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sequestro Sindona; Epifania Letizia Lo Presti e Francesca Battaglia, rispettivamente<br />

sorel<strong>la</strong> e moglie di Francesco Lo Presti, mafioso di Bagheria; Anna Vitale, cognata di<br />

Ger<strong>la</strong>ndo Alberti, proprietaria di una vil<strong>la</strong> a Trabia trasformata in una raffineria di<br />

eroina e <strong>la</strong>titante da quando il <strong>la</strong>boratorio era stato scoperto.<br />

In tal modo i magistrati, considerano queste donne eterne minorenni 178 , quasi degli<br />

animali domestici 179 , che consumano <strong>la</strong> loro esistenza all’ombra degli uomini, unici<br />

soggetti capaci di autodeterminazione.<br />

A invalidare tali opinioni è stato l’omicidio di Francesca Citarda, uccisa insieme al<br />

marito il 28/09/1988 in un modo - considerato dagli ambienti stessi di Cosa Nostra -<br />

anomalo, con una vera e propria esecuzione mafiosa, che suggerisce, evidentemente,<br />

come il suo non fosse un ruolo secondario ma di co-protagonista.<br />

Contro il carattere sessista del<strong>la</strong> sentenza si espressero le rappresentanti catanesi<br />

dell’Unione donne italiane, con una lettera di protesta rivolta al Consiglio Superiore<br />

del<strong>la</strong> Magistratura e al presidente del<strong>la</strong> Commissione di vigi<strong>la</strong>nza sull’applicazione<br />

del<strong>la</strong> legge Rognoni-La Torre.<br />

Nel<strong>la</strong> lettera di protesta - contro “l’incostituzionale differenza introdotta nel<strong>la</strong> sentenza<br />

tra cittadini maschi e cittadine femmine” e tra “<strong>la</strong> capacità e consapevolezza delle donne<br />

del Sud e quel<strong>la</strong> delle donne del Nord” nonché “al<strong>la</strong> incongruità del<strong>la</strong> sentenza<br />

palermitana con <strong>la</strong> legis<strong>la</strong>zione vigente in tema di mafia 180 ”- chiedono ai giudici, in<br />

tono provocatorio, se ritengono queste donne “troppo stupide anche per essere<br />

riconosciute come complici di criminali”, e continuano chiedendo:<br />

«-non si può ritenere che <strong>la</strong> più diffusa abitudine ad intestare beni mafiosi alle donne di<br />

famiglia, riceverà ulteriore impulso da questa sentenza? -non è questo un ulteriore<br />

pericoloso attacco al principio fondamentale del<strong>la</strong> legge La Torre, e un modo per<br />

vanificare l’applicazione a quei casi in cui solo attraverso gli accertamenti e le misure<br />

sui beni patrimoniali, si può arrivare a colpire i mafiosi? -non si ritiene inoltre che anche<br />

<strong>la</strong> partecipazione “non stabile” ad attività mafiose, si possa configurare come reato 181 ?<br />

(...)».<br />

Tali riflessioni colgono benissimo le pericolose conseguenze di queste sentenze, le<br />

quali, infatti, più che un monito agli uomini di rispettare maggiormente <strong>la</strong> persona<br />

178 Puglisi A., Donne, mafia e antimafia, p. 79.<br />

179 Longrigg C., L’altra metà del<strong>la</strong> mafia.<br />

180 Ibidem, p. 68.<br />

181 Siebert R., Le donne, <strong>la</strong> mafia, p. 189.<br />

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