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delle condizioni carcerarie con il 41 bis e <strong>la</strong> legis<strong>la</strong>zione che ha incoraggiato il<br />
proliferarsi delle col<strong>la</strong>borazioni - e un graduale maggiore inserimento del<strong>la</strong> donna nelle<br />
attività criminali mafiose. Ciò perché, dopo una reazione di contrasto più decisiva e<br />
forte da parte dello Stato, Cosa Nostra subisce sicuramente un indebolimento dovuto al<br />
fatto che tra detenuti, <strong>la</strong>titanti e col<strong>la</strong>boratori, si fosse creata una ‘vacanza di<br />
manodopera 528 ’ non essendo in grado l’organizzazione stessa di sostituire velocemente<br />
gli uomini d’onore. Per evitare, dunque, di ricorrere a soggetti di cui non si conosca il<br />
“pedigree mafioso 529 ”, ci si affida alle donne, sicuramente più affidabili perché cresciute<br />
in quell’ambiente e già a conoscenza degli affari dei propri uomini, le quali oltre a<br />
gestire le ‘normali’ attività di sempre - copertura e assistenza ai <strong>la</strong>titanti, trasmissione di<br />
pizzini…- si occupano di tutti gli altri campi illeciti dell’organizzazione, mantenendo,<br />
altresì, intatto in questo modo <strong>la</strong> posizione dei loro uomini momentaneamente ‘assenti’.<br />
Giusy Vitale stessa ammette di essere riuscita ad acquisire <strong>la</strong> carica di capomandamento<br />
solo in seguito all’arresto di tutti e due i fratelli, rappresentando proprio <strong>la</strong> famiglia<br />
Vitale, nonostante, comunque, <strong>la</strong> stessa già da prima ricoprisse un ruolo assolutamente<br />
rilevante. Anche <strong>la</strong> Iucu<strong>la</strong>no ha assunto il compito di “messaggera” durante <strong>la</strong><br />
detenzione del marito mentre prima si limitava a fare da prestanome e a nascondere<br />
bigliettini o altre prove durante le perquisizioni del<strong>la</strong> polizia in casa, dato che lei non<br />
veniva control<strong>la</strong>ta.<br />
In definitiva, dunque, nei momenti di emergenza, di fibril<strong>la</strong>zione <strong>la</strong> donna viene<br />
utilizzata maggiormente da un punto di vista criminale, rispetto ai momenti di<br />
‘tranquillità’, ciò riflettendo, secondo <strong>la</strong> Ingrascì, gli stessi meccanismi del mercato del<br />
<strong>la</strong>voro legale in cui allo stesso modo <strong>la</strong> donna viene usata quando c’è bisogno, per poi<br />
essere espulsa.<br />
Nel caso di donne che raggiungono una certa posizione si par<strong>la</strong>, tuttavia, di potere<br />
“delegato e temporaneo” perché conservato fino al ritorno dell’uomo. Ma ciò<br />
presuppone, comunque, l’acquisizione, pregressa a tale assenza, di capacità e<br />
competenze ‘mafiose’, come conferma <strong>la</strong> Principato, in quanto sicuramente non<br />
possono improvvisarsi capaci di compiere determinate attività. Come sempre l’esempio<br />
principale è rappresentato dal<strong>la</strong> Vitale <strong>la</strong> quale, come ricorda il magistrato stesso, non<br />
mostrava nessun timore e nessuna remora a par<strong>la</strong>re con persone del calibro di<br />
Provenzano, e, inoltre, molte altre mostrano una certa forza e determinazione anche solo<br />
528 Intervista Ombretta Ingrascì in appendice.<br />
529 Intervista Teresa Principato in appendice.<br />
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