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Inevitabile è stata, <strong>la</strong> sottovalutazione delle condotte illecite femminili mafiose con<br />

conseguenti importanti implicazioni politiche e giuridiche, tradottisi in un certo<br />

“paternalismo” e “cavalleria” nel sistema penale che ha portato all’applicazione di<br />

procedimenti differenziali più benevoli nei confronti delle donne, fino all’impunità.<br />

Un enorme regalo fatto a Cosa Nostra che per quasi un ventennio è riuscita ad occultare<br />

<strong>la</strong> reale posizione femminile che <strong>la</strong> vede attiva e presente a vari livelli delle attività<br />

criminali, rendendo<strong>la</strong> necessaria per <strong>la</strong> sopravvivenza stessa del sistema mafioso.<br />

Corriere, messaggere, manager, boss: <strong>la</strong> loro partecipazione alle attività illecite è in<br />

costante crescita, nonostante essa non sia una figura nè omologabile nè generalizzabile<br />

dato che diverse sono le funzioni, i ruoli e le responsabilità. Si rifletterà, inoltre, sui<br />

fattori al<strong>la</strong> base di questa progressiva ‘evoluzione’, fra cui il processo generale di<br />

emancipazione femminile, analizzando però <strong>la</strong> vera natura del loro maggiore potere.<br />

Il quarto capitolo si sofferma sull’importanza che <strong>la</strong> donna ha rispetto al<strong>la</strong> scelta<br />

col<strong>la</strong>borativa del proprio uomo, dimostrando come di fatto su tale decisione pesi<br />

grandemente il suo appoggio o <strong>la</strong> sua opposizione. In quest’ultimo caso <strong>la</strong> vediamo,<br />

inoltre, artefice e protagonista dei nuovi processi comunicativi nati a tute<strong>la</strong> dell’Onorata<br />

Società, contro un fenomeno che ha scalfito grandemente <strong>la</strong> forza e l’unità di essa,<br />

quello appunto del cosiddetto pentitismo.<br />

Verranno affrontati alcuni percorsi di col<strong>la</strong>borazione al femminile soffermandomi in<br />

partico<strong>la</strong>re su due figure emblematiche, seppur completamente diverse, Giusy Vitale e<br />

Carme<strong>la</strong> Rosalia Iucu<strong>la</strong>no: due donne di mafia che hanno dimostrato come sia possibile<br />

affrancarsi da quel mondo chiuso, infido, quale è Cosa Nostra attraverso un atto di<br />

libertà, <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione.<br />

Nel quinto capitolo, invece, sono le testimoni di giustizia le protagoniste di un percorso<br />

che, partendo da diverse motivazioni, si è opposto al<strong>la</strong> tirannia mafiosa. La scelta di<br />

testimoniare è tortuosa, mossa spesso dal lutto, dal dolore, dal<strong>la</strong> sofferenza, dal<strong>la</strong> rabbia,<br />

dal desiderio di rivalsa, emozioni che però si rivolgono positivamente traducendosi in<br />

mezzi di ricerca di giustizia e di ribellione al<strong>la</strong> signoria mafiosa.<br />

Donne che disattendendo <strong>la</strong> più fondamentale rego<strong>la</strong> e valore dell’Onorata Società,<br />

l’omertà, nel<strong>la</strong> loro testimonianza hanno trovato <strong>la</strong> vera emancipazione scegliendo <strong>la</strong><br />

legalità, l’onesta, l’individualità… <strong>la</strong> vita.<br />

Conclude il capitolo <strong>la</strong> presentazione di alcune fra le più importanti associazioni<br />

antimafia di cui verranno esposti scopi, attività, compiti e obiettivi.<br />

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