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quindi non può essere senso di vendetta. Mentre le col<strong>la</strong>boratrici non solo senso di vendetta, è<br />

senso di opportunismo puro perché vanno a finire in carcere. Cioè una come <strong>la</strong> Vitale, del<strong>la</strong><br />

quale francamente non ho <strong>la</strong> benchè minima stima, fa questa scelta semplicemente per mera<br />

convenienza. Poi ci sono altre donne che magari lo fanno perché conservano ancora un istinto<br />

materno o conservano ancora un minimo di dignità. Ma una come <strong>la</strong> Vitale francamente è una<br />

che fa i suoi calcoli, capisce come le finirebbe se non col<strong>la</strong>borasse con <strong>la</strong> giustizia e quindi al<strong>la</strong><br />

fine è chiaro lo fa neanche per vendetta proprio ‘Mi conviene perché se no mi faccio un sacco di<br />

anni di carcere’.<br />

12) Come è nata l’Associazione Rita Atria?<br />

Risp.: L’associazione Rita Atria nasce da un percorso un po’ partico<strong>la</strong>re nel senso che<br />

praticamente nasce sostanzialmente da un’esperienza che io faccio all’Università di Pisa,<br />

quando ero a Pisa. Ci sono i movimenti studenteschi in quegli anni, c’è <strong>la</strong> Pantera per capirci, il<br />

contesto è questo, <strong>la</strong> Pantera. Io conosco due uomini straordinari Mario Ciancarel<strong>la</strong> e Sandro<br />

Marcucci. Queste persone hanno a che fare in qualche modo con <strong>la</strong> strage di Ustica. Mario<br />

Ciancarel<strong>la</strong> è <strong>la</strong> persona che ricevette <strong>la</strong> telefonata dal radarista Mario Dettori in cui diceva<br />

‘Siamo stati noi, siamo stati noi’. Sandro Marcucci era una persona che conosceva dei nomi di<br />

ufficiali che potevano dimostrare da dove era partito il mig limico. Delle persone nonostante<br />

fossero militari, chi radiato poi al<strong>la</strong> fine perché poi funziona anche così in Italia, se tu denunci<br />

vieni radiato, licenziato…, invece chi reinserito ma comunque come Sandro è andato a <strong>la</strong>vorare<br />

per avvistare gli incendi, mi hanno insegnato una grande dignità, mi hanno trasmesso tantissimo<br />

il diritto e <strong>la</strong> Costituzione, quelle cose contenute nel<strong>la</strong> Costituzione con <strong>la</strong> storia del movimento<br />

democratico dei militari, cioè respiro veramente un’aria molto partico<strong>la</strong>re. Poi ci sono le stragi e<br />

durante le stragi c’è stata una svolta perché io vengo a Palermo, mi nutro d’immagini, mi nutro<br />

di storie perché Sandro nel frattempo per noi viene ucciso, ufficialmente un incidente ma per<br />

noi viene ucciso. Stiamo cercando di dimostrarlo, abbiamo tutta una serie di cose che<br />

dimostrano secondo noi che è stato ucciso. Comunque vengo a Palermo, perché Sandro diceva<br />

vi dovete nutrire di storie non di parole, sono le storie che ti trasmettono <strong>la</strong> forza per andare<br />

avanti, sono le immagini, i volti del<strong>la</strong> gente, le difficoltà con le quali dovete confrontarvi e non<br />

solo con <strong>la</strong> filosofia spiccio<strong>la</strong>. Tu capisci cosa sono quartieri come lo Zen ecc se ci vai allo Zen,<br />

non se lo vedi in televisione e inizi a buttare giù una serie di preconcetti, una serie di pregiudizi<br />

e dire che lì sono tutti delinquenti, no ci sono anche persone per bene. Queste storie di fatto<br />

hanno maturato in me <strong>la</strong> voglia di essere utile. E poi c’era uno striscione, uno striscione che<br />

diceva “Non li avete uccisi. Le vostre idee cammineranno sulle nostre gambe”. E quello<br />

striscione, siccome io comunque avendo <strong>la</strong> formazione matematica, nel senso che ho studiato<br />

informatica, a Pisa, per me le parole hanno un senso, e quello significava proprio esattamente<br />

questo cioè che ognuno di noi deve rimboccarsi le maniche, deve fare qualche cosa e non può<br />

pensare che <strong>la</strong> lotta al<strong>la</strong> mafia <strong>la</strong> debbano fare so<strong>la</strong>mente “ i grandi eroi” perché in realtà Paolo<br />

Borsellino, Falcone erano persone normalissime che noi abbiamo fatto diventare eroi perché <strong>la</strong><br />

normalità in questa Italia diventa un atto eroico nel<strong>la</strong> misura in cui sono poche persone ad essere<br />

“normali”. E quindi niente, mi stavo <strong>la</strong>ureando a Pisa, ho proposto ad un’altra mia amica<br />

Santina Latel<strong>la</strong> di fondare un’associazione. Ci siamo fatte un altro giro a Palermo perché lei a<br />

questo punto aveva bisogno di consolidare le sue idee ed è nata l’associazione Rita Atria.<br />

Perché è dedicata a Rita Atria ad esempio e non a Sandro Marcucci, tutto sommato sono state le<br />

persone che ci hanno insegnato tanto. Perché Rita era una ragazza di diciassette anni, perché<br />

Rita è morta per colpa di tutti noi, per l’indifferenza del<strong>la</strong> società civile, di quel<strong>la</strong> che viene<br />

chiamata società civile. Rita è morta per l’assenza delle istituzioni, Rita non è vittima di mafia<br />

in senso stretto, Rita è anche vittima di mafia però Rita è più vittima di un’indifferenza delle<br />

istituzioni che dopo <strong>la</strong> morte di Paolo Borsellino non hanno saputo raccogliere quel testimone<br />

importante di Paolo Borsellino e fare sentire Rita <strong>la</strong> stessa sicurezza. E soprattutto perché Rita<br />

faceva parte di una famiglia di mafia e questo qualcuno ce l’ha contestato perché non era bello<br />

dedicare un’associazione antimafia a una che viene fuori da una famiglia di mafia e invece per<br />

noi era più bello perché significava che se tu nasci in una famiglia di mafia non sei condannato<br />

ad essere mafioso, puoi anche dire no e questo lo dimostrano Peppino Impastato, lo dimostrano<br />

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