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notevolmente - seppur <strong>la</strong> maggior parte di coloro che hanno abbandonato sono<br />

impegnate nel<strong>la</strong> lotta al<strong>la</strong> mafia in altri fronti - e l’attività non registra l’attenzione e<br />

l’interesse di prima. Non si è avuto un ri<strong>la</strong>ncio dell’Associazione in termini di iscritte e<br />

alcune col<strong>la</strong>borazioni non hanno avuto effetto continuativo, come il <strong>la</strong>voro con il Centro<br />

Sociale San Saverio, quello con l’Associazione “Zen insieme” e con il Centro di<br />

documentazione <strong>la</strong> cui col<strong>la</strong>borazione si è arenata dopo <strong>la</strong> pubblicazione del Dossier<br />

Con e contro.<br />

Anna Puglisi, che fa parte dell’Associazione donne siciliane contro <strong>la</strong> mafia, analizza le<br />

cause e gli effetti che hanno determinato tale crisi: il numero esiguo di partecipanti non<br />

ha permesso di assumere oneri che comportassero una presenza assidua e costante, per<br />

cui l’allentarsi del loro impegno ha comportato una mancanza di visibilità crescente che<br />

ha avuto come conseguenza l’allontanamento di socie e il mancato avvicinamento di<br />

forze nuove.<br />

Bisogna, però aggiungere, che un motivo di questa scarsa visibilità è stato <strong>la</strong> tendenza,<br />

in questi ultimi anni, al<strong>la</strong> spettaco<strong>la</strong>rizzazione che ha contaminato <strong>la</strong> lotta al<strong>la</strong> mafia, per<br />

cui ne è conseguito che l’Associazione, <strong>la</strong> quale non ha mai avuto come principale<br />

preoccupazione quel<strong>la</strong> di farsi pubblicità, ha smesso di essere il punto di riferimento per<br />

quanti preferirono, invece, invitare personaggi più “famosi” e “televisivi”.<br />

L’auspicio è che l’associazione non muoia e non venga disperso il patrimonio di lotta<br />

costruito, che continuino a sostenere le donne colpite dal<strong>la</strong> violenza mafiosa i cui cari<br />

sono stati uccisi ma anche quelle che <strong>la</strong>vorano nei quartieri degradati, perché <strong>la</strong> lotta<br />

al<strong>la</strong> mafia non può non passare attraverso un cambiamento delle condizioni sociali e<br />

può essere vincente soltanto se al momento giudiziario si affianca un impegno di<br />

crescita civile.<br />

Il Centro Siciliano di Documentazione Giuseppe Impastato<br />

Anna Puglisi insieme al marito Umberto Santino è stata anche <strong>la</strong> fondatrice del Centro<br />

Siciliano di Documentazione Giuseppe Impastato, il primo centro di studio e<br />

documentazione nato in Italia nel 1977, a cui si unirono, in seguito, altri, in gran parte<br />

provenienti dal<strong>la</strong> militanza politica nei gruppi di Nuova Sinistra.<br />

Nel 1980 si è formalmente costituito come Associazione ed è stato intito<strong>la</strong>to a Peppino<br />

Impastato, come continuazione del suo <strong>la</strong>voro e soprattutto per dimostrare che non era<br />

un terrorista né tanto meno un suicida ma una vittima di mafia il cui esempio di lotta<br />

resta ad oggi un esempio inimitato. Dal 1998 il Centro Studi si è trasformato in Onlus,<br />

Organizzazione non lucrativa di utilità sociale.<br />

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