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L’essere moglie e madre ha garantito l’immunità ad un’altra donna di un super boss,<br />

Antonietta Bagarel<strong>la</strong>, che seppur - come <strong>la</strong> Pa<strong>la</strong>zzolo - avesse condiviso <strong>la</strong> <strong>la</strong>titanza del<br />

marito, non è mai stata incriminata per favoreggiamento.<br />

Sul<strong>la</strong> rivista Mezzocielo Piera Fallucca a tal proposito ha commentato:<br />

«Malgrado abbia vissuto per un ventennio con un assassino, condividendone <strong>la</strong><br />

<strong>la</strong>titanza, non ne è complice. Non è neanche perseguibile per favoreggiamento. Per me<br />

si tratta di una mostruosità giuridica:1) perché antepone i legami familiari<br />

all’universalità del<strong>la</strong> legge; 2) perché subordina <strong>la</strong> definizione delle responsabilità<br />

individuali ad una concezione “extraterritoriale” del<strong>la</strong> famiglia; 3) perché, considerata <strong>la</strong><br />

partico<strong>la</strong>re e specifica organizzazione mafiosa (associativa) e <strong>la</strong> struttura proprio per<br />

“famiglie” di Cosa Nostra, non solo non rompe ma anzi consolida a livello culturale e<br />

simbolico l’esistenza di leggi “altre”, le leggi inscritte nei codici degli “uomini<br />

d’onore” 184 ».<br />

Anna Puglisi par<strong>la</strong>, giustamente, di una concezione familistica del diritto penale che non<br />

tiene conto del<strong>la</strong> compenetrazione e sovrapponibilità tra organizzazione mafiosa e<br />

parente<strong>la</strong>, naturale o acquisita. In tal modo Ninetta Bagarel<strong>la</strong>, come Saveria Pa<strong>la</strong>zzolo e<br />

Carme<strong>la</strong> Grazia Minniti, non sono punibili per aver favorito <strong>la</strong> <strong>la</strong>titanza del marito<br />

poiché hanno agito per salvarlo “da un grave e inevitabile nocumento del<strong>la</strong> libertà”. La<br />

famiglia, così, continua a essere “una riserva in cui è lecito favorire le forme più gravi<br />

di criminalità 185 ”.<br />

Anche le donne del<strong>la</strong> famiglia Marchese del<strong>la</strong> cosca di Corso dei Mille, Drago<br />

Giuseppa, madre di Antonino Marchese e le sue sorelle Ange<strong>la</strong> e Vincenza, futura<br />

moglie di Leoluca Bagarel<strong>la</strong>, vennero assolte dal reato di detenzione, porto illegale di<br />

armi c<strong>la</strong>ndestine, ricettazione e false dichiarazioni sul<strong>la</strong> propria identità personale<br />

perché, come scritto sul<strong>la</strong> sentenza, appare dubbio che individui di sesso femminile<br />

detengano pistole di grosso calibro “essendo altro e diverso il ruolo riservato al<strong>la</strong> donna<br />

nelle organizzazioni criminali 186 ”.Verrà ritenuto responsabile solo il fratello Marchese<br />

Antonino.<br />

È evidente qui il diverso trattamento riservato agli imputati dei due sessi, a sottolineare<br />

<strong>la</strong> persistente influenza del<strong>la</strong> variabile genere nelle diverse pronunce giurisdizionali per<br />

associazione di stampo mafioso.<br />

184 Siebert R., Dal materno al mafioso, p. 70.<br />

185 Puglisi A., Donne, mafia e antimafia, p. 56.<br />

186 Principato T., in Segno, n. 183, marzo 1997, p.12.<br />

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