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decisione comporta. Come Antonel<strong>la</strong> Cangemi che ha fatto arrestare il fratello<br />

colpevole di omicidio; Pasqua Burgio che ha accusato di assassinio il marito mafioso di<br />

Ravanusa; Concetta Zaccardo anche lei moglie di un mafioso; Rosalba Triolo, donna di<br />

uno dei killer che uccisero Nico<strong>la</strong> Atria, che dichiarerà: «In tal modo sento di liberare <strong>la</strong><br />

mia coscienza dal peso di tutti questi crimini di cui ero venuta a conoscenza per il mio<br />

rapporto con lui 479 ».<br />

Infine ci sono altri modi per opporsi al<strong>la</strong> mafia oltre a costituirsi parte civile.<br />

Ricordiamo, a tal proposito, Maria Mignosi, Maria Sa<strong>la</strong>dino e Filippa Inzerrillo.<br />

Al<strong>la</strong> Mignosi, quando aveva 28 anni e madre di 5 figli, hanno ucciso il marito per<br />

‘lupara bianca’. La donna sceglie di sfidare Cosa Nostra con una lettera inviata al<br />

quotidiano l’Ora dichiarando pubblicamente il suo disprezzo.<br />

Mentre Maria Sa<strong>la</strong>dino, figlia di un uomo d’onore di Camporeale, nel<strong>la</strong> valle del Belice,<br />

quando il padre venne ucciso, volta le spalle al proprio ambiente e si dedica a opere<br />

sociali, donando tutti gli averi del padre ai salesiani di Don Bosco, prima che altri<br />

potessero mettervi mano, facendo del<strong>la</strong> propria casa un ricovero per bambini allo scopo<br />

di “far crescere più buoni” i figli dei mafiosi, dare loro un tetto, un asilo sicuro, una<br />

buona educazione, un <strong>la</strong>voro ma soprattutto “toglierli fuori dal<strong>la</strong> ‘spira’ del<strong>la</strong> mafia 480 ”.<br />

Per questo si guadagnerà il nomignolo di “<strong>la</strong> mafiosa del bene”.<br />

Ed infine, Filippa Inzerrillo, a cui <strong>la</strong> ferocia di Cosa Nostra aveva portato via prima il<br />

marito Salvatore Inzerrillo, capo di una delle più importanti famiglie<br />

dell’organizzazione, ucciso nel maggio del 1981, poi il figlio Giuseppe appena<br />

sedicenne perché voleva vendicare il padre. Lei rivolgendosi alle donne di mafia griderà<br />

loro un appello quasi liberatorio: «Donne di mafia ribel<strong>la</strong>tevi. Rompete le catene,<br />

tornate al<strong>la</strong> vita. Sangue chiama sangue, vendetta chiama vendetta. Basta con questa<br />

spirale senza fine.(…) Lasciate che i vostri figli crescano secondo principi sani, capaci<br />

di esaltare quanto di bello c’è nel mondo 481 ».<br />

5.1.3 Commenti conclusivi<br />

Riflettendo sul fenomeno del<strong>la</strong> testimonianza al femminile, sono state riportate solo le<br />

storie di donne appartenenti a famiglie di mafia o ad ambienti attigui ad essa, non<br />

perché non si voglia riconoscere il coraggio e l’impegno di persone come Francesca<br />

479 Ibidem, p. 87.<br />

480 Siebert R., Le donne, <strong>la</strong> mafia, p. 301.<br />

481 Ruffin G., Madri di Cosa Nostra, le vestali del disvalore, p. 66.<br />

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