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stava combattendo per una giusta causa, «Peppino lottava per il bene del suo<br />

paese 440 (…)». Felicia, insomma, diventa complice di un figlio il cui difetto era quello di<br />

essere intelligente e di pensare con <strong>la</strong> propria testa.<br />

Tuttavia, pur continuando a difenderlo, contemporaneamente, cerca di dissuaderlo: «Hai<br />

ragione, figlio, ma è inutile che se ne parli 441 », chiedendo perfino ai compagni di<br />

Peppino di convincerlo a non andare avanti nelle denunce: «Diteglielo che non parli di<br />

mafia. Non par<strong>la</strong>re di mafia. Lasciali andare quei disgraziati 442 ».<br />

Perché? Paura. Paura del marito, di quello che si diceva in paese, accompagnata<br />

dall’idea diffusa e accettata che <strong>la</strong> lotta contro i mafiosi è inutile perché loro sono i<br />

potenti, ma soprattutto paura che potessero ucciderlo.<br />

La paura per <strong>la</strong> vita di Peppino non era tanto infondata. Infatti, il marito Luigi fu<br />

oggetto di pressioni, di battute malevole, di ve<strong>la</strong>te minacce, come quel<strong>la</strong> che una volta<br />

Felicia sentì dire a uno degli amici mafiosi: «Se fosse mio figlio, scaverei <strong>la</strong> sua<br />

fossa 443 ». Ma il padre rispondeva sempre, anteponendo <strong>la</strong> vita di Peppino al<strong>la</strong> propria,<br />

che prima di ammazzarlo avrebbero dovuto ammazzare lui.<br />

Felicia vive con estrema angoscia questi anni, ammirando, però, sempre di più Giuseppe<br />

e sopportando a stento le sfuriate del marito: «Avrei dovuto <strong>la</strong>sciarlo, prendere i miei<br />

figli e andare via. Ma chi mi aiutava a quei tempi. Ora, che <strong>la</strong> mentalità è cambiata,<br />

forse avrei avuto il coraggio di farlo 444 ».<br />

Una cosa, però, riesce ad ottener<strong>la</strong> dimostrando in tal modo di essere dal<strong>la</strong> parte di<br />

Peppino, aval<strong>la</strong>ndone <strong>la</strong> causa: a Luigi vieterà d’incontrare i suoi ‘amici’ in casa. Non<br />

sopporta affatto tali amicizie, soprattutto quel<strong>la</strong> con l’onorato boss Bada<strong>la</strong>menti, di cui<br />

ne parlerà in maniera sprezzante come di un vaccaro che “non sapeva neanche soffiarsi<br />

il naso 445 ”.<br />

Peppino, nel frattempo, usa qualsiasi mezzo per denunciare le prepotenze dei mafiosi,<br />

come giornali, interviste, vo<strong>la</strong>ntini, comizi.. Ma il suo ingegno osò ancora di più: Radio<br />

Aut. Attraverso di essa utilizza non solo <strong>la</strong> più temibile delle armi contro <strong>la</strong> vile omertà<br />

mafiosa, <strong>la</strong> paro<strong>la</strong>, ma uno strumento ancora più temibile, l’ironia e <strong>la</strong> satira che<br />

ridicolizza e de-sacralizza <strong>la</strong> viscida seriosità 446 dell’Onorata Società. Così Peppino in<br />

Radio Aut dava visibilità a un fenomeno che vuole rimanere invisibile, silenzioso<br />

440 Incande<strong>la</strong> F., Donne di mafia, donne contro <strong>la</strong> mafia, p. 28.<br />

441 Felicia Bartolotta Impastato cit. in Puglisi A., Donne,mafia e antimafia., p. 16.<br />

442 Ibidem, p. 17<br />

443 Longrigg C., L’altra metà del<strong>la</strong> mafia, p. 207.<br />

444 Felicia Bartolotta Impastato cit. in Puglisi A., op. cit., p. 9.<br />

445 Ibidem, p. 14.<br />

446 Siebert R., Le donne, <strong>la</strong> mafia, p. 304.<br />

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