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organizzata 247 ”, evidenzia proprio questo andamento e come <strong>la</strong> presenza femminile sia<br />
ormai “a tutto campo” nel mondo del crimine, specie in quello mafioso.<br />
A partire dagli anni 90, finalmente, si inizia a decostruire quello stereotipo che le ha<br />
ritratte falsamente come “donne pie, con i santini in mano, per lo più casalinghe, madri<br />
esemp<strong>la</strong>ri e compagne fedeli 248 ”, il cui eventuale coinvolgimento criminale sarebbe<br />
addebitabile al<strong>la</strong> cieca obbedienza ai propri uomini. A sve<strong>la</strong>re tale distorsioni e <strong>la</strong> reale<br />
portata del<strong>la</strong> partecipazione criminale-mafiosa femminile, hanno contribuito vari fattori:<br />
l’ondata di studi di genere sul fenomeno con <strong>la</strong> raccolta di testimonianze delle<br />
protagoniste; sul piano legis<strong>la</strong>tivo, <strong>la</strong> legge Rognoni-La Torre, primo vero passo per<br />
mettere a nudo <strong>la</strong> portata reale del ruolo svolto dalle donne, soprattutto nei reati<br />
economici-finanziari; l’avanzamento del<strong>la</strong> giurisprudenza che ha smesso di considerare<br />
l’affiliazione formale dell’associato al<strong>la</strong> mafia come conditio sine qua non per provarne<br />
<strong>la</strong> partecipazione, recependo in tal modo le novità dell’organizzazione.<br />
In tal modo, nei processi che le vedono coinvolte, si comincia a giudicarle, anziché in<br />
base a categorie generalizzanti, individualmente.<br />
Tuttavia, permangono alcune resistenze ad accettare una simile realtà.<br />
Si consideri come esempio il commento all’arresto di Mariastel<strong>la</strong> Madonia e Giovanna<br />
Santoro, rispettivamente sorel<strong>la</strong> e moglie del boss di Vallelunga, Piddu Madonia,<br />
avvenuto nel 1998:<br />
«Nonostante tutto, confessiamo di trovare disagio ogniqualvolta si par<strong>la</strong> di donne<br />
accusate di mafia: vedere dietro le sbarre magari in iso<strong>la</strong>mento, mogli e sorelle di boss<br />
fa tristezza. Perché una donna <strong>la</strong> consideriamo caratterialmente diversa dagli uomini,<br />
pensiamo che badi solo ai figli e al<strong>la</strong> casa, non ce <strong>la</strong> immaginiamo dare ordini, o stare di<br />
pari a pari con assassini e grassatori 249 ».<br />
Le stesse resistenze si mostrano per <strong>la</strong> Sansone, di cui si è par<strong>la</strong>to precedentemente.<br />
Nonostante, si accerti che questa «(…) travalicando il confine di moglie devota, fedele e<br />
silente di boss di rango quale è il Tagliavia, si pone, al contrario, come vera compagna<br />
di vita che consapevolmente condivide, sostiene e partecipa alle scelte criminali del suo<br />
uomo 250 », si sottolinea il carattere sostitutivo, temporaneo, che contraddistingue il<br />
potere del<strong>la</strong> Sansone, <strong>la</strong> cui partecipazione viene considerata sporadica e quasi<br />
accidentale perchè sorta in un momento di difficoltà, di sbandamento del mandamento.<br />
Il reato che le si contesta diventa, dunque, il concorso esterno in associazione mafiosa e<br />
247 Ferrigno C., in Polizia Moderna, n. 11/12.<br />
248 Incande<strong>la</strong> F., Donne di mafia, donne contro <strong>la</strong> mafia, p. 6.<br />
249 Ingrascì O., Donne d’onore, p. 108-109.<br />
250 Annotazioni del<strong>la</strong> Criminalpol citate nell’ordinanza di custodia caute<strong>la</strong>re, cit. in ibidem p. 112.<br />
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