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donna Margherita Clesceri, madre di 7 figli, e venne ferita anche <strong>la</strong> figlia Eleonora,<br />

incinta.<br />

Quasi due anni dopo, il 4 gennaio 1949, <strong>la</strong> banda Giuliano uccise il piccolo Francesco,<br />

di soli 3 anni, assieme al nonno, il confidente Carlo Gulino.<br />

Partico<strong>la</strong>rmente efferato l’omicidio di 4 ragazzi, rei di avere scippato, senza saperlo, <strong>la</strong><br />

madre di Nitto Santapao<strong>la</strong>. Nel 1976 Giovanni La Greca e Riccardo Cristaldi, di 15<br />

anni, Lorenzo Pace, di 14 anni, e Benedetto Zuccaro, di 13 anni, furono prelevati,<br />

rinchiusi in un caso<strong>la</strong>re, strango<strong>la</strong>ti personalmente da Santapao<strong>la</strong> e buttati in un pozzo.<br />

Ricordiamo ancora alcuni bambini uccisi in questi ultimi anni: i gemelli Giuseppe e<br />

Salvatore Asta, di 6 anni assieme al<strong>la</strong> madre Barbara morirono a causa di una bomba<br />

che per errore colpì <strong>la</strong> loro auto nell’attentato di Pizzolungo destinato al giudice Carlo<br />

Palermo, il 2 Aprile 1985; Salvatore Cutroneo e Rosario Montalto, uccisi a Niscemi il<br />

27 agosto 1987, perché mentre giocavano per strada si sono trovati in mezzo ad una<br />

sparatoria tra due gruppi di mafiosi; Andrea Savoca, di 4 anni, ucciso a Palermo il 26<br />

luglio 1991 assieme al padre, parente dei mafiosi Savoca; il piccolo Saverio, di 13 anni,<br />

rimasto gravemente ferito in un agguato teso allo zio mafioso Giovan Battista<br />

Cirrincione, accaduto il 30 gennaio 1992, a Belmonte Mezzagno, in provincia di<br />

Palermo.<br />

C<strong>la</strong>udio Domino<br />

C<strong>la</strong>udio Domino, di 11 anni, fu ucciso il 7 ottobre 1986, durante il maxi-processo - un<br />

tentativo, si disse, dell’organizzazione di sbarazzarsi del<strong>la</strong> concessione fatta al padre su<br />

un appalto per pulire l’au<strong>la</strong> bunker favorendo, così una ditta mafiosa. Presagendo un<br />

crollo sul versante delle pubbliche re<strong>la</strong>zioni, <strong>la</strong> cupo<strong>la</strong> di Cosa Nostra reagì<br />

immediatamente. Il giorno dopo l’omicidio uno degli accusati, il mafioso Giovanni<br />

Bontade, chiese il permesso di ri<strong>la</strong>sciare una dichiarazione in au<strong>la</strong>: «Signor Presidente,<br />

noi con questo barbaro omicidio non c’entriamo. Questo crimine ci offende, ma ancor<br />

più offensivo è il tentativo del<strong>la</strong> stampa di attribuirne <strong>la</strong> responsabilità agli uomini<br />

presenti in quest’au<strong>la</strong>. Anche noi abbiamo dei figli 136 ». Agendo probabilmente su<br />

istruzione del<strong>la</strong> Cupo<strong>la</strong>, Bontade tentava di avvalorare <strong>la</strong> rego<strong>la</strong> che <strong>la</strong> mafia non fa mai<br />

del male a donne e bambini.<br />

Ancora: durante <strong>la</strong> strage di Firenze, voluta dall’a<strong>la</strong> stragista di Riina, il 27 maggio del<br />

1993, l’esplosione cagionò il crollo oltre che di un’a<strong>la</strong> del<strong>la</strong> Torre delle Pulci anche<br />

136 Longrigg C., L’altra metà del<strong>la</strong> mafia, p. 129.<br />

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