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modo diverso e personale ogni singolo col<strong>la</strong>boratore di giustizia per cui non si può<br />

applicare un’univoca chiave di lettura al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione tra donne e pentitismo.<br />

Aldilà delle diversità attinenti al vissuto e alle motivazioni, sicuramente tutte le<br />

col<strong>la</strong>borazioni, oltre a essere <strong>la</strong> spia di una crisi dell’universo mafioso, hanno una base<br />

comune: l’aver scelto <strong>la</strong> vita a quel mondo di morte non solo fisica ma intima e<br />

psicologica che condiziona a tal punto da far neutralizzare e, come nei casi del<strong>la</strong><br />

Iucu<strong>la</strong>no e del<strong>la</strong> Vitale, adeguare sé stessi al<strong>la</strong> parte del<strong>la</strong> buona moglie del boss o del<strong>la</strong><br />

sorel<strong>la</strong> fedele, sempre e comunque oggetti di una precisa strategia rivolta al<br />

mantenimento e ampliamento del potere.<br />

Il pentimento, invece, riprendendo le parole delle col<strong>la</strong>boratrici, è una rinascita in un<br />

mondo nuovo, pulito, ma soprattutto è un ripartire da sé diventando i veri protagonisti<br />

attivi, soggetti, non più oggetti, del<strong>la</strong> propria vita.<br />

Come invito a col<strong>la</strong>borare vi è <strong>la</strong> promessa del<strong>la</strong> soggettività 380 , intesa quale garanzia di<br />

poter dire di no, quale accesso al<strong>la</strong> democrazia, psichica ed esistenziale, prima ancora<br />

che istituzionale e dei diritti, quale apertura a modi di pensare e di concedersi a<br />

sentimenti che il ‘terrore mafioso’ troncava sul nascere.<br />

«Sull’annul<strong>la</strong>mento del<strong>la</strong> soggettività sotto il peso del<strong>la</strong> minaccia violenta e del silenzio<br />

omertoso vince <strong>la</strong> voglia di vivere, <strong>la</strong> voglia di curare e costruire <strong>la</strong> propria<br />

individualità, <strong>la</strong> voglia, nonostante tutto, di darsi un futuro 381 » ma soprattutto di dare un<br />

futuro ai propri figli e alle proprie figlie.<br />

La prospettiva di poter dare loro un futuro migliore, lontano da Cosa Nostra, riveste<br />

sicuramente un ruolo centrale nel<strong>la</strong> spinta a col<strong>la</strong>borare, come abbiamo visto nelle storie<br />

presentate, perchè dà <strong>la</strong> possibilità di preservarli da un destino servile e infelice ma<br />

anche di iniziare con loro un rapporto diverso, rendendoli complici e coprotagonisti di<br />

questa scelta di libertà.<br />

In tal modo le col<strong>la</strong>boratrici hanno preferito <strong>la</strong> “vera” famiglia, quel<strong>la</strong> di sangue, quel<strong>la</strong><br />

degli affetti, dell’amore vero, un amore vitale, dimostrando di aver dato ascolto ai<br />

propri sentimenti e alle proprie emozioni tanto pericolose per <strong>la</strong> mafia.<br />

La loro testimonianza conferma, infatti, alcune delle paure che sono al<strong>la</strong> base del divieto<br />

di associazione formale del<strong>la</strong> donna a Cosa Nostra: l’amore materno fa prevalere valori<br />

e istanze diverse e contraddittorie rispetto alle intransigenti regole dell’organizzazione,<br />

che finiscono per distrugger<strong>la</strong>.<br />

380 Siebert R., Le donne, <strong>la</strong> mafia.<br />

381 Siebert R., Vita e pensiero, n. 2, p. 49.<br />

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