Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
Chi riesce in misura maggiore ad appropriarsi di quel<strong>la</strong> porzione di potere che si crea<br />
nel ruolo di messaggera, sono le sorelle. Qualora famiglia di sangue e famiglia mafiosa<br />
corrispondono, <strong>la</strong> condizione di sorel<strong>la</strong> comporta l’acquisizione di una reputazione di<br />
fiducia che nel mondo criminale si traduce in vantaggio competitivo.<br />
È questo il caso di Giusy Vitale, di 38 anni, madre di 2 bambini, sorel<strong>la</strong> di Leonardo,<br />
Vito e Michele, i boss del mandamento di Partinico legati ai corleonesi, <strong>la</strong> prima donna<br />
a cui venga riconosciuto una reale rilevanza dagli stessi uomini d’onore, come il<br />
col<strong>la</strong>boratore di giustizia Enzo Brusca. Respira aria di mafia fin da bambina e già<br />
all’età di 6 anni frequenta il carcere, dove è detenuto il fratello, Leonardo, che<br />
rappresenta per lei un padre. Capisce subito il loro inserimento in Cosa Nostra di cui le<br />
par<strong>la</strong>no apertamente. A 19 anni fa da tramite tra Leonardo carcerato e Vito <strong>la</strong>titante<br />
iniziando ad acquisire una serie di segreti riguardanti l’organizzazione. Come anello di<br />
collegamento tra i fratelli, <strong>la</strong> donna aveva manifestato un certo grado di indipendenza,<br />
prendendo talvolta iniziative personali, come quando aveva ordinato l’omicidio di un<br />
uomo reo di aver informato i carabinieri sul luogo in cui si nascondeva Vito. Proprio<br />
l’arresto di Vito nel 1998 spinge i fratelli a designare il nuovo “reggente” del<br />
mandamento che indicano subito in Giusy, non perché mancassero uomini, ma per il<br />
suo bagaglio di conoscenze, il suo carattere forte, spietato, autorevole e deciso, nonché<br />
per mantenere <strong>la</strong> presenza del<strong>la</strong> famiglia Vitale. Giusy viene preferita al marito Angelo<br />
Caleca, ritenuto non adatto.<br />
Descritta come un vero e proprio boss in gonnel<strong>la</strong>, diventa centrale in molti processi<br />
decisionali, tra cui <strong>la</strong> commissione di molteplici delitti (esecuzione di omicidi,<br />
partecipazione nei traffici di droga, ricic<strong>la</strong>ggio di denaro sporco, ordini di<br />
taccheggiamenti a commercianti e imprenditori, detenzione e contrabbando di armi..).<br />
Diventa una boss feroce in grado di avere contatti con gli alti livelli del<strong>la</strong> Cupo<strong>la</strong>, come<br />
Bernardo Provenzano e Matteo Messina Denaro. Il passaggio da ambasciatrice a<br />
dirigente che ha caratterizzato <strong>la</strong> sua sca<strong>la</strong>ta al potere, viene descritto chiaramente dal<br />
magistrato nel<strong>la</strong> sentenza di condanna:<br />
«(…) l’attività e il contributo fornito dal<strong>la</strong> stessa alle attività criminali coordinate dai<br />
suoi fratelli si evolva da una iniziale attività costituita dall’invio e scambio di importanti<br />
messaggi (in re<strong>la</strong>zione ai quali <strong>la</strong> donna appare comunque ben consapevole sia del ruolo<br />
rivestito dai suoi familiari all’interno del contesto mafioso, ma anche per il significato<br />
che tali messaggi avevano per <strong>la</strong> detta organizzazione), a un momento successivo in cui,<br />
anche per l’arresto del fratello Vito (…) (<strong>la</strong> donna prendeva) anche iniziative personali<br />
101