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creduto fino ad allora. Come si legge dalle pagine del suo diario - attraverso il quale, tra<br />

l’altro, <strong>la</strong> giornalista Sandra Rizza ricostruirà <strong>la</strong> sua vicenda - Rita, comunque,<br />

continuerà a riservare per il padre e il fratello parole d’affetto mostrando come <strong>la</strong> ferita<br />

per <strong>la</strong> loro perdita non si sia affatto rimarginata. Ecco le sue parole «Sarei felice se<br />

potessi vivere con Nico<strong>la</strong> e mio padre. Spero che Vita Maria un giorno impari ad amare<br />

suo padre anche se non lo ricorderà tantissimo. Mi manca tanto il mio Nico<strong>la</strong> 426 ».<br />

Condividendo <strong>la</strong> stessa travagliata esperienza, il legame con <strong>la</strong> cognata Piera diventa<br />

ancora più forte aggrappandosi a lei, sia perché le è sempre stata amica sia perché in lei<br />

vede una figura forte e positiva.<br />

Tuttavia, Rita dovette affrontare maggiori difficoltà con l’Alto Commissariato, perché<br />

era un’Atria, appartenente a una famiglia mafiosa, quindi, guardata sempre con<br />

disprezzo. Solo Borsellino riusciva a rimediare alle mancanze del servizio. ‘Zio Paolo’,<br />

come lo chiamava affettuosamente Rita, con le sue straordinarie doti umane, diventò,<br />

così, il suo punto di riferimento.<br />

Per lo psicologo Gianluca Lo Coco, lei sostituisce <strong>la</strong> figura paterna con quel<strong>la</strong> del<br />

giudice Borsellino e passa dal<strong>la</strong> protezione del<strong>la</strong> famiglia mafiosa al<strong>la</strong> protezione del<strong>la</strong><br />

nuova famiglia, quel<strong>la</strong> delle Istituzioni. Per il giudice, d’altronde, avendo Rita l’età<br />

del<strong>la</strong> figlia minore, gli venne naturale usare toni e atteggiamenti che si hanno verso un<br />

figlio. S’informava di tutto, sul<strong>la</strong> sua salute, sul suo stato psicologico, sulle cose<br />

materiali… insomma un buon vero padre. Grazie a Paolo Borsellino, Piera e Rita hanno<br />

capito l’importanza del loro gesto per <strong>la</strong> ‘loro’ Sicilia.<br />

Durante il periodo di col<strong>la</strong>borazione, comunque, Rita sente il peso di una scelta troppo<br />

difficile e pesante per <strong>la</strong> sua fragilità di adolescente. Testimone di questo travaglio<br />

emotivo è il suo preziosissimo diario dove annotava tutte le sensazioni suscitate dalle<br />

difficili situazioni che giorno per giorno era costretta ad affrontare, fra cui soprattutto<br />

pensieri di paura e solitudine: paura di essere seguita e uccisa - avevano cercato, infatti,<br />

di uccider<strong>la</strong> in Sicilia a casa, prima del<strong>la</strong> partenza per Roma - timore che il suo<br />

sacrificio e <strong>la</strong> sua sofferenza non sarebbero valsi a nul<strong>la</strong> e solitudine per <strong>la</strong> mancanza di<br />

affetti, in partico<strong>la</strong>re quello del<strong>la</strong> madre. Questa osteggiò <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione fin<br />

dall’inizio, come si è visto in precedenza, preferendo<strong>la</strong> “morta” e inveendo contro <strong>la</strong> sua<br />

tomba dopo <strong>la</strong> tragica scomparsa. Una madre che, invece, Rita avrebbe voluto accanto a<br />

sé.<br />

426 Puglisi A., Donne, mafia e antimafia, p.97.<br />

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