.<br />
201 Principato T. in Narcomafie, n. 10, 2005.<br />
202 Ibidem.<br />
203 Ingrascì O., Donne d’onore.<br />
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