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fratello, un uomo d’onore che era caduto in “disgrazia”, apparentemente perchè aveva<br />

tradito <strong>la</strong> moglie con una serie di amanti, nonchè <strong>la</strong> sorel<strong>la</strong>, il cui comportamento<br />

promiscuo era inaccettabile.<br />

Non potendosi rifiutare cercò una via d’uscita facendo in modo di farsi arrestare durante<br />

<strong>la</strong> retata del<strong>la</strong> polizia in una delle sue bische c<strong>la</strong>ndestine, verso l’inizio del 1990. Subito<br />

dopo si offrì immediatamente di col<strong>la</strong>borare.<br />

Ancora un altro pentito metterà al<strong>la</strong> luce questa orrenda realtà: Calogero Ganci - figlio<br />

del boss Raffaele, componente del<strong>la</strong> Cupo<strong>la</strong> legato ai corleonesi, che, secondo le sue<br />

dichiarazioni, fu mandante del<strong>la</strong> strage di via D’Amelio - confessò <strong>la</strong> commissione di<br />

circa 100 delitti tra cui l’omicidio del prefetto Dal<strong>la</strong> Chiesa, <strong>la</strong> moglie e l’agente di<br />

scorta, partecipando, inoltre, al massacro del giudice Rocco Chinnici e del<strong>la</strong> scorta. Ma<br />

non finisce qui: ammette anche di non aver esitato ad uccidere il suocero, Vincenzo<br />

Anselmo, scomparso nel 1984, omicidio ordinatogli, quand’era appena ventenne, come<br />

prova di fedeltà all’organizzazione.<br />

Tutte queste vicende mettono in evidenza come dentro l’universo mafioso vige <strong>la</strong> “pena<br />

di morte” per chi tradisce <strong>la</strong> fedeltà e l’onore. Non c’è possibilità di appello, chi sgarra<br />

paga con <strong>la</strong> vita.<br />

Gli uomini d’onore sono assolutamente consapevoli dell’uso cinico di questi valori<br />

familiari, d’altronde, come sottolinea <strong>la</strong> Siebert 124 , l’uomo d’onore sa che il suo ruolo<br />

“pubblico” presuppone il dominio sul<strong>la</strong> sfera “privata”, dominio che si esprime nel<br />

controllo totale, fino a disporre sul<strong>la</strong> vita e <strong>la</strong> morte, dei propri familiari, sui quali si<br />

afferma una perversa “idea viscerale di possesso” che annul<strong>la</strong> <strong>la</strong> persona concreta<br />

reificando<strong>la</strong>. Questo è il presupposto per esercitare il potere all’interno<br />

dell’organizzazione e per essere riconosciuto ed apprezzato come un vero uomo<br />

d’onore.<br />

Il sintomo più significativo di questo processo di reificazione è data dall’assoluta<br />

mancanza del senso di colpa da parte dei killer e da un totale distacco emotivo dal<strong>la</strong><br />

vittima.<br />

Se l’organizzazione decide l’assassinio di un parente di un uomo d’onore, egli, infatti,<br />

deve saper accettare quest’evento senza manifestare il benchè minimo risentimento. Il<br />

“<strong>la</strong>voro” viene eseguito sempre con <strong>la</strong> massima cura e con <strong>la</strong> consapevolezza di essere<br />

nel “giusto” perchè si adempie a ordini superiori, «quasi un’etica del dovere paradossale<br />

124 Siebert R., Le donne, <strong>la</strong> mafia.<br />

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