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L’intervista diretta con <strong>la</strong> Iucu<strong>la</strong>no e <strong>la</strong> Vitale mi ha permesso di attingere ad<br />

informazioni cui altrimenti un articolo, o un libro, quindi una testimonianza indiretta e<br />

mediata dallo scrittore, non avrebbe potuto dare, informazioni fondamentali nel<strong>la</strong><br />

ricostruzione delle loro storie, su cui non mi soffermo in quanto già ampiamente e<br />

dettagliatamente descritte.<br />

Come ripetuto, sono due vicende, due caratteri, due personalità completamente diverse<br />

e se un confronto si vuole fare lo si può fare solo sottolineando le differenze.<br />

L’unico elemento in comune riscontrato è il ribadire come dall’interno non percepivano<br />

l’anormalità del<strong>la</strong> loro condotta, non capivano dove stessero sbagliando anche perché<br />

culturalmente era un loro “dovere” sostenere i propri uomini, come sorel<strong>la</strong> per <strong>la</strong> Vitale<br />

e come moglie per <strong>la</strong> Iucu<strong>la</strong>no.<br />

Non si vuole negare il forte condizionamento ambientale e familiare – il quale da un<br />

punto di vista criminologico rappresenta, in questo caso, un importante fattore di<br />

rischio 572 - ancor di più per <strong>la</strong> Vitale dato che nasce in una famiglia mafiosa, respirando<br />

fin da picco<strong>la</strong> certi “valori”, ma vi è verso tale aspetto un atteggiamento diverso delle<br />

due col<strong>la</strong>boratrici: <strong>la</strong> Iucu<strong>la</strong>no non si nasconde dietro i suoi 16 anni, dietro le violenze<br />

del marito, dietro <strong>la</strong> solitudine e l’allontanamento del<strong>la</strong> famiglia di origine, dietro il<br />

ruolo di “buona moglie” per giustificarsi ma ammette fin dall’inizio dell’intervista <strong>la</strong><br />

sua piena responsabilità penale che ha pagato - voglio ricordare - senza sconti di pena,<br />

mentre <strong>la</strong> Vitale sembra autoassolversi ribadendo continuamente di essersi annul<strong>la</strong>ta, di<br />

essere stata quasi p<strong>la</strong>giata dai fratelli guardati sempre come idoli, modelli da seguire,<br />

senza fare mai riferimento a una piena assunzione di responsabilità e senza far mai<br />

trasparire nessun senso di colpa per i reati gravissimi commessi, quali, ricordiamo,<br />

l’essere stata mandante di un omicidio.<br />

Un elemento che mi ha colpito è stata l’istintività e l’immediatezza con cui risponde <strong>la</strong><br />

Iucu<strong>la</strong>no <strong>la</strong> quale non omette nul<strong>la</strong> anzi scende in profondità e arricchisce il suo<br />

racconto dei partico<strong>la</strong>ri più intimi ammettendo senza indugio i propri sbagli, le illusioni,<br />

i tradimenti, le fragilità ma soprattutto colorando <strong>la</strong> sua spiegazione con emozioni e<br />

sentimenti, i quali permettono all’interlocutore di usare “l’empatia” per comprendere e<br />

capire il suo vissuto immedesimandosi con <strong>la</strong> sua storia.<br />

Molto più ragionato, quasi premeditato sembra, invece, il racconto del<strong>la</strong> Vitale i cui<br />

tempi di <strong>la</strong>tenza del<strong>la</strong> risposta sono stati molto più lunghi, mentre in quei pochi<br />

momenti in cui prevale l’istinto si <strong>la</strong>scia scappare qualche affermazione “mafiosa”,<br />

572 I fattori di rischio si riferiscono a eventi o condizioni associate ad un incremento del<strong>la</strong> probabilità delle<br />

manifestazioni antisociali, delinquenziali o criminali. Zara G., Le carriere criminali.<br />

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