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A lei queste cose i genitori non gliele hanno mai insegnate, le ha dovute imparare<br />

adesso ma non da so<strong>la</strong> bensì con l’insostituibile presenza delle sue “due piccole grandi<br />

donne” e del bambino: insieme a loro continua a crescere in questa nuova vita.<br />

La Iucu<strong>la</strong>no attraverso <strong>la</strong> sua storia -il cui racconto assume anche una funzione<br />

liberatoria dal dolore causatole, seppur le ci vorrà ancora del tempo per rimarginare<br />

tutte le ferite- ha portato avanti una vera e propria “rivoluzione al femminile 377 ” al<strong>la</strong><br />

condanna del silenzio permettendole di raggiungere l’integrità morale.<br />

La sua disponibilità a ri<strong>la</strong>sciare interviste, il libro che ha fatto scrivere sul<strong>la</strong> sua vita,<br />

non rispondono a un bisogno narcisistico di trovare fama o diventare una “diva”, ma<br />

al<strong>la</strong> necessità di portare fuori <strong>la</strong> sua storia nel<strong>la</strong> speranza che il suo esempio spinga altre<br />

“donne di mafia”, mogli, madri, figlie che siano, a ribel<strong>la</strong>rsi. A tal fine continua a<br />

<strong>la</strong>nciare appelli alle mogli dei boss dicendo loro: «(…) ribel<strong>la</strong>tevi, veramente, perché i<br />

vostri figli hanno diritto a un futuro diverso (…) che senso ha andare dentro un carcere,<br />

fare una vita di sacrifici così, che senso ha, perchè? (…) 378 ».<br />

La sua battaglia non si esaurisce nel<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione perché finchè avrà vita e voce non<br />

smetterà mai di gridare che il mondo si può cambiare, che non bisogna rassegnarsi<br />

perché se ci uniamo tutti in questa lotta, con <strong>la</strong> nostra forza, <strong>la</strong> Sicilia potrà liberarsi<br />

dal<strong>la</strong> mafia, quel<strong>la</strong> “ma<strong>la</strong> pianta che non <strong>la</strong> fa respirare 379 ”.<br />

Parole di speranza ma soprattutto parole a cui crede profondamente. È così che Rosalia<br />

ha acquisito il vero onore non prima facendo <strong>la</strong> bel<strong>la</strong> moglie del boss.<br />

Degli appelli alle donne di mafia, come quelli del<strong>la</strong> Iucu<strong>la</strong>no, c’è molto bisogno dato<br />

che il numero delle col<strong>la</strong>borazioni al femminile è ancora molto basso. Stando, infatti,<br />

alle indicazioni del Servizio Centrale di Protezione, secondo i dati contenuti in una<br />

re<strong>la</strong>zione firmata da Antonio Manganelli - che ne è stato per lungo tempo il<br />

responsabile - nel gennaio del 1997 le donne che col<strong>la</strong>boravano con <strong>la</strong> giustizia erano<br />

94, di cui 61 ‘pentite’ e 33 testimoni, di queste il 30% offrivano contributi in materia di<br />

Cosa Nostra. La situazione in questi ultimi 10 anni non è migliorata.<br />

Sicuramente su questa bassa percentuale influisce inevitabilmente <strong>la</strong> prospettiva di un<br />

cambiamento di vita radicale che tale scelta comporta: una vera e propria svolta che<br />

porta ad abbandonare un fitto tessuto di amicizie e di legami familiari, a riconvertire e<br />

ribaltare valori, convinzioni, abitudini e <strong>la</strong> stessa identità investendo <strong>la</strong> sfera affettiva e<br />

psicologica. Un’esperienza traumatica e dolorosa, innegabilmente, che coinvolge in<br />

377 Sava L. in Narcomafie, n. 10, 2005, p. 24.<br />

378 Intervista Carme<strong>la</strong> Rosalia Iucu<strong>la</strong>no, op. cit.<br />

379 Cerati C., Storia vera di Carme<strong>la</strong> Iucu<strong>la</strong>no, p. 134.<br />

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