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uomini d’onore contribuirà al<strong>la</strong> riuscita del sequestro sorvegliando a turno il ragazzo.<br />

Fra questi vi sono Filippo Sciara, il dott. Antonino Di Caro, Giuseppe Virone, Giuseppe<br />

Putrone, Giuseppe Focoso, Arturo Messina, Ger<strong>la</strong>ndo Messina, Giuseppe Gambacorta,<br />

Luigi Putrone, Mario Capizzi, Antonio Costanza, Vincenzo Chiodo, Alfonso Falsone,<br />

Giovanni Pol<strong>la</strong>ri.<br />

Le dichiarazioni di Falzone che trovano ampi riscontri, insieme a quelle di Monticciolo<br />

e Chiodo, dissociatisi, in seguito, dall’organizzazione, fecero venire a gal<strong>la</strong> i dettagli<br />

sul<strong>la</strong> fine fatta dal ragazzo.<br />

L’11 gennaio del 1996, Giovanni Brusca aveva appreso dal telegiornale di essere stato<br />

condannato all’ergastolo in contumacia per l’omicidio dell’imprenditore Ignazio Salvo.<br />

In un accesso di rabbia, Brusca diede l’ordine di uccidere Giuseppe.<br />

Essi girarono faccia al muro il ragazzo, incapace di alcuna resistenza perché debilitato<br />

da oltre 2 anni di segregazione. Mentre Monticciolo lo teneva per i piedi, ed Enzo<br />

Brusca lo alzava per le braccia, Vincenzo Chiodo prese un pezzo di corda e strangolò il<br />

bambino. Il cadavere era stato introdotto in fusto metallico pieno d’acido. Tutte le tracce<br />

vennero fatte scomparire: i vestiti bruciati, lo stesso bidone di acido - dopo lo<br />

spargimento dei residui nel terreno circostante <strong>la</strong> casa - nuovamente bruciato e ogni<br />

ulteriore traccia rimossa.<br />

C’è solo un modo per definirli: «Bestie. Uomini senza onore e senza amore. Senza<br />

timore di Dio, senza valori o ideali. Belve feroci 132 ».<br />

Un partico<strong>la</strong>re raccontato da Chiodo è partico<strong>la</strong>rmente sconcertante: Brusca vedendolo<br />

che stava per bruciare un pezzo di corda non dissoltasi, gli dirà in tono scherzoso:<br />

«questo te lo puoi conservare come trofeo 133 ».<br />

Chiamarli bestie, perciò, potrebbe sembrare persino un complimento.<br />

Dopo le rive<strong>la</strong>zioni sull’assassinio di Giuseppe Di Matteo, al quale contribuirono molti<br />

uomini d’onore, non ci sono stati risparmiati i soliti stereotipi sul<strong>la</strong> “vecchia” mafia,<br />

quel<strong>la</strong> buona e che aiuta <strong>la</strong> gente, e <strong>la</strong> “nuova” mafia, spietata e sanguinaria, fortemente<br />

sostenuto anche dai pentiti.<br />

Non è assolutamente vero, infatti, che i mafiosi abbiano cominciato ad uccidere donne e<br />

bambini soltanto in tempi recenti. Questo, come sottolinea C<strong>la</strong>re Longrigg 134 , è un<br />

clichè vecchio e logoro che è sopravvissuto fino ad oggi, il che è sorprendente visto che<br />

l’evidenza dei fatti dimostra il contrario.<br />

132 Castaldo F., La Mafia, <strong>la</strong> “Stidda”, p. 112.<br />

133 Ibidem p. 114.<br />

134 Longrigg C., L’altra metà del<strong>la</strong> mafia.<br />

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