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del<strong>la</strong> sovrastante abitazione di una famiglia, i cui 4 componenti, fra cui 2 bambine,<br />

decedevano all’istante.<br />

Non dimentichiamo l’omicidio del piccolo Stefano Pompeo che venne compiuto il 21<br />

Aprile 1999. Intorno alle ore 20.45, in contrada Lucia a Favara, ignoti killer spararono<br />

con un fucile calibro 12 contro l’autovettura Toyota, di proprietà di Carmelo Cusumano,<br />

ma guidata da Vincenzo Quaranta. Venne colpito al<strong>la</strong> testa il piccolo Stefano Pompeo di<br />

11 anni, casualmente a bordo dell’autovettura, morto durante il trasporto in ospedale,<br />

mentre Enzo Quaranta rimane miracolosamente illeso. La morte del piccolo sarebbe da<br />

attribuire al<strong>la</strong> specifica responsabilità di Giuseppe Vetro, catturato, dopo <strong>la</strong> lunga<br />

<strong>la</strong>titanza, il 28 Maggio 2000 in una villetta di Castrofilippo, il quale nell’ambito dei<br />

contrasti insorti all’interno del<strong>la</strong> famiglia mafiosa di Favara, ha autonomamente<br />

deliberato e organizzato, <strong>la</strong> soppressione di Carmelo Cusumano, capo di un<br />

contrapposto gruppo mafioso militare che aspirava a rientrare nel<strong>la</strong> famiglia mafiosa di<br />

Favara affiliata a Cosa Nostra. Il piccolo Stefano «aveva pagato così un conto che mai<br />

nessuno gli aveva presentato 137 ».<br />

Ma non c’è soltanto da par<strong>la</strong>re dei morti e dei feriti. C’è chi non è morto, ma forse è<br />

rimasto segnato per tutta <strong>la</strong> vita, come <strong>la</strong> figlia di 3 anni del capitano Emanuele Basile,<br />

che si trovava in braccio al padre, quando gli hanno sparato il 4 maggio del 1980, e non<br />

è stata uccisa per puro caso.<br />

E ci sono bambini che, a causa del<strong>la</strong> presenza mafiosa, subiscono condizioni di vita<br />

distorte e violente, costretti spacciare e a delinquere, come si vedrà in seguito.<br />

Per le donne, il trattamento non è differente nonostante ipocritamente tra le doti<br />

dell’uomo d’onore viene spesso citato il rispetto che nutre verso di loro.<br />

Le donne sono tra i bersagli del<strong>la</strong> cosiddetta “vendetta trasversale”, una modalità di<br />

rivalsa contro i de<strong>la</strong>tori che può colpire fino al<strong>la</strong> settima generazione dei familiari di<br />

colui che ha col<strong>la</strong>borato con le istituzioni statali, e non risparmia - come si è visto per il<br />

caso del piccolo Di Matteo - neanche i bambini. Tali vendette rispondono da una parte a<br />

una strategia deterrente volta a scoraggiare altre col<strong>la</strong>borazioni, e dall’altra, invece,<br />

consentono di recuperare il rispetto perduto.<br />

Per tale motivo farà una tragica fine Nunzia, figlia del boss di Paternò, Giuseppe<br />

Alleruzzo, grande alleato di Nitto Santapao<strong>la</strong>, divenuto col<strong>la</strong>boratore anche se ha più<br />

volte ritrattato. Nel 1995 dopo essere stata torturata, muore con un colpo d’arma da<br />

fuoco al<strong>la</strong> testa e il corpo verrà gettato in un pozzo, ritrovato solo dopo tre anni.<br />

137 Castaldo C., La Mafia, <strong>la</strong> “Stidda”, p. 117.<br />

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