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pudore diventando “intelligenti”, come direbbe <strong>la</strong> Siebert 482 , perché diventano progetto,<br />

testimonianza attiva e lotta.<br />

La Siebert par<strong>la</strong> in tal senso di familismo morale 483 contrapposto a quello amorale che<br />

pervade <strong>la</strong> mafia e di cui si è già par<strong>la</strong>to. Morale perchè «(...) <strong>la</strong> persona colpita negli<br />

affetti, in nome di un legame familiare di amore offeso - ma sempre in quanto individuo<br />

- si fa carico di una richiesta di giustizia, rivendica il diritto al<strong>la</strong> vita del<strong>la</strong> sua famiglia,<br />

non astrattamente in quanto tale ma come tempo e spazio del<strong>la</strong> sua intimità, dei suoi<br />

legami di amore 484 ». Quel<strong>la</strong> stessa famiglia, che da sempre <strong>la</strong> mafia ha sbandierato in<br />

modo strumentale come valore, adesso le si ritorce contro in nome di un amore<br />

familiare ucciso letteralmente a morte.<br />

L’esperienza di questo familismo morale, attraverso <strong>la</strong> testimonianza, cambia in primo<br />

luogo le stesse donne che testimoniano: da vittime ad accusatrici, da pubblico passivo a<br />

protagonista, da vedove, orfane, madri a cui hanno ucciso mariti, padri, figli, ‘donne<br />

d’altri’, cominciano a diventare ‘donne per sé’ che con un ruolo autonomo, in prima fi<strong>la</strong><br />

si fanno soggetto di una rivendicazione etica e politica.<br />

È questa <strong>la</strong> vera emancipazione del<strong>la</strong> donna all’interno del<strong>la</strong> mafia, diventare soggetto<br />

autonomo, espressione di ‘veri’ valori di vita, tito<strong>la</strong>re di diritti come quello di avere<br />

giustizia.<br />

Le testimoni occupano uno spazio tutto partico<strong>la</strong>re in quanto, come rileva <strong>la</strong> Siebert,<br />

«diventare protagoniste in un contesto segnato dal<strong>la</strong> dipendenza, richiede uno sforzo<br />

partico<strong>la</strong>re, uno sforzo in più 485 », e poi loro non hanno fatto giuramento a Cosa Nostra,<br />

non hanno ucciso nessuno, non sono inquisite per fatti criminosi, non hanno conti aperti<br />

con <strong>la</strong> giustizia e sconti di pena da conquistarsi.<br />

Ma forse proprio perché estranee alle logiche organizzative e invece piuttosto vinco<strong>la</strong>te<br />

da sentimenti e affetti, - da cui l’inaffidabilità femminile tanto temuta da Cosa Nostra -<br />

le donne tendono ad andare fino in fondo nelle loro richieste di giustizia.<br />

Per primi, infatti, Falcone e Borsellino hanno capito l’importanza di tale diversità, di<br />

questa loro ‘inaffidabilità’ per <strong>la</strong> quale erano oggetto di disprezzo e diffidenza da parte<br />

dei mafiosi, ma che, dall’altra parte le rendeva alleate preziose nel<strong>la</strong> lotta antimafia.<br />

Ecco le parole di Falcone: «(...) le donne, dicevo, hanno assunto un ruolo determinante:<br />

decise e sicure di sé, sono diventate il simbolo di quanto c’è di vitale, gioioso e<br />

482 Siebert R., Le donne, <strong>la</strong> mafia.<br />

483 Ibidem.<br />

484 Ibidem, p.283.<br />

485 Ibidem, p. 140.<br />

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