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per sbaglio il 16 maggio del 1946 a Favara nell’agguato a Gaetano Guarino; Francesca<br />

Citarda, moglie di Giovanni Bontade, fu assassinata col marito il 28 agosto 1998, forse<br />

perchè sapeva o ha visto troppo perciò ritenuta una minaccia per l’organizzazione; Pina<br />

Lucchese e Luisa Gritti, Rosalia Pipitone, di cui si è già par<strong>la</strong>to, vengono punite “ a<br />

morte” per aver tenuto un comportamento giudicato disonorevole.<br />

Alessandra Dino 141 osserva come Cosa Nostra, uccidendo donne e bambini ma non solo,<br />

priva «i singoli soggetti del<strong>la</strong> loro “identità” senza tenere in alcun conto il valore del<strong>la</strong><br />

loro vita, trasformando ogni individuo, come nel caso delle vendette trasversali, in un<br />

semplice simbolo, utilizzato strumentalmente per “comunicare” qualcosa a qualcun<br />

altro».<br />

Graziel<strong>la</strong> Campagna<br />

Merita una trattazione a parte <strong>la</strong> storia di Graziel<strong>la</strong> Campagna, uccisa al<strong>la</strong> tenera età di<br />

17 anni. Faceva <strong>la</strong> stiratrice nel<strong>la</strong> <strong>la</strong>vanderia “La Regina” di Vil<strong>la</strong>franca Tirrena,<br />

frequentata abitualmente dall’“ingegnere” Eugenio Cannata e dal suo amico Giovanni<br />

Lombardo, due persone in apparenza cordiali e dai modi amichevoli e confidenziali.<br />

Un giorno l’ingegnere Cannata <strong>la</strong>scia in <strong>la</strong>vanderia degli indumenti sporchi tra cui una<br />

camicia nel cui taschino Graziel<strong>la</strong>, mentre porta a termine le normali procedure di<br />

controllo del<strong>la</strong> biancheria, trova un portadocumenti in p<strong>la</strong>stica con dentro una foto del<br />

Papa e un’agendina contenenti dati personali dell’ingegnere. Così chiama <strong>la</strong> collega<br />

Agata Cannistrà, cognata del<strong>la</strong> tito<strong>la</strong>re, <strong>la</strong> quale le strappa immediatamente dalle mani il<br />

portadocumenti, immaginando probabilmente il contenuto ‘scottante’.<br />

Eugenio Cannata e l’amico Giovanni Lombardo erano in realtà Ger<strong>la</strong>ndo Alberti jr e<br />

Giovanni Sutera, due pericolosi <strong>la</strong>titanti palermitani che da mesi frequentavano <strong>la</strong> zona<br />

del messinese godendo di amicizie e protezioni. Purtroppo Graziel<strong>la</strong> tutto questo non lo<br />

poteva sapere come non poteva sapere che dentro quell’agendina vi erano delle<br />

informazioni “pericolosamente” riservate: nomi e storie di complici e protettori.<br />

Il Sutera quando andò in <strong>la</strong>vanderia a recuperare l’agenda trovò solo il portadocumenti e<br />

<strong>la</strong> foto del Papa e questo, purtroppo, decretò <strong>la</strong> condanna a morte di Graziel<strong>la</strong> uccisa a<br />

Forte Campone <strong>la</strong> notte del 12 dicembre del 1985 con cinque colpi di fucile a canna<br />

mozza che <strong>la</strong> sfigurarono.<br />

Graziel<strong>la</strong> è stata riconosciuta vittima di mafia solo nel 2004, quasi 20 anni dopo, mentre<br />

l’11 dicembre dello stesso anno si concluse il processo - dopo che venne chiesta per<br />

anni <strong>la</strong> riapertura da parte dei familiari e da alcune associazioni antimafia come Libera e<br />

141 Dino A. in Segno n. 172, febb. 1996, p. 54.<br />

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